DI COSA SI TRATTA: una moglie, madre di tre figli, è maltrattata dal marito che si comporta come un despota. L'anziana tata del cattivo e la suocera mettono in atto un piano per dargli una lezione.
COSA MI E' PIACIUTO:
dopo aver fatto temere, nelle prime sequenze sostanzialmente in tempo reale, un saggio di realismo cinematografico sullo stile di "24 ore nella vita di una donna" (il titolo è immaginario), L'angelo del focolare esce dai blocchi e si mette a minacciare una favola edificante senza scampo per l'immaginazione. Ma è una falsa minaccia: si passa infatti ben presto alla commedia umoristica, con un finale semplice, ingenuo, ma commovente. Come è semplice ma non demagogica la morale, soprattutto se riportata a quei tempi: l'uomo porta a casa lo stipendio e si sente il padrone del mondo, mentre non si accorge che la moglie lavora il triplo di lui senza che la sua abnegazione venga riconosciuta come merita. Bei personaggi ottimamente interpretati, con una segnalazione particolare per Mathilde Nielsen, la nutrice, che ricorda un po' la nonna di Appuntamento a Belleville. Anzi, la ricorda parecchio. L'origine teatrale è totalmente trasfigurata in senso vivamente cinematografico, nonostante la quasi totalità delle riprese venga effettuata nell'ambito angusto delle mura domestiche.
COSA NON MI HA CONVINTO: non è un capolavoro all'altezza dei film più importanti di Dreyer, certo, ma la mano del grande maestro si vede già. La passione di Giovanna d'Arco vedrà la luce tre anni più tardi.
Ho visto L'angelo del focolare con
i cartelli in inglese e i sottotitoli in italiano. E' vero che ci sarebbe tutto il tempo di leggere direttamente i cartelli in inglese, ma questi a loro volta non sono che traduzioni, non si sa quanto fedeli, degli originali in lingua danese. Di sicuro i nomi propri sono stati inopportunamente anglicizzati.
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