La novità importante del 1998 è
che non parto in solitudine. Mi accompagnano i carissimi amici vicentini
Gaetano e Gianni Chemello, assidui utilizzatori della bicicletta, ma
al loro primo viaggio. Hanno due mountain bike. Per quanto mi riguarda,
invece, confermatissima l'Olympia. Il programma prevede due settimane
in Svizzera, e poi altre due settimane per me solo nell'Italia settentrionale.
Personalmente sono curioso di scoprire se il mio modello di cicloturismo
verrà apprezzato e adottato senza problemi dai miei compagni
di viaggio, oppure se sarò io a dovermi adattare alla maggioranza.
Ricordando lo stile dissennato con cui ho affrontato i miei primi due
viaggi, prevedo che non andrà tutto liscio.
TAPPA N° 1 - Milano-Villadossola, km. 133,8
**
L'idea era quella di arrivare fino a Macugnaga, ma all'inizio della
salita conclusiva si mette a piovere abbastanza forte. Ripieghiamo su
Villadossola. La prima parte del tracciato si rivela orrida: è
lunedì, e sulla statale del Sempione c'è un traffico mostruoso.
Il tratto che costeggia il Lago Maggiore (Angera,
Meina) è
invece assai più rilassante. Vengono subito alla luce le prime
differenze: i Chemello hanno un ritmo decisamente superiore al mio,
un po' perché hanno un bagaglio più leggero, un po' perché...
vanno più forte, e basta. Loro hanno la tendenza ad alimentarsi
a blocchi, durante la tappa: un grosso spuntino verso mezzogiorno e
poi quasi più niente. Finisco per adeguarmi alla maggioranza,
in questo caso, ma è un sistema tutt'altro che adatto al mio
fisico, che finisce per soffrirne, in termini di rendimento e di benessere.
Mangiamo così bene, la sera, che ancora adesso con Gianni capita
di fare riferimento, con un certo rimpianto, all'assurda rinuncia a
un bis di quella magnifica pastasciutta.
TAPPA N° 2 - Brig, km. 71,7 ***
Da Villadossola
ci si riscalda nel tratto pressoché pianeggiante che conduce
a Domodossola. L'ascesa del Sempione (1,
2, 3,
4, 5,
6, 7)
è lunga 40 km, con pendenze mai impossibili ma spesso costantemente
dure. La difficoltà è incrementata dal forte vento, quasi
sempre contrario. La prima parte non è affatto spettacolare,
ancorché non brutta, mentre il finale, se si escludono i lunghi
tratti percorsi in galleria, è decisamente scenografico. Anche
in discesa il vento è fortissimo, e la mia bici in certi momenti
sbanda in maniera inusuale e un po' allarmante. Brig
è una cittadina un po' spenta dove parlano solo tedesco.
TAPPA N° 3 - Visp, km. 87,9 **½
Il primo tratto, fino a Visp,
si fa tutto su piste ciclabili: ci siamo già resi conto che qui
in Svizzera ce n'è tantissime, molto ben tenute e indicate. La
lunga strada che sale a Zermatt (1,
2, 3)
è gradevole, ma non ci fa gridare al miracolo. Zermatt si rivela
una delusione: è affollatissima, e la vista sul Cervino, a parte
la nuvolaglia che oggi disturba un po', non è così impressionante
come si sperava. Si ritorna a Visp per la medesima via (non ce n'è
altre). La mia bici sembra volersi atomizzare: ieri si è rotto
il dischetto di plastica che divide la ruota posteriore dai pignoni,
oggi si è rotto il filo della dinamo, e per la seconda volta
in due giorni ho perso il coperchio del campanello. L'ho recuperato,
ma ora il campanello non suona più.
TAPPA N° 4 - St-Maurice, km. 112,7 **½
Ancora una tappa un po' deludente. Per arrivare all'ingresso della valle
di Annivières mantenendoci sulle piste ciclabili, abbiamo
finito per percorrere dieci chilometri in più rispetto alle previsioni.
La valle di Annivières è abbastanza suggestiva, ma non
siamo arrivati fino a Vissoie, perché ci sembrava tutta uguale.
Nella valle del Rodano (Sierre)
abbondano i vigneti e gli albicocchi. C'è anche un vento contrario
insopportabile (1,
2). A
St-Maurice l'albergatore ci dà un magnifico consiglio a posteriori,
dicendoci che era meglio fare il giro in senso antiorario.
TAPPA N° 5 - Fribourg, km. 98,6 ***
Il vento oggi ci lascia finalmente in pace. C'è il sole, e la
temperatura è ideale. Il Lemano (1,
2. 3)
è bello, e lo è anche il Castello di Chillon (1,
2) che vi si
affaccia (Montreux).
Da Vevey saliamo dapprima per la pista ciclabile, e poi per una strada
ancora più secondaria, per lunghi tratti sterrata. Molto saliscendi
negli ultimi 50 km. Friborgo (1,
2, 3,
4) è
molto carina: ha un'impronta internazionale che però si fonde
bene con l'aspetto antico del suo centro storico.
