Esco subito per una strada che già
avevo fatto nel '99, che dapprima conduce ad ammirare Les
Antiques, e poi mi porta, dopo aver superato due colli, il primo,
dolce, attorno ai 200 mt di quota, il secondo più breve ma più
secco, fino ai piedi de Les-Baux (1,
2,
3,
4).
Sei anni fa il borgo non mi aveva fatto una grande impressione, invece
questa volta mi è piaciuto, vai a capire il perché. Molti
turisti, fra cui diversi giapponesi. A Fontvieille compro una cartina
della Francia meridionale, per capire come suturare l'itinerario privato
della sua parte spagnola. Passo accanto all'Abbazia
di Montmajour, che vorrei anche visitare, ma ci sono due turiste
tedesche su autovettura tedesca che tengono uno strano comportamento.
Quando arrivo stanno per partire, ma non appena faccio per abbandonare
la bicicletta si fermano e tornano indietro. Io torno alla bici e loro
fanno per ripartire, io fingo di avviarmi di nuovo all'abbazia e loro
si fermano di nuovo. Cos'è, qualche gioco nuovo? Decido di lasciarlo
giocare a loro, rimonto sulla bicicletta e me ne vado ad Arles, dove,
nonostante sia ormai ora di pranzo e il sole picchi duro, di gente in
giro ce n'è parecchia, soprattutto turisti. Arles (1,
2, 3,
4, 5,
6, 7,
8, 9,
10, 11)
è molto bella, non solo per i suoi monumenti: è proprio
una città di atmosfera, sintesi ideale della città d'arte
provenzale.
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Anche Nîmes (1,
2, 3)
è bella, ma soprattutto per i suoi monumenti romani, mentre il
resto della città è più ordinario. La strada che
unisce i due centri (stavo per dire provenzali, ma in realtà
Nîmes è in Linguadoca) sale di un centinaio di metri ed
è piuttosto noiosa. E noiosa continua imperterrita ad esserlo
anche dopo, verso Montpellier. Intuendo le difficoltà legate
al sabato sera, comincio a cercare l'albergo fin da Uchaud, e ho successo
solo alla quinta richiesta, alle porte di Lunel, anticipando di pochi
secondi grazie a uno scatto bruciante una coppia di turisti americani
e aggiudicandomi così l'ultima camera disponibile. Ha viaggiato
con me, attaccato a una borsa, un grosso bruco, tanto bello quanto peloso.
Me ne sono accorto solo al momento di scaricare i bagagli. L'ho rapidamente
imboscato in una tasca dei pantaloncini per non gettare nel panico l'impiegata
alla reception, soprattutto per non correre il rischio che mi negasse
la camera con discutibili motivazioni anti-animaliste.
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