Partenza alle 6,30. L'ultimo giorno di viaggio
non si avverte l'esigenza di risparmiare energie per il giorno successivo,
e si scopre che ne erano rimaste fin troppe. Ormai le gambe vanno da
sole. Nubi oscure si addensano sopra di me da Ivrea in poi, e a Novara
mi prendo volentieri un acquazzone temporalesco. Volentieri, perché
non ho più la necessità di far asciugare i vestiti prima
della ripartenza dell'indomani, e senza preoccupazioni, perché
dopo Novara la banchina laterale della SS11 è piuttosto larga.
E' invece pressoché inesistente tra Vercelli e Novara, e su un
rettilineo, per salvare la vita a un povero deficiente che ha azzardato
un sorpasso folle e non ha più lo spazio per rientrare, devo
ripiegare sull'erba per consentire a un camion che mi segue di allargare
un po' evitando l'impatto frontale con il deficiente. Arrivo a casa
poco prima delle 16. Il contachilometri dice 4106,3, per una media giornaliera
di 108,06. Il dislivello complessivo ammonta a 27150 metri (media 714,5).
La media stelline è di 2,83. Per un giro così lungo non
è affatto male, e indica che sono contento del mio viaggio. Naturalmente
tale media poteva risultare più alta se le condizioni meteorologiche
fossero state più propizie in Bretagna, che era la meta principale
del ciclogiro. Del resto, mi ero ripromesso di accettare tutte le ingiurie
del clima, vento, freddo, pioggia, senza scoraggiarmi, e ciò
ha contribuito a farmi apprezzare questo viaggio, inducendomi a considerarlo,
tutto sommato, un'esperienza felice.