TAPPA N° 6 - Aarau, km. 116,1 ***
Ancora una bella giornata di sole. I paesaggi sono costantemente lieti
e rasserenanti (1,
2).
Berna (1, 2,
3, 4)
ha il piglio della capitale, seppure in piccolo, e Olten (1,
2, 3)
si segnala per le belle case e per il suo ponte di legno. Qui in Svizzera
non si mangia certo bene come in Italia, ma non ci possiamo lamentare.
La circolazione stradale è molto più disciplinata. La
gente è tranquilla ma non fredda, e mostra sempre grande cortesia
nei confronti dei viandanti.
TAPPA N° 7 - Zurigo, km. 127 **½
Giornata caldissima. La gente del posto è sconcertata: non sono
affatto abituati ad un clima del genere. Per raggiungere Sciaffusa per
la strada più breve, attraversiamo un pezzettino di Germania
(che emozione). Le cascate di Sciaffusa (1,
2,
3), che ha anche alcune belle case nelle vie del centro (1,
2), meritano
senza dubbio la loro fama. Negli ultimi chilometri io avverto una stanchezza
totale. I miei compagni di viaggio mi precedono di anni luce, e non
riesco nemmeno a tenere le ruote di due allegri pensionati sulla pista
ciclabile che ci introduce a Zurigo.
TAPPA N° 8 - Schwyz, km. 108,6 ***
Il gran caldo continua. Bellissimo il ponte di Lucerna (1,
2), che è
appena stato ricostruito dopo l'incendio di pochi anni fa, ma anche
Zug (1, 2)
e Schwyz (1, 2)
sono cittadine interessanti. Non mi sarei mai aspettato di vedere un
airone nel centro di Zurigo (1,
2). Dopo la fatica
di ieri, ho provato ad alzare un po' il sellino, e mi pare sia andata
un po' meglio, senza che le mie ginocchia avessero niente da obiettare.
TAPPA N° 9 - Andermatt, km. 57,1 **½
Giornata umidissima: sole accecante, luce lattiginosa nella prima parte
(Altdorf), nuvoloni
e pioggia battente nel finale. Quando si è scatenato l'acquazzone
fortunatamente mi trovavo sotto una lunga galleria, ed è qui,
in un'ampia piazzola di sosta scavata di lato (non l'ho scavata io,
era già pronta), che mi sono fermato una buona mezz'ora ad osservare
il nebbioso
panorama del fondo valle attraverso l'apertura sul lato opposto
del tunnel. Gaetano e Gianni erano già arrivati ad Andermatt,
e mi hanno aspettato là. In effetti, la galleria era a un passo
dalla meta.
TAPPA N° 10 - Bellinzona, km. 87 **½
Il Furka-Pass mi odia, è evidente. Il progetto è di affrontare
l'anello composto dai passi Furka, Grimsel e Susten, ma il tempo non
si è aggiustato, il cielo è nero. Alla partenza non piove,
ma ad Hospental cominciano a scendere le prime gocce, e nel tentativo
di proseguire ugualmente, nel giro di un chilometro siamo fradici. Facciamo
i bravi ragazzi, e torniamo a Hospental. L'unica direzione in cui s'intravvedono,
miracolosamente, scampoli d'azzurro, è quella del San Gottardo
(1, 2),
che è il passo che avremmo dovuto affrontare dopo il circuito
già menzionato. Le alternative sono due: o partiamo subito verso
il Gottardo, o restiamo lì fino a domani a vedere se per caso
il tempo migliora. L'impulso insopprimibile di ogni cicloturista è
quello di muoversi sempre, perciò la decisione, unanime e convinta,
è presto presa. Invece di accedere per la strada nuova, come
avevo fatto nel 1995, imbocchiamo la deliziosa stradina vecchia, in
pavé. Il tempo regge. In discesa (1,
2) uscirà
il sole. A Bellinzona, dopo cena, si fa una bella passeggiata su verso
i castelli (1,
2).
TAPPA N° 11 - Milano, km. 109,9 *
E così, con molto anticipo sulle previsioni, siamo di nuovo a
casa. Io ho rinunciato a proseguire, perché la mia bicicletta
deve avere qualche grosso problema; non va più neanche in discesa:
urge una revisione. Della tappa odierna va ricordato soltanto, e in
negativo, il tratto di strada che passa attorno a Como, afflitto da
un caldo e da un traffico pesante osceni, e per giunta tutt'altro che
pianeggiante.
Il mio meccanico verificherà la scorrevolezza della bici, cambierà
la catena, e soprattutto aggiungerà un elemento cui io non avevo
mai pensato, e che invece è così importante: i puntapiedi.
Con somma costernazione, proverò la bici nel nuovo assetto sul
solito percorso di allenamento in Brianza impiegando un tempo inferiore
del 30% rispetto al solito. Tutti coloro ai quali parlo della mia scoperta
(dell'acqua calda), mi guardano sgranando gli occhi e mi dicono "Ma
perché, non li avevi i puntapiedi?". Che vergogna.