Lo scenario climatico alla partenza non
ha precedenti simili: sole, cielo blu - ma proprio blu, vento; condizioni
che a Milano negli ultimi anni vediamo sempre più spesso. Il
vento non è molto forte, fino a Vigevano, e mi consente di tenere
un'andatura passabile lungo il Naviglio Grande. A Vigevano (1,
2, 3,
4, 5,
6) faccio una
lunga sosta, dedicata alla sua Piazza Ducale, una delle più belle
piazze d'Italia. E' un bene ch'io inauguri con un luogo così
incantevole il mio viaggio, perché aiuta la mia testa a pensare
in avanti, e non a quello che lascio. All'uscita da Vigevano il vento
si fa inaspettatamente furioso, e non mi darà tregua fino alla
fine. Va bene che sono diretto in Francia e mi dovrò abituare,
ma non si poteva aspettare un po' di più? Inutile dire che non
soffia a mio favore, altrimenti non ne parlerei, limitandomi semmai
a vantare la mia invidiabile condizione fisica, che in realtà
è appena accettabile, dal momento che quest'anno mi sono allenato
pochissimo. Fino a mezzodì il traffico è abbastanza intenso,
nonostante sia sabato, dopo si attenuerà. Da Mortara avrei dovuto
dirigermi verso Olevano, ma considerato che è ora di pranzo,
preferisco proseguire per la statale, tanto non c'è nessuno.
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La seconda e ultima attrazione turistica della
giornata è il castello di Sartirana Lomellina (1,
2), dopo è
solo un pedalare controvento cercando di non far insorgere il tradizionale
mal di stomaco del primo giorno di viaggio. C'è solo qualche
pallida avvisaglia, ma riesco a limitare i danni al minimo, evitando
di forzare, e quindi accettando le cadenze blande che il vento di piglio
tipicamente francese m'impone. Il tracciato, piatto fino a Valenza,
s'innervosisce dapprima con una collina che mi porta a circa 200 metri
d'altitudine, e poi con una serie di gobbe, anch'esse alla francese,
da Alessandria ad Asti. Soprattutto nella zona delle risaie, innumerevoli
volatili ai lati della strada, a volte anche in mezzo (le gazze, soprattutto).
Sono abituati alle automobili, e quindi tendono a non muoversi (e quelli
in mezzo alla strada infatti talora rimangono stampati sull'asfalto),
ma quando arrivo io con la mia bicicletta, apriti cielo. E' la solita
storia degli ultrasuoni.
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