33. AREZZO - GUALDO (Cesena)
135,4 km - disl. 1434 m
Mappa realizzata grazie a Google Maps
L'itinerario di massima l'avevo già deciso ieri sera: Sansepolcro-Viamaggio e discesa sulla via Emilia quasi in prossimità del mare. Ma stamattina sono andato a leggermi il resoconto della tappa Sansepolcro-Imola del 2004. Ricordavo di aver trovato facile la salita al Valico di Viamaggio, ma non di aver odiato la parte dopo il colle, con troppe contropendenze. Allora ho sostituito il Viamaggio con il Montecoronaro, che offre anche il vantaggio di un innesto sulla SS 9 sopra Cesena.
Ma il primo atto concreto di giornata è un'ulteriore visita al centro di Arezzo, con il sole in posizione opposta rispetto a ieri sera (salvo cataclismi siderali, è sempre così). Sono salito fino al duomo, che avevo sempre trascurato. L'interno è eccessivamente severo, la facciata è in ombra, però il contesto è affascinante.
Mi accorgo, affrontando la strada che da Arezzo porta a Sansepolcro, di non averla mai fatta. Si sale fino ad oltre 400 metri, con molto traffico. Poi la superstrada e la vecchia statale si separano, e le cose vanno decisamente meglio.
Non entro nel centro di Sansepolcro, ma lo accarezzo in senso orario dirigendomi verso Pieve Santo Stefano, cittadina che ha dato i natali ad Amintore Fanfani. La strada che collega i due centri, già percorsa in senso contrario nel 2008, conferma la sua bellezza.
Dal momento in cui comincia la superstrada fra Arezzo e Sansepolcro, per tutta la giornata resterò sempre isolato dal grosso del traffico.
Da Pieve S. Stefano comincia la salita di Montecoronaro (865 metri secondo il cartello al valico, circa 850 secondo la questura, meno di 800 secondo il mio ciclocomputer che forse era ciucco di birra), in ambiente inconsueto. Dopo il primo paesino, infatti, la strada è dichiarata, anche se con poca chiarezza, chiusa al traffico. La strada però c'è, ovviamente, è la vecchia Flaminia, ed è l'unica alternativa per i ciclisti. Il bosco si è ripreso gran parte della strada abbandonata dagli umani, e in certi punti la carreggiata assomiglia ad un viottolo. L'ascesa non è particolarmente dura, anche se sono pur sempre quasi 20 km. Scollino in perfetta simultaneità con un ciclista che è salito dall'altra parte, e ci salutiamo con un pizzico di divertito orgoglio.
Il clima, in linea con le ultime giornate, è perfetto. Il termometro supera di rado i 30 gradi, e l'aria è fresca e asciutta.
A parte la salita che porta a Verghereto, non ci sono, fino alla conclusione della tappa, contropendenze particolarmente moleste. Nonostante l'intenzione fosse di approdare sulla via Emilia, mi debbo arrendere al tramonto. Gualdo è un paesino in cui per mia fortuna si trovano un hotel e un ristorante.
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