Per riprendere la ciclabile lungo-Adige
detta via Claudia Augusta (naturalmente mi torna lusinghiero pensare
che l'abbiano fatta per me), non devo fare altro che uscire dal cortile
dell'albergo e mettermi a pedalare in direzione di Trento.
Peccato sia così tortuosa, che invece dei previsti 18 km fino
al centro di Trento ne debba percorrere 27. Giretto per la città.
Ancora ciclabile. Appoggio la bici all'ombra a Rovereto,
e ce la lascio dieci minuti: il termometro del ciclocomputer si attesta
sui 41°. La mia idea di salire in Lessinia evapora immediatamente.
A un bivio ciclabile mi è offerta la possibilità di dirigermi
verso Riva del Garda. Accetto. La stradina affianca la sua mamma e si
arrampica poi per conto suo, tra boschi, al Passo San Giovanni (287
m). Il percorso attraversa Nago
e, dopo una ripida picchiata sul Garda,
Torbole. Sempre per pista ciclabile raggiungo Riva del Garda. E qui
mi getto nel traffico della Gardesana Occidentale, che passa per numerose
gallerie. Quelle in provincia di Trento sono illuminate a giorno, quelle
in provincia di Brescia no. Ce n'è una, lunga più di un
chilometro, che è nera come la pece, altre sono illuminate male,
o irregolarmente (una di queste è lunga quasi 2 km ed è
decisamente in salita). Fortunatamente l'accesso a questo tratto di
strada è interdetto agli autocarri oltre certe dimensioni, ma
la situazione di questa statale è semplicemente scandalosa. Da
Salò abbandono il Garda superando una collinetta (Tormini), e
seguendo le indicazioni per Gavardo e Rezzato, e quindi abbandonando
la statale, arrivo a Brescia
poco dopo le 20.
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