COSA MI E' PIACIUTO:
12 anni dopo Il raggio verde, Marie
Rivière è ancora splendida protagonista di un bel film
di Rohmer. Nei primi 10-15 minuti ero un po' perplesso, perché
mi sembrava che i fitti dialoghi provocassero una partenza un po' troppo
sparata, cioè che la sceneggiatura fosse un po' troppo densa,
come nei quartetti per archi di Brahms, dove l'autore sembra voler dire
tutto subito. Di questo rilievo mi sono addirittura dimenticato col
passare del tempo, e allora ho reinquadrato quel presunto vizio iniziale
come l'intenzione di obbligarmi a capire la storia e i personaggi come
se tutto si fosse avviato da un bel po', come se i veri preliminari
fossero stati tagliati, e io dovessi adattarmi all'ambiente e alla gente
che lo popola. A ben vedere, Rohmer è sempre molto originale
negli incipit. E' vero che il finale di un film è importantissimo,
ma anche saper cominciare in modo coinvolgente o perlomeno interessante
è una dote preziosa per un narratore: non è bello lasciare
tutto il meglio in fondo, quando gli spettatori sono già cotti.
Da non perdere le osservazioni sulle diverse modalità d'inquadratura
degli attori nei quattro film sulle stagioni, contenute nella breve
intervista (10', sottotitolata con una certa approssimazione).
COSA NON MI HA CONVINTO: la recitazione in particolare di Béatrice
Romand e di Alexia Portal (la studentessa) mi aveva inizialmente un
po' sconcertato, ma poi sono entrato in sintonia col loro modo di porgersi
avendo capito una cosa molto semplice: come sempre, nel cinema di Rohmer,
gli attori non recitano. Neppure Marie Rivière recita, ma a lei
ero già abituato e non ci avevo fatto caso.
Ho visto Racconto d'autunno in francese
con sottotitoli (obbligatori) in italiano.
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