34. GUALDO (Cesena) - CASTELFRANCO EMILIA
130,2 km - disl. 310 m
Mappa realizzata grazie a Google Maps
Oggi c'è poco da programmare: debbo raggiungere la via Emilia e poi percorrerla fin dove posso. Da qui a casa ci sono 330 km, quindi l'ideale sarebbe suddividere la distanza in due tappe di 165 km ciascuna. Più o meno dovrei arrivare a Reggio Emilia. Ma alzando la tapparella, ho la sorpresa di vedere un cielo coperto di nubi. Purtroppo la situazione andrà addirittura peggiorando.
Il completamento della strada che porta alla via Emilia è forse l'unica parte turisticamente godibile della giornata.
Ho appena iniziato a solcare l'asfalto della via Emilia, quando sento l'inequivocabile colpo secco di un raggio che si rompe. La ruota posteriore risulta immediatamente svirgolata. È vero che con un solo raggio rotto si può procedere ugualmente senza troppi problemi, ma è altrettanto vero che spesso nel giro di un centinaio di chilometri cominciano a saltarne altri. A poca distanza c'è Forlimpopoli. Chiedo a un anziano signore se può indicarmi un meccanico per le biciclette. Mi mostra una bottega, di fronte al castello, avvertendomi però che è condotta da una donna, e quindi dubita che sia capace di risolvere il mio problema. Entro, e mi trovo davanti una signora piuttosto agée, piccolina e rotondetta, che mi chiede di cosa ho bisogno. Mi propone di lasciarle la bici, ma io le dico che sono in viaggio, e chiedo se non potrebbe eseguire la riparazione immediatamente. È dubbiosa, ma poi vede le mie borse, che sono rosse e nere, e mi fa: "Ma lei è del Milan?" "Sì". "Allora tiri giù le borse che facciamo subito". Intanto arriva un'altra signora, che si siede. "Questo signore tiene al Milan" le fa subito la "meccanica". Cominciamo a parlare, e scopro che quelle due anziane signore sono un pozzo di cultura rossonera. La seconda, abbonata a Milan Channel e fan di Federico Buffa, mi dice che la prima volta che sono andate allo stadio a vedere il Milan è stato a Firenze una volta che abbiamo vinto 5 a 2. Autunno del '70, dico io al volo. Sì, c'era ancora Combin, soggiunge lei con uno sguardo che significa "Questo qui è veramente dei nostri". E da lì è tutto un rutilare di ricordi e di ragionamenti sulla stagione calcistica che va ad iniziare. La meccanica lavora presto e bene. Vuole tre euro. Mi rifiuto di dargliene meno di 5. "Ma allora il resto non lo vuole?" "Da una milanista come lei, no" "E se non ero milanista lo voleva?". Ci salutiamo calorosamente, e io prometto che tutte le volte che segneremo un gol a San Siro esulterò anche per loro.
Non faccio in tempo a lasciare Forlimpopoli che comincia a piovere. Purtroppo pioverà tantissimo fino a sera. La via Emilia con la pioggia e i camion, lo so per esperienza, non è una bella storia. A Forlì piove forte. Mi rifugio, dopo una piccola deviazione dalla strada maestra, sotto la tettoia della stazione ferroviaria. Do un'occhiata agli orari dei treni per Bologna. Il primo parte dopo pochi minuti, e agli sportelli della biglietteria ci sono delle code scoraggianti. Il successivo parte un'ora dopo. Mi riprometto di prendere quello se entro mezz'ora la pioggia non cala d'intensità. Il diluvio si placa un pochino, e io riparto.
Come succede in questi casi, piove più copiosamente in corrispondenza dei centri abitati. Fa eccezione Bologna, donde riparto alle cinque e mezza incoraggiato da una parziale schiarita. L'obbiettivo Reggio Emilia è irrealistico, ma fino a Modena potrei riuscire ad arrivare. Però il cielo torna ad oscurarsi minacciosamente, e quando transito per Castelfranco Emilia davanti a me si para un'oscura parete di pioggia, guardando verso Modena. Lo stop è inevitabile.
Naturalmente il diluvio promesso si scatena, lasciandomi appena il tempo di rifugiarmi in albergo. Ma mi tocca rinunciare ad uscire per la cena, perché anche con tutti i miei impermeabili rischierei di farmi spazzar via dall'uragano. Che estate oscena. Sarà sempre così, o addirittura peggio? Civiltà dell'automobile, civiltà del petrolio, il pianeta vi ringrazia. Nei modi che conosce.
|