Parto presto perché ho in animo di realizzare
un progetto che mi frullava in testa da alcuni anni: arrivare fino in
Spagna, a Madrid, uscendo di casa in bici e rientrando allo stesso modo.
Dirò qui una cosa che vale per tutti i ciclogiri: il confronto
fra l'itinerario previsto e quello effettivamente percorso si risolve
spesso in un accostamento fra due corpi estranei. La bici non mi permette
di cambiare strategia al volo, magari tre volte in un giorno, perché
un posto non mi piace, o perché mi trovo al mare e vorrei tanto
essere in montagna, riprendendo dal giorno seguente l'idea originale.
I tempi della bici sono lunghi. Ma d'altra parte, se entro in una regione
che mi aspettavo con determinate caratteristiche e nella quale ho in
programma di perderci una o più giornate di viaggio, e mi accorgo
che non è come la immaginavo, cambio tranquillamente strada,
senza alcun rimorso, e questo però comporta una modifica dell'intero
itinerario. Anche per questo motivo non comunico a nessuno i dettagli
dei miei programmi, perché so benissimo che non li rispetterò
se non in piccola parte. Il progetto base, per il 1999, prevede una
cinquantina di giorni di viaggio, di cui 2 di permanenza a Madrid, e
2 a Barcelona. Mi occorre un bagaglio più corposo del solito,
e infatti il peso complessivo delle borse arriva a 23 kg. E per sostenere
questo peso devo aumentare la pressione della gomma posteriore, che
altrimenti si schiaccerebbe troppo rendendomi la vita durissima. Una
novità importante nell'equipaggiamento è rappresentata
dalla macchina fotografica: la Nikon FE2 mi ha dato dei problemi grossi,
l'anno scorso, e sono costretto a cambiarla. Scelgo un'altra Nikon,
la F70, e sostituisco lo zoom 35-70 con un 28-80 (AFD - 3.5-5.6). L'altro
zoom, 70-210, a causa delle vibrazioni cui è stato sottoposto
negli ultimi due viaggi, si è completamente smontato. L'ho fatto
rimettere a posto, e funziona perfettamente. Ho modificato la borsa
che contiene le apparecchiature in modo che i vari elementi non vengano
a contatto fra loro e con il portapacchi. Purtroppo ci metterò
un po' a capire che il 28-80, di tutti gli obbiettivi prodotti da Nikon,
è in assoluto il meno valido. Ma va benissimo lo stesso: io non
viaggio per fotografare, ma semmai fotografo per viaggiare meglio. Per
la prima volta adotto anche una pellicola diversa dalla Kodak: la Fuji
Velvia, una pellicola a bassa sensibilità difficile da usare
ma che dà, quando tutto va per il verso giusto, risultati eccellenti.
TAPPA N° 1 - Milano-Aosta, km. 190,3 *
Doveva essere soltanto una lunga tappa di trasferimento, con il premio
finale della visita ad Aosta, e invece sono arrivato solo alla periferia,
e quindi la città la visiterò domani. A caratterizzare
la giornata è rimasto allora un inconveniente meccanico che mi
ha fatto temere una precocissima interruzione del viaggio. Dopo un centinaio
di km, salendo a Viverone, il cambio ha smesso di funzionare. Nonostante
i miei patetici tentativi si sistemare il dispositivo, ho dovuto rassegnarmi
all'idea di arrivare ad Ivrea e ivi cercare un meccanico. Siccome ero
partito prestino, verso le 7, e avevo avuto vento a favore, mi sono
trovato ad Ivrea all'ora di pranzo, e quindi ho dovuto attendere parecchio
prima che la bottega aprisse la saracinesca. Il problema era il cavo,
che essendosi sfrangiato non teneva più. Il meccanico poi nota
che la pressione della gomma posteriore è a suo parere esagerata,
e ritiene che quel tipo di pneumatico non possa reggere a lungo. Fa
uscire un po' d'aria. Del risultato mi accorgo immediatamente: la scorrevolezza
della bici cala di un buon 20%. Però adesso ho di nuovo un cambio
che funziona. (Nella foto: Montestrutto).
TAPPA N° 2 - La Rosière, km. 65,9
****
Il tormento e l'estasi. Tormento fa rima con vento: forte, a tratti
fortissimo, quasi sempre contrario fin da Aosta.
Negli ultimi km di salita è quasi una bufera. E l'estasi? La
Valle d'Aosta, dal capoluogo in poi, è bellissima, punteggiata
com'è da castelli e cascate (1,
2, 3,
4), e baciata
da una luce perfetta. Il Passo del Piccolo San Bernardo è, nella
sua parte finale, entusiasmante (1,
2,
3,
4).
