UN RE A NEW YORK

TITOLO ORIGINALE A King in New York
ANNO 1957
PAESE Gran Bretagna
REGIA Charles Chaplin
GENERE Satirico
ATTORI PRINCIPALI Charles Chaplin, Oliver Johnston, Dawn Addams, Michael Chaplin, Maxine Audley
DURATA - FOTOGRAFIA 106' - bianco e nero
PRODUTTORE DVD Elleu Multimedia
Un re a New York (A King In New York) - Chaplin

 

 

Un re a New York (A King In New York) - Chaplin
Un re a New York (A King In New York) - Chaplin
Un re a New York (A King In New York) - Chaplin
Un re a New York (A King In New York) - Chaplin

 


Punteggio assegnato al film: ***
Punteggio complessivo assegnato al dvd (edizione e film): **½
Punteggio Claudio Colombo Cinetop: ***
 A King in New York
(1957) on IMDb

Recensione del 20/9/2006

 

 

Qualità video: sufficiente.
Qualità audio: sufficiente la traccia inglese, a parte qualche "pezza", più o meno come quella italiana.
Lingue: Inglese e Italiano Dolby Digital Dual Mono
Sottotitoli: italiano (è la trascrizione del doppiaggio)
Formato video: 1.33:1  4/3
Extra significativi: alcune brevi schede di testo. Sullo stesso disco c'è Luci della città, mentre nella recente edizione Warner c'è La donna di Parigi.


COSA MI E' PIACIUTO: la polemica contro il suo paese d'adozione, che Chaplin aveva aperto, seppur velatamente, con il precedente Luci della ribalta, si esprime qui con maggior forza dietro la maschera di una commedia brillante che non disdegna neppure la pantomima alla Charlot o i toni sfumati e rassicuranti del feuilleton. Ed è una polemica molto dura, principalmente contro la cosiddetta "caccia alle streghe" praticata dalla Commissione per le attività antiamericane (che costrinse lo stesso Chaplin a tornare in Europa), ma che tocca altri temi. Per esempio, la prima cosa di cui il re Shadov si accorge arrivando a New York è che le grandi città sono troppo rumorose, e il film ce lo dice in modo molto divertente, con la scena dei trailers al cinema, l'ultimo dei quali è una sparatoria che si risolve in una partita di tennis, e subito dopo con la scena del batterista al ristorante. Altri temi: l'invadenza della pubblicità, la fobia della vecchiaia e il conseguente ricorso alla chirurgia estetica, il culto della personalità (il re firma continuamente autografi, neanche fosse un campione sportivo), l'onnipresenza della televisione: nella sua suite il re ha un televisore perfino in bagno, dotato di tergicristallo. Squisita la gag dell'idrante.

COSA NON MI HA CONVINTO: ci sono momenti in cui Chaplin fa stancamente il verso a sé stesso, e altri in cui i dialoghi sono insipidi e superflui. Quelli fra il re e la regina, per esempio. Il finale è molto fiacco, indipendentemente dalla valenza autobiografica (vedi sopra), e ciò sorprende in Chaplin, che all'epilogo dei suoi film riservava sempre qualcuna delle sue idee migliori. Nel primo dialogo fra il re e il giovane "politologo", quest'ultimo, interpretato da Michael Chaplin, figlio del regista, ripete fra sé le battute dell'interlocutore movendo le labbra in modo vistoso. Oggi, con l'immediato controllo in video delle scene appena girate, non sarebbe successo (salvo deplorevoli eccezioni, come Benigni ne La vita è bella).


Ho visto Un re a New York in lingua originale con i sottotitoli in italiano.


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