COSA MI E' PIACIUTO:
"la canzone di due esseri umani" è il suo titolo alternativo.
Più che una canzone, è un poema sinfonico diviso in tre
parti, drammatiche quelle estreme, serena e vivacemente umoristica quella
centrale, senza soluzione di continuità nel passaggio fra i vari
segmenti. L'oscuro dramma gravido di tristi presagi del prologo si dissolve
come per incanto nel gioioso viaggio in città dei due sposi,
viaggio che si trasforma improvvisamente in tragedia. La tragedia però
ha una coda in modo maggiore, luminoso come l'aurora che avvolge nel
suo abbraccio finale, anche in senso visuale, i due protagonisti. Il
film è ricco di virtù figurative (vinse un Oscar per la
fotografia), con invenzioni talora spettacolari, talaltra poetiche:
sovraimpressioni, dissolvenze, giochi di luci e di ombre, fantasmagorici
fondali, scenografie oniriche. Perfino le didascalie partecipano agli
effetti speciali. La storia avvince e commuove grazie alla sua semplicità
e alla sincerità che la ispira. Alcuni elementi essenziali, come
il ricongiungimento fra gli sposi, il viaggio in città, l'acqua,
lo avvicinano a un altro capolavoro di quegli anni, L'Atalante
di Vigo, che molto opportunamente la Bim e la Fox hanno associato ad
Aurora e a Les enfants
du Paradis in un bellissimo cofanetto.
COSA NON MI HA CONVINTO: nulla. Aurora è considerato
da diversi storici del cinema l'ultimo grande capolavoro del cinema
muto. Non sarei in grado di esprimere un giudizio altrettanto categorico,
ma quando riuscirò ad approfondire meglio la mia conoscenza di
quegli anni di cinema, probabilmente non mi sorprenderà il fatto
di trovarmici d'accordo.
Ho visto Aurora nell'unica versione disponibile,
con i cartelli in inglese sottotitolati in italiano.
Questo film su Amazon.it
F. W. Murnau su Amazon.it