E i primi km della discesa mi hanno addirittura commosso. Oggi è
l'ultimo giorno di primavera, e c'è ancora parecchia neve ai
lati della strada. Proprio sul passo ho incrociato un cicloturista non
proprio giovanissimo, con una gran barba bianca. I 58 km di salita controvento
sono stati davvero duri, anche perché al secondo giorno di viaggio
la condizione atletica non può che essere approssimativa. La
bici è palesemente più scorrevole dell'anno scorso (ci
voleva poco), e i puntapiedi, che mi inducono a un diverso stile di
pedalata, mi fanno risparmiare molte energie, anche se per adesso ho
dei dolori alle gambe ai quali non ero avvezzo. Mi ci abituerò
(alla pedalata, spero non ai dolori).
TAPPA N° 3 - Moûtiers, km. 78,9 **
Vengo svegliato da un rumore che non mi piace per niente. No, niente
mitragliatrici, o musica rap, ma più semplicemente lo sciìo
dei pneumatici sull'asfalto bagnato. Ma come, proprio oggi che ho in
programma l'Iséran con i suoi 2700 e passa metri di altitudine?
Faccio passare un bel po' di tempo, nella speranza che la situazione
migliori, ma a un certo punto capisco che è inutile insistere.
Verso le 9 e un quarto, copertissimo, riprendo la marcia. La nebbia
nasconde ogni cosa. Quando arrivo a Séez
c'è quasi il sole, e allora decido di rischiare. Si va sull'Iséran.
Ma presto la situazione peggiora di nuovo. Un primo acquazzone mi costringe
a una sosta di quasi un'ora, e il secondo, poco dopo, mi convince che
è meglio lasciar perdere. Più in là è tutta
una bardatura funebre, che ci vado a fare? Mi spingo fino a Moûtiers.
Volevo proseguire per Albertville, ma si è messo di nuovo a piovere.
Da Bourg-St-Maurice in poi, sempre vento contrario.
TAPPA N° 4 - Grenoble, km. 123 **
E oggi cosa è andato storto? Beh, la strada da Moûtiers
a Aigueblanche era bloccata da una frana, e non ho potuto evitare di
percorrere un pezzo di superstrada (interdite!), compresa una
galleria di un km (dotata però di illuminazione a giorno e di
un comodo marciapiede), se non volevo restare a Moûtiers per sèmpre,
per sèmpre... Dopodiché sono entrato in un intrico di
stradine
attorcigliatissimo, che ha richiesto un appello costante alla cartina
per poter arrivare ad Albertville senza perderci tutta la giornata.
Però è stato divertente, perché le strade in Francia
sono quasi sempre molto ben segnalate, con l'indicazione del numero
della strada, nazionale, dipartimentale o comunale che sia, e se si
ha con sé, come nel mio caso, una cartina Michelin della zona,
non ci si può perdere. Dopo Albertville decido di riportare la
pressione della gomma posteriore ai valori di partenza. Se scoppia tutto
pazienza, ma con queste borse così pesanti devo farlo. La strada
fino a Grenoble è per lunghi tratti abbastanza noiosa. E la stessa
Grenoble non mi entusiasma. Del resto io a quest'ora dovevo essere da
tutt'altra parte. (foto)
TAPPA N° 5 - Sisteron, km. 141 ***
Il tratto di strada che precede il Col de la Croix-Haute (1178 m slm,
una salita senza grandi pendenze ma abbastanza lunga) è veramente
bello (1,
2, 3,
4, 5).
Amplissime e assai colorate le viste sulle cosiddette Dolomiti francesi.
La lunga discesa, sgradevolmente osteggiata da frequenti contropendenze,
è nel complesso meno eclatante, mentre poi la zona di Sisteron
richiama alla mente certe zone collinari delle Marche o dell'Umbria.
Con la lingua francese, che ho studiato un po' per conto mio, partendo
da zero, negli ultimi mesi, non ci sono grossi problemi. La mia goffaggine
lessicale rende subito chiaro ai miei interlocutori che non sono francese,
essi moderano prudentemente la velocità della parlata, ed ecco
che ci capiamo a meraviglia. Mio nipote Andrea, che conosce bene il
francese e i francesi, mi ha consigliato di sforzarmi di parlare nella
loro lingua, perché la sola volontà di provarci è
molto apprezzata. La cena di stasera è superlativa.
TAPPA N° 6 - La Barben (Salon de Provence),
km. 137,2 **½
La giornata ha inizio con la visita alla Citadelle
di Sisteron. Si tratta di una rocca entro la quale è stato
approntato un itinerario di visita in maniera molto intelligente. Riparto
da Sisteron alle 10. Il percorso presenta una serie interminabile di
gobbe. E' la norma in Francia, e lo sto imparando poco a poco. L'altro
elemento sempre presente è il vento. Quando è contrario
o laterale, noi ciclisti diciamo, a ragione, che ci danneggia, quando
è a favore, si dice che oggi abbiamo una gamba fenomenale; in
questo caso, per non ferire il nostro ego, basta non voltarsi mai. Aix-en-Provence
(1,
2)
è molto carina. Probabilmente lo pensano in molti, perché
è particolarmente affollata. O ancora più probabilmente
è già cominciato il tradizionale festival estivo. Incontro
un ragazzo canadese che sta girando la Francia in bici; lui è
anglofono, ma lo costringo al francese, altrimenti per capirsi, considerata
l'estrema povertà del mio inglese, non ci resterebbe che esprimerci
a gesti. L'uscita da Aix è traumatica. C'è un traffico
bestiale, e a un certo punto, per passare oltre una deviazione a destra
che non mi riguarda senza fare la fine del birillo, mi tocca attendere
quasi un quarto d'ora. Un episodio curioso: stamattina sul ciglio della
strada vedo un furgone fermo, e due uomini accosciati che si guardano.
