COSA MI E' PIACIUTO:
Edwards, oltre che un autore brillante, è un magnifico regista,
nel senso tecnico e in quello creativo. Tutte quelle canzoni che fa
cantare alla moglie (che peraltro, si sa, canta benissimo) diventerebbero
alla lunga insopportabili se lui non sapesse confezionarle in maniera
così elegante. E poi tutti quei colori e quei suoni, così
abilmente mescolati: davvero un bello spettacolo. Nel comicissimo personaggio
dell'investigatore, che compare nella parte finale, sembra riaffiorare
il Peter Sellers de La pantera rosa e di Hollywood
Party. L'idea di fondo della storia, una donna che si spaccia
per un uomo che si traveste da donna, è notevole, ma non è
di Edwards: fu tradotta in film per la prima volta nel 1933 da un regista
tedesco, col titolo Viktor und Viktoria. Il fatto che si tratti
di un rifacimento, comunque, è ampiamento dichiarato, anche nei
titoli di coda. L'esile filo sul quale cammina il film sembra sempre
sul punto di spezzarsi, ma ciò non accade mai. Tutti bravissimi,
e in particolare Robert Preston, che nella canzone finale secondo me
ha fatto realmente morire dal ridere tutti quanti, compreso sé
stesso, al punto che non dev'essere stato facile portare a termine la
ripresa. Il cameriere del ristorante prima e del club poi, assomiglia
anche fisicamente al suo omologo de Le
vacanze di Monsieur Hulot.
COSA NON MI HA CONVINTO: come ho già detto, molte canzoni, quasi
troppe. E nessuna memorabile. Naturalmente delle 7 nominations agli
Oscar, l'unica a concretizzarsi è stata quella per la migliore
canzone. Proprio tagliando qualche numero musicale si sarebbe giunti,
secondo me, a una durata più consona ad una commedia brillante.
Ho visto Victor Victoria in inglese con
sottotitoli in italiano (ben fatti, ma mal posizionati. Essendo il formato
2.35:1, non si potevano collocare nella banda nera inferiore? A volte
sono bianchi su sfondo bianco, e non si riesce a leggerli).
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