Appena terminato il Ciclogiro 2004, ero già
convinto che quest'anno avrei fatto un giro lungo, sulla falsariga del
viaggio del 1999 (42 giorni, di cui 40 di bici, e 4400 km). Dovevo solo
decidere che cosa tagliar fuori dall'itinerario abnorme progettato in
primavera: la parte della Spagna cui avevo rinunciato nel 1999 a causa
di una tallonite, o la Bretagna e la Normandia, dal cui vento impetuoso
ero stato respinto nel 2003? La mattina dell'11 giugno non avevo ancora
preso una decisione: avrei lasciato il responso alla strada, e al mio
istinto di improvvisatore.
La bicicletta è sempre la stessa, una
rarissima Bianchi Spillo K55 amaranto, valore commerciale dell'usato
prossimo allo zero, ma non ne ho mai viste altre uguali, quindi si può
ben definire rarissima. Cambiano però le borse: le Longoni dell'anno
scorso hanno ballato una sola estate, perché le cuciture saltavano
solo a guardarle troppo intensamente, le cerniere lampo si inceppavano
con lodevole regolarità, nuovi buchi si aprivano ovunque in modo
misterioso. Alla fine del viaggio non sapevo più cosa fosse rimasto
delle borse originali, e che cosa invece fosse frutto dei miei disperati
interventi di sarto maldestro. In gennaio ho comprato un set di borse
molto simili alle Longoni, però rosse con finiture nere, costruite
con materiali diversi: soprattutto sembrano molto più robuste
ed affidabili. La strada confermerà la mia impressione iniziale.
Le produce la Leadermind,
un'azienda toscana specializzata nella fabbricazione di queste borse
da viaggio per le due ruote. Una volta disposte sul portapacchi, non
si spostano di un millimetro. Il peso di questi bagagli, tutto compreso,
risultava alla partenza di kg 13,3. Idem all'arrivo, visto che non mi
hanno rubato niente e non ho perso pezzi per strada.
Composizione delle borse: laterale sinistra:
un sacchetto di plastica contenente una borsetta igiene-farmacia; una
borsetta con quaderno, penna, caricabatterie (3), fogli con gli itinerari,
pompetta piccina - acquistata in farmacia - per soffiar via la polvere
dal sensore della fotocamera); l'Xdrive, per la copia giornaliera delle
foto, nella sua custodia. Un secondo sacchetto di plastica contenente
i ricambi di biancheria (poca roba, perché nella prima borsetta
citata c'è un pezzo di sapone di Marsiglia per il bucato). Nella
tasca mediana: una busta con le tavole delle cartine geografiche (ho
comprato degli atlanti con la rilegatura ad anelli, smembrandoli e portando
meco solo i fogli che mi servivano). Nella tasca posteriore: manicotti
(proteggono sia dal sole che dal freddo), soprascarpe e guanti impermeabili.
Borsa laterale destra: un sacchetto con gli abiti da sera (non lo smoking,
ma comunque roba scura e leggera), compreso un maglione di pile, e una
maglia da bici di ricambio; un sacchetto con il necessario per la riparazione
della bicicletta: chiavi fisse, a brugola, una pinza, due levagomma,
un tiraraggi, un cacciavite normale e uno a stella, una confezione formato
penna stilografica di olio lubrificante, l'adattatore per gonfiare le
gomme presso le stazioni di servizio, tre camere d'aria, 4 pattini dei
freni di ricambio, uno straccio. Tasca intermedia: razione alimentare
d'emergenza (nel mio caso albicocche secche, cui ho fatto ricorso il
penultimo giorno proprio perché mi scocciava averle portate per
niente). Tasca posteriore: chiavi di casa, fazzoletti di carta. Bauletto
centrale: borsa con il materiale fotografico, k-way, mantellina a poncho,
e alimenti comprati in giornata (nella fattispecie leggasi: baguette,
il vero motivo per cui torno così spesso in Francia).
La novità più importante è
rappresentata dal corredo fotografico: ho acquistato una reflex digitale,
la Nikon D70, e ho integrato il mio parco ottiche con un Tokina 17 mm
e con un Sigma 70-300 APO II (al posto del Nikkor 200 AI che con la
digitale funziona a patto di rinunciare all'esposimetro).
Ho dimenticato nulla? Allora si parte.