Subito dopo scorgo qualcosa che corre giù per il fossato, sembrerebbe
un animale. Dal dialogo fra i due, dai loro sguardi costernati, e da
un'osservazione più attenta del furgone, al quale manca una ruota,
capisco che non si trattava di un animale. Anche stasera la cena è
splendida.
TAPPA N° 7 - St-Remy-de-Provence, km. 94,5
***
Ad Avignon l'attrazione principale è il Palazzo dei Papi (1,
2, 3),
ma ci sono altre belle cose, come la Via
dei Tintori con le sue ruote a pale nel canale che lambisce le mura
degli edifici, o le numerose case tipicamente provenzali, generalmente
di colore grigio-chiaro con i battenti verdi o azzurri. Oggi ho finalmente
visto un campo di lavanda. Forse siamo un po' troppo avanti nella stagione,
ma comunque la lavanda cresce spontaneamente dove capita, spesso, ad
esempio, lungo i fossati. Stasera a St-Remy c'è una sfilata di
uomini, donne e bambini a cavallo. Vestono bellissimi abiti tradizionali,
che esibiscono orgogliosamente insieme alla loro disinvoltura nel cavalcare.
E' un peccato che le condizioni di luce non mi consentano di scattare
qualche foto. (Noves)
TAPPA N° 8 - Arles, km. 93,4 ****
Alla periferia di St-Remy ci sono Les Antiques (1,
2), monumenti
dell'epoca romana. La salita a Les Baux corre piacevolmente fra i pini.
Les Baux è molto interessante, ma non riesce ad emozionarmi.
Probabilmente è colpa mia, ma la freddezza promanata dalla città
morta è in questo caso più forte del suo stesso fascino.
La discesa avviene lungo un percorso immerso nella natura, fra giacimenti
di bauxite (foto).
A Tarascon stanno preparando una festa in costume (1,
2,
3, 4, 5,
6,
7, 8, 9,
10, 11),
nei pressi del castello.
Dopo aver indugiato a lungo in quel bagno di colori, mi sposto nella
vicinissima Beaucaire, che ha un suggestivo quartiere antico. Il tempo
peggiora, e quando arrivo a Nîmes (1,
2, 3,
4, 5) comincia
a piovere, sicché la visita alla città si svolge un po'
a spizzichi e bocconi. Nel bel Giardino della Fontana c'è un
grande torneo di bocce. I campi sono segnati ovunque, nei vialetti e
nei piazzali sterrati del parco. Ma in tutta la Provenza è facile
vedere gente che gioca con le pesanti bocce di ferro ovunque ci sia
una spianata. Ad Arles (1,
2) arrivo sotto
la pioggia, e la ricerca di una camera non è una faccenda breve,
anche perché è sabato. Due piccoli incidenti: in prossimità
di Arles sento un colpo secco del quale non riesco a stabilire l'esatta
provenienza. Temo che possa trattarsi della rottura di un raggio, ma
non è così. Scoprirò solo alcuni giorni più
tardi che si è rotta un'asta della struttura del portapacchi,
che ricompatterò alla buona con del fil di ferro e dei laccetti
da elettricista (utili in un sacco di occasioni: conviene sempre portarne
un mazzetto). All'arrivo presso l'albergo che mi ospita, non so come,
mentre scarico i bagagli, mi recido quasi completamente l'unghia di
un mignolo. Mi costruirò con dei cerotti una gabbia per proteggere
il sotto-unghia rimasto a nudo.
TAPPA N° 9 - Montcalm, km. 115,9 ***½
Anche oggi ho avuto diversi problemi. Prima di tutto il vento, che però
ormai mi toccherà considerare un elemento di routine, perché
c'è sempre. Poi una foratura in piena Camargue che mi ha rubato
quasi un'ora per via di alcuni intoppi inconsueti nella fase di riparazione.
Quindi a Salin Giraud ho decisamente sbagliato strada, infilando una
sorta di modello di superficie lunare, con buche abissali. Il sito era
bellissimo, ma ho fatto 20 km di troppo, e in alcuni tratti son dovuto
scendere dalla bici temendo per la sua integrità. Infine, sono
stato sorpreso da un temporalone che mi ha indotto a rifugiarmi in un
albergo isolato nella località di Montcalm. La Camargue (1,
2, 3,
4, 5,
6, 7,
8, 9)
permette di osservare tantissimi animali in libertà o in semi-cattività
(grandi recinti): tori, cavalli, aironi, fenicotteri e cento altri tipi
di uccelli non meglio identificati. Bellissimi colori. E, nonostante
quanto mi avevano detto, niente zanzare.
