COSA MI E' PIACIUTO:
un classico della "Nouvelle vague" francese, che come tale
s'impone all'attenzione ancor prima per lo stile che per i contenuti.
La costruzione in quadri separati (12 sequenze precedute da didascalie
alla maniera di certi romanzi del 700) non oscura però la drammaticità degli
eventi, anche se la svela progressivamente attraverso piccoli segni,
premonizioni. La varietà stilistica che contraddistingue i singoli
capitoli, e che investe anche le modalità di recitazione, può far
pensare all'Ulisse di Joyce. Nanà, giovane e bella prostituta,
svela un lato diverso del suo carattere a contatto con ciascuna particolare
ambientazione, anche se ricorrono alcuni luoghi, come la camera d'albergo,
o il bar, nel quale i due protagonisti dànno vita al primo quadro recitando
di spalle. Anna Karina, attrice danese musa ispiratrice della "Nouvelle
vague", nonché moglie di Godard fra il 1961 e il 1968,
pone la sua duttilità al servizio di un personaggio autentico,
superando vittoriosa le insidie della stilizzazione. Fotografia ammirevole:
i momenti di puro piacere visivo, peraltro più concettuali che esibizionistici,
abbondano (la strada attraverso le vetrine del negozio di dischi,
l'inquadratura dell'angolo con l'automobile parcheggiata sulla sinistra
e l'arrivo dell'altra auto, cromaticamente contrastante, naturalmente
i numerosi ritratti di Nanà-Anna Karina). Bella sequenza dal carattere
apparentemente improvvisatorio nella sala biliardi, dove Nanà danza
sulla musica del juke-box. Uso al solito non convenzionale della
colonna musicale, il cui carattere spesso smentisce intenzionalmente
le immagini che accompagna.
COSA NON MI HA CONVINTO: -
CURIOSITA': Nanà piange al cinema dinanzi alla
Passione della Giovanna d'Arco di Dreyer.
Ho visto Questa è la mia vita in
francese con i sottotitoli in italiano (abbastanza buoni, con qualche
licenza non necessaria ma anche non distruttiva).
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