Il peggior rumore che possa svegliare il
cicloturista: quello prodotto dalle auto sull'asfalto bagnato. L'albergatore
è molto solidale, e mi serve una colazione dotata di baguette
appena sfornata che mi fa dimenticare per un momento ciò che
mi aspetta là fuori. Su un'altra sedia è acciambellato
un bel gattone che dorme di gusto. Lo invidio un po'. Parto dunque sotto
la pioggia. Per fortuna non fa freddo. I freni, con la strada allagata,
tengono poco. Alla prima occasione mi fermo e scopro che un pattino
anteriore si è spostato: ripristino il pattino e la conseguente
frenata corretta, e inoltre mi propongo di cambiare quanto prima i pattini
posteriori, che sono piuttosto consumati. Il primo colle è il
Brouis. All'attacco ha smesso di piovere. Bisogna superare un dislivello
di 600 metri, con pendenze irregolari. Alla fine della discesa ecco
Sospel, un borgo simile a Tende ma non così bello. Dopo aver
fatto un giretto per le antiche strade, mi fermo a cambiare, come promessomi,
i pattini posteriori: ora ho una vera bici frenante! Da Sospel parte
il secondo passo, quello di Braus.
Lungo la salita c'è il cosiddetto Col
de St-Jean, ma in realtà è solo il punto di arrivo
di una strada laterale. Il dislivello qui è di circa 650 metri,
e si tratta ancora una volta di un'ascesa piuttosto irregolare. La parte
più bella del percorso è l'inizio della discesa. Prima
di arrivare a Nice, c'è da superare ancora il Col de Nice, meno
di 2 km di salita non durissima. A Nice, dove ricomincia a piovere (mentre
sui due colli c'era stato solo qualche sporadico scroscio), trovo con
qualche difficoltà un albergo che faccia dei prezzi decenti,
e più facilmente un ottimo ristorante italiano che mi accontenta
in quantità e qualità.
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