TAPPA N° 10 - Narbonne, km. 143,1 ***½
La maggior parte delle foto l'ho scattata nella zona degli stagni presso
Montpellier (1,
2, 3,
4,
5, 6,
7, 8,
9,
10,
11,
12,
13,
14,
15,
16),
ma ho mancato la più carina: su un cartello che raccomandava
di rispettare gli animali, stava appollaiato un gabbiano, che dava l'impressione
di fissarmi con aria sorniona. Ma poco prima che fossi pronto a scattare
la foto, s'è alzato in volo. Bello il borgo fortificato di Aigues
Mortes (1,
2, 3),
ma anche l'ultimo tratto, che passando per Béziers
conduce a Narbonne, è senza dubbio piacevole, nonostante il solito
vento. Sono arrivato molto tardi, qualche minuto dopo le 21.
TAPPA N° 11 - Toulouse, km. 165,6 ***½
In mattinata, sotto un cielo scuro, faccio un giretto per il bel quartiere
gotico di Narbonne (1,
2, 3,
4). Poi il tempo
migliora, vento a parte. Carcassonne (1,
2, 3,
4, 5,
6, 7,
8, 9)
è protetta da una cerchia muraria di leggendaria bellezza, ma
quello che c'è all'interno di queste mura non è valutabile:
la folla di turisti raggiunge una densità che oserei definire
dolorosa. Sono costretto ad arrivare fino a Toulouse, benché
la mia intenzione fosse diversa, perché negli ultimi 40 km non
v'è traccia di ricettività alberghiera. Dopo aver dipanato
l'assurda matassa di circonvallazioni, svincoli, bretelle, riesco a
trovare la via che mi porta verso il centro. E' un viale lunghissimo
che pullula di ristoranti ma non offre nemmeno un hotel. Sono costretto
ad arrivare fino in centro. Le dieci meno un quarto. (foto)
TAPPA N° 12 - Labarthe-Inard, km. 93,1
***
Oggi tappa per pensionati: breve, facile, tranquilla. Dopo le tirate
degli ultimi giorni ne avevo bisogno. Il cielo stamane era coperto,
e tale è rimasto fino a metà pomeriggio. Ho girato un
po' Tolosa a
piedi, senza trovarvi nulla di particolarmente eccitante. Mi è
invece piaciuto tutto l'itinerario per stradine di campagna (1,
2,
3),
che attraverso alcuni bei paesi (Cazères 1,
2, Palaminy),
mi ha condotto fino alle porte di St-Gaudens.
Oggi perfino il vento si è adattato alla mia esigenza di rifiatare,
ed è rimasto buonino a cuccia.
TAPPA N° 13 - La Mongie, km. 94 ***
La Mongie è una stazione sciistica a 4 km dalla vetta del Tourmalet.
Non ho voluto sprecare le ultime rampe di questa montagna così
famosa: le riservo per domani, sperando che il tempo rimanga uguale,
cioè caldo e secco. La fama del Tourmalet
è ben meritata: 17 km di ascesa, di cui i primi 4 pedalabili,
e gli altri... molto meno. Ad ogni km c'è un cartello
che indica la quota e la pendenza media del km successivo. Il km 13
(contando a ritroso) è al 7%, i successivi tutti fra l'8,5 e
il 10%. In certi punti la mia pesantissima bici va su soltanto se rimango
costantemente in piedi sui pedali. La marcia di avvicinamento all'inizio
della salita è stata sicuramente apprezzabile, con qualche strappo
duro, su strade tranquille (1,
2).
TAPPA N° 14 - Gourette, km. 76 ***
In nottata c'è stato un piccolo temporale, e stamane il cielo
è ancora più azzurro di ieri, ma è subito evidente
che la giornata sarà eccezionalmente calda. Gli ultimi 4 km del
Tourmalet confermano
le mie previsioni: sono cioè durissimi. Il paesaggio non è
gran cosa. Pascoli. Non si ha la sensazione di trovarsi ad alta quota.
L'Aubisque (1,
2,
3, 4,
5, 6,
7, 8,
9, 10, 11)
è quasi altrettanto impegnativo, prima di tutto per la lunghezza
complessiva di 30 km, poi per i 7 km e rotti che portano al Col du Soulor
con una pendenza media dell'8%, cui seguono una breve discesa, un breve
falsopiano, e ancora 4 km molto duri fino al colle. Il paesaggio qui
sembrerebbe più bello. Il condizionale è dettato dalla
densa foschia che tutto avvolge. Tutto sommato, da questa tappa mi aspettavo
qualcosa di più.
TAPPA N° 15 - Biescas, km. 69,1 ***
In Spagna in bicicletta
da Milano... ganzo, nevvero? Nella mattinata, sul tratto da Eaux
Bonnes all'innesto sulla strada del Pourtalet, incombe un nebbione impenetrabile.
