COSA MI E' PIACIUTO:
stilisticamente meno coeso rispetto ai colossi fra i quali si colloca
temporalmente, La febbre dell'oro
e Luci della città, contiene però delle
invenzioni di grande originalità che gli fanno meritare la dignità
di film importante. Sul piano visuale, è memorabile la lunga
sequenza degli specchi. La vis comica di alcune scene, legata solo in
parte alla tradizione della comica muta, risulta ancora oggi irresistibile
(parlo per me, io non riesco a non ridere anche se conosco il film a
memoria). Quando si tappa le orecchie perchè teme che il cagnolino
con i suoi latrati svegli il leone, Charlot fa capolino nel mondo dell'assurdo,
che non è il suo ambiente abituale. La musica è come sempre
piacevole nella sua semplicità. Si affacciano alcuni temi che
poi verranno approfonditi in Luci
della ribalta: la crudeltà del mondo dello spettacolo,
l'imprevedibilità del successo.
COSA NON MI HA CONVINTO: un po' troppo lunga,
in proporzione, la sequenza del provino, con un'indulgente concessione
alla poetica della "torta in faccia" (anche se qui non è
panna, ma sapone).
Ho visto Il circo con i cartelli in italiano.
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