L'ascesa del Pourtalet (1,
2) è
piuttosto lunga, sui 30 km, anche se le pendenze non sono mai severe.
Molti ciclisti, oggi. Sulla salita fa caldo, in Spagna fa caldissimo,
ma per domani sono previste piogge. Incredibilmente al passaggio in
territorio spagnolo i colori sono cambiati di colpo, virando al giallo
e al rosso. Gli orari in Spagna sono tutti spostati: si cena non prima
delle 21, e la prima colazione viene servita dalle 9 in poi. Mi ci abituerò.
Qui parlano piuttosto in fretta, ed essendo il mio castigliano un po'
arrugginito, ho qualche problema a capire tutto quello che dicono. Mi
abituerò anche a questo. (Foto: Sallent de Gallego 1,
2)
TAPPA N° 16 - Yesa, km. 105,6 ***
Fino alle 17 è stata un'ottima giornata, poi il maltempo mi ha
costretto alla resa. Ho tentato dapprima di proseguire, ma tirava un
vento laterale così forte, e così carico di pioggia, che
non era possibile andare oltre. I paesaggi (1,
2) visti oggi
ricordano in alcuni casi, molto alla lontana, le colline cretose del
senese, e in altri casi i campi di grano della Puglia. Il paese di Escó,
come mi spiega gentilmente un signore che mi ha visto fotografare, è
disabitato. Gli abitanti se ne sono andati da quando c'è l'Embalse.
L'embalse è il bacino che c'è all'altro lato della strada,
enfaticamente detto "il mare dei Pirenei". In realtà
è un bel lago. Però non ho capito il nesso fra l'esodo
e il bacino. (Foto: S.
Maria de Seros)
TAPPA N° 17 - Logroño, km. 144,6
***½
Subito a Sangüesa (1,
2, 3,
4), bella cittadina
con monumenti interessanti, e le prime cicogne. Da lì decido
sul momento di fare la strada (1,
2, 3,
4) che porta
ad Estella passando per Tafalla. Si rivela un ottima scelta: i paesaggi
sono apprezzabili, il traffico molto scarso. Poco prima di arrivare
a Estella si scatena un vento furioso, ovviamente contrario, seguito
da un acquazzone. La visita di Estella risulta un po' limitata dalle
avverse condizioni climatiche, e non appena il cielo sembra schiarire,
mi metto subito in marcia verso Logroño. Fra la vecchia
statale e la nuova strada, scelgo la prima. Questa volta sono fortunato
solo sotto l'aspetto turistico. Ci sono infatti da affrontare interminabili
saliscendi, con forti pendenze. Arrivo abbastanza tardi (21,20), ma
in linea con le abitudini spagnole. Logroño è una città
moderna. In serata, forse proprio per la durezza dell'ultima parte del
percorso, mi duole parecchio il tallone sinistro.
TAPPA N° 18 - Burgos, km. 125,3 ***
Ci sono due problemi seri: uno è la difficoltà a trovare
camere libere nelle città d'arte della Castiglia. A Burgos (1,
2) ho trovato
un sottotetto in periferia dopo aver setacciato tutta la città,
e altri turisti come me alla ricerca di una stanza dicevano che a Madrid
è anche peggio. L'altro problema è che l'infiammazione
al tallone è molto peggiorata: mi è penoso il camminare
normalmente, e avverto dolore quando pedalo in salita. A Burgos, dopo
il tramonto, fa un freddo da non credere. Mi ero dimenticato che siamo
su un altipiano. Negli ultimi due giorni ho seguito, senza volere, il
Camino de Santiago, superando spesso ciclisti e soprattutto pedoni,
alcuni di loro dotati di fardello col bastone. Se veramente questo loro
pellegrinaggio ha un profondo significato religioso, come vogliono far
intendere, non potrebbero essere un po' meno plateali? (Puerto
de la Pedraja)
TAPPA N° 19 - Peñafiel, km. 122,4
***
Il piede è più o meno nelle condizioni di ieri, non buone.
Per fortuna il tracciato di oggi è abbastanza semplice, e me
la cavo appoggiando la parte centrale della pianta del piede sul rovescio
del pedale, cioè sul lato opposto rispetto a quello su cui è
avvitato il puntapiedi. Non devo assolutamente articolare la caviglia,
e quando la strada sale spingo solo con l'altro piede. L'unico problema
così è che quando il fondo stradale non è perfettamente
levigato, il puntapiedi a volte tocca per terra. La strada (1,
2), fino
a pochi chilometri da Peñafiel, è tutta per me. Per un
centinaio di chilometri, ho quasi la sensazione che sia appena passata
la nube purpurea. Rimango molto impressionato da una serie di abitazioni
scavate in un terrapieno, con una porta e senza finestre. Da una di
queste esce un uomo sulla sessantina che mi saluta con un cordialissimo
sorriso. A Roa de Duero (1,
2),
altre cicogne.
TAPPA N° 20 - Vadocondes, km. 54,8 **½
Sole caldo, secco. Il cielo è molto blu, da queste parti, quasi
viola. Ormai ho rinunciato definitivamente all'idea di andare a Madrid.
Non sarei in grado di camminare, che ci vado a fare? Il piede non guarisce,
è sempre dolente e gonfio. Anche oggi ho pedalato applicando
il sistema di ieri. Volevo fermarmi addirittura ad Aranda,
ma non ho trovato una camera libera (siamo alle solite, anche a Peñafiel
ho fatto fatica) e ho proseguito fino a Vadocondes,
sempre in altipiano, ma un po' più in alto. L'intero pomeriggio,
dalle due in avanti, è dedicato al riposo. Spero che ciò
mi sia di giovamento. Peñafiel (1,
2, 3,
4), che stamattina
ho visitato un po' meglio, alla luce del sole, ha case stranissime e
molto affascinanti. A Nava de Roa (1,
2, 3)
mi sono fermato una mezz'oretta all'ombra, per ammirare le cicogne,
e chiacchierare con un gruppetto di locali. Uno di loro mi spiega che
le cicogne erano scomparse, gli anni scorsi, ma ultimamente sono tornate.
Gli dico che sono tornate anche in Lombardia. Siamo tutti contenti.
Si profila un nuovo boom demografico a livello paneuropeo? C'è
un vecchietto alquanto sdentato che insiste tutto orgoglioso nel dire
che lui l'Italia la conosce, ma si ostina a parlare solo di Domodossola.
O è stato solo a Domodossola, o ha vissuto lì qualche
avventura galante a tal punto indimenticabile, da offuscare il ricordo
di tutto il resto d'Italia.
TAPPA N° 21 - Villaciervos, km. 92,1 **½
Il percorso di oggi rimane abbastanza gradevole, grazie anche al clima
sempre ideale, ma l'uniformità degli scenari comincia a venirmi
a noia. L'unico centro urbano di un certo interesse è El
Burgo de Osma, con alcuni monumenti degni di nota. Il tallone, forse
anche grazie al riposo di ieri, va un po' meglio. Oggi posso pedalare
nel modo ortodosso, e camminare quasi normalmente. Qui in Spagna servono
ovunque piatti di carne giganteschi. I prezzi sono decisamente più
bassi che in Francia, soprattutto per quanto riguarda gli alberghi.
TAPPA N° 22 - Tarazona, km. 89,4 **½
Ancora una volta mi tocca dire che il paesaggio, pur non essendo brutto,
non cambia proprio mai. Le strade sembrano tracciate con un righello;
va da sé che non siano l'ideale per chi le percorre in bicicletta,
perché seguono tutte le ondulazioni insite nella traiettoria,
e sono esposte al vento in maniera totale. A proposito di vento: ora
che sono diretto a est, esso spira fieramente, e insolitamente, da est.
Soria (1, 2,
3) ha delle belle chiese, apparentemente rosse. Pare che quel colore
non sia proprio del materiale costruttivo, ma sia dovuto alla particolare
tonalità di viola del cielo, perennemente terso, che sovrasta
questi luoghi. A parte i monumenti storici, tuttavia, l'edilizia di
Soria è bruttina. Molto più carina Tarazona (1,
2, 3,
4), invece,
dove faccio tappa assai volentieri.
TAPPA N° 23 - Zaragoza, km. 105,7 **½
E invece oggi osservo che il paesaggio, oltre che immutabile, è
anche abbastanza noioso. Questa zona è praticamente un deserto,
e le uniche attrattive sono rappresentate dalle stazioni di servizio,
una ogni 30-40 km, presso cui ci si può rifornire di bevande
fresche ai distributori automatici. L'unico centro abitato di un certo
interesse lungo il cammino è Tudela (1,
2). Zaragoza,
invece, che è l'odierna località d'arrivo, ha una bellissima
piazza principale, detta Plaza del Pilar (1,
2).
TAPPA N° 24 - Fraga, km. 114,9 **
Un ultimo sguardo
alla Plaza del Pilar, e poi via nel deserto (1,
2). Sì,
perché se ieri mi sembrava di essere nel deserto, oggi
ci sono per davvero. I motivi di distrazione sono davvero pochi. Fra
questi un
tipo piuttosto originale che quando si accorge che lo sto fotografando,
peraltro da grande distanza, s'infuria, scende dal calesse, e rinuncia
a tentare di raggiungermi allo scopo di frustarmi a sangue solo perché
c'è un traffico tale da impedirgli di attraversare la strada.
Si accontenta di insultarmi pescando da un repertorio di contumelie
straordinariamente elaborato e corposo. E poi la gente mi chiede perché
non fotografo mai le persone...
TAPPA N° 25 - Manresa, km. 149 ***
Fino a Cervera la tappa, ancorché non brutta, rimane un po' insipida,
dal momento che la stessa Lérida si rivela abbastanza deludente.
Cervera (1, 2,
3) invece ha
una deliziosa Plaza de España. E' più in alto di quanto
pensassi, e in seguito la strada sale ancora. Ma poco male, perché
finalmente oggi il vento, incredibile dictu, è a favore! E anche
perché la strada che mi conduce fino a Manresa segna il mio ritorno
nel mondo dei vivi. Il deserto è definitivamente alle spalle.
La sera mangio un piatto di cannelloni, che non è proprio il
piatto di pasta che sogno da settimane, ma almeno gli si avvicina un
poco. (Sant
Ramón)
TAPPA N° 26 - Barcelona, km. 70,4 *** (+
**** e ****)
Il trasferimento a Barcelona è orrendo: paesaggi insignificanti,
strade trafficate, anche in misura abbastanza pericolosa (soprattutto
certe gallerie buie con il bordo della carreggiata dissestato...), interminabili
periferie (a Sabadell il record mondiale di densità di semafori).
Entro a Barcelona per la Avinguda Meridiana, opportunamente dotata di
pista ciclabile, e trovo una cameretta minuscola in un albergo del centro,
dove mi fermerò per tre notti.
Barcelona (1
-> 32)
non è uno splendore in assoluto, ma è una città
che ha saputo far coesistere in un insieme unitario quartieri diversi,
ciascuno con le proprie peculiarità, nonché fondere stili
architettonici di epoche differenti in maniera naturale, trovando una
certa originalità anche nel moderno. E' un luogo che dà
soddisfazione al turista, ma nel quale, forse, abiterei volentieri.
TAPPA N° 27 - Gerona, km. 102,2 ****
Dopo la due giorni "podistica" di Barcelona (l'ho girata tutta
esclusivamente a piedi), ero curioso di vedere come avrebbero reagito
le gambe alla ripresa ciclistica. Complice anche un bel venticello a
favore, hanno reagito benissimo: le sentivo leggere come piume. L'itinerario
fino a Gerona, con una digressione nell'entroterra, non è molto
interessante, ma Gerona (1,
2, 3,
4, 5)
è bellissima. Sembra una città dell'Italia centrale. Quando
vedo delle scritte in catalano, posso constatare che è ancora
più simile all'italiano di quanto non lo sia il castigliano,
eppure quando lo sento parlare non capisco quasi niente. Chissà
perché. In Catalogna seguono degli orari un po' più internazionali,
pertanto se desidero cenare alle otto, lo posso fare.
TAPPA N° 28 - San Joan de les Abadesses,
km.83,6 ****
Tappa incantevole. La strada che sale sui Pirenei è, da un certo
momento in poi, solo per me: hanno costruito una deviazione con gallerie
vietate alle biciclette, e mi hanno lasciato la vecchia strada. Grazie.
Si attraversano borghi antichi (Besalú [1,
2, 3, 4],
Castellfollit de la Roca [1,
2, 3],
San Salvador [1,
2]), immersi
in un paesaggio molto diverso da quello dei Pirenei occidentali. Se
ne vanta orgogliosamente l'anziana proprietaria dell'albergo qui a San
Joan.
TAPPA N° 29 - Perpignan, km. 107,6 ***
Ritorno in Francia valicando il Collado d'Ares (1,
2). La
strada è gradevole sotto ogni aspetto in territorio spagnolo,
sempre bella ma un po' trafficata oltre il confine (Prats de Mollo [1,
2],
Ceret). Arrivo
un po' tardi a Perpignan, dove mangio una pizza veramente napoletana,
e rimando la visita della città all'indomani. Questa sera ho
visto un tizio sui pattini in linea aggrappato a un manubrio facente
capo a una ruota motorizzata. Andava come una scheggia, e per frenare
faceva dei rapidissimi giri su sé stesso.
TAPPA N° 30 - Limoux, km. 99,1 ***
Perpignan non suscita in me alcun entusiasmo. Dopo molti ripensamenti,
ho deciso di prendere la strada verso Quillan. Bella, in mezzo a immensi
vigneti (1,
2). A
un certo punto ho visto un'indicazione che ha stuzzicato la mia curiosità:
Gorges de Galamus, accesso vietato ai veicoli oltre una certa dimensione.
Che siano belle? La risposta è affermativa (1,
2,
3, 4, 5).
Dopo le gole, la strada esce allo scoperto, fra vasti pascoli (1,
2),
salendo fino a 680 metri, per poi ridiscendere in un paesaggio
agreste di quieta bellezza. Questa sera, al ristorante, improvvisamente
una sedia si mette a correre fra i tavoli, come posseduta. Sgomento
generale. Un istante più tardi gli sguardi di tutti noi si posano
sul minuscolo cagnolino il cui guinzaglio si era attorcigliato a una
gamba della sedia, e che essendosi spaventato correva per liberarsi;
ma la sedia, di plastica molto leggera, lo seguiva a gran velocità.
(Baixas)
TAPPA N° 31 - Réalmont, km. 111,5
***½
La zona di Limoux è un diluvio di vigneti, ai quali timidamente
si oppongono, qua e là, alcuni campi di girasoli (1,
2, 3,
4). Da Castelnaudary
in poi i girasoli e le vigne si ripropongono, alternati però
ai campi di cereali. Sorprendentemente stamane ho trovato un cielo un
po' coperto, e un clima molto fresco. Ma anche un forte vento contrario
che non mollerà l'osso per tutta la giornata. Pure oggi ho azzardato
una deviazione per strada secondaria (1,
2), e ho
avuto di nuovo fortuna, perché sia la strada che il borgo di
Lautrec (1, 2,
3, 4)
che essa lambisce sono incantevoli. Mi si è rotta la parte metallica
del supporto della borsa anteriore. Altri laccetti. Di questo passo
la mia bici diventerà una scultura di Dalì, e la venderò
per svariati miliardi. Il copertone posteriore mostra la tela. Mi chiedo
come possa resistere ancora. Qui a Réalmont
assaggio un insolito sanguinaccio caldo alle mele. Buono.
TAPPA N° 32 - St-Affrique, km. 108 *****
Cinque stellette a questa tappa, perché è stata perfetta.
Per la bellezza dei paesaggi, soprattutto da Albi in poi (1,
2, 3,
4, 5),
per il fulgore di Albi (1,
2, 3,
4, 5, 6,
7, 8, 9,
10, 11,
12, 13)
e soprattutto della sua cattedrale, per il clima magnifico, fresco e
asciutto, con un meraviglioso vento a favore, e un cielo che sembrava
dipinto. E la sera ho trovato un albergo tranquillo e a buon mercato,
di fronte al quale c'è una pizzeria che fa delle ottime pizze.
Cosa chiedere di più? Condizioni generali della bici: forse ce
la fa. Condizioni generali del ciclista: forse ce la faccio. (St-Affrique)
TAPPA N° 33 - Molines, km. 107,5 ***½
Il vento che mi aveva benignamente sospinto ieri, ha cambiato idea,
e oggi ha deciso di farmela pagare. E' dura. Definitivamente: la Francia
è molto bella, i francesi son gente davvero adorabile, e io sono
contento di essere qui, ma se ci fosse un po' meno vento sarebbe meglio.
La tappa di oggi mi è piaciuta, anche se le Gorges du Tarn (1,
2,
3,
4, 5,
6,
7,
8),
chessò, forse per il nome, me le aspettavo diverse, molto più
selvagge. Invece la valle è abbastanza ampia, il Tarn scorre
placido a beneficio dei canoisti (ma che palle l'andirivieni di furgonì
con le canoe), e dalle sponde si affacciano rocce dalle forme bizzarre.
Appesi alle rocce, qua e là, si scorgono minuscoli villaggi di
case in pietra grigia, molto graziosi. Millau (1,
2) offre alcuni
spunti curiosi. Molines è un paesino di poche case, una delle
quali è l'albergo che mi ospita, a pochi chilometri da Florac,
che doveva essere la meta di giornata. (foto)
TAPPA N° 34 - Alès, km. 92,3 *½
Le Guide turistiche del Touring Club Italiano sono affidabilissime per
quanto concerne il patrimonio artistico, ma quando esprimono opinioni
sulle bellezze naturali, con la massima umiltà ma anche con rocciosa
convinzione affermo che è bene non fidarsene troppo. La guida
verde della Francia attribuisce addirittura due asterischi alla Corniche
des Cevennes, definendola una delle più belle strade di Francia.
Bum! Allora io su questo giudizio ho costruito un'intera tappa del mio
giro. La strada, anzitutto, è molto impegnativa, con saliscendi
implacabili dall'inizio alla fine - e non mancano gli strappi oltre
il 10%; il paesaggio è privo di fascino, ed è sempre uguale.
Può anche darsi che in un'altra stagione, magari in autunno,
sia tutto diverso, ma credo che non controllerò mai. La sera,
forse anche per la delusione, mi sento molto stanco. Ad Alès
c'è un curioso trompe-l'oeil (1,
2), fra i più
complessi che abbia mai visto (mentre il più bello rimane quello
del palcoscenico del Teatro Olimpico di Vicenza, vedi 1993).
TAPPA N° 35 - Carpentras, km. 115,8 ***
Cedimenti di oggi: dopo mezz'ora di viaggio si affloscia la gomma posteriore.
Si sta letteralmente sbriciolando. Cambio camera d'aria e copertone,
e in meno di mezz'ora sono in grado di ripartire. A Uzès si rompe
definitivamente un gancio metallico della borsetta anteriore. La assicuro
al manubrio con una patetica cordicella. Fino a Uzès la strada,
oltre che noiosa, propone una serie di gobbe assolutamente irritante.
Ma tutto l'itinerario odierno è un po' così. Del resto,
la parte interessante della tappa è costituita dai centri urbani,
Uzès e Orange
(1, 2)
in particolare, e dal Pont-du-Gard.
(Ponte sul
Rodano)
TAPPA N° 36 - Vinon, km. 107,3 ***
Tappa intesa come puro trasferimento, che si rivela invece assai gradevole.
Dopo la stanchezza degli ultimi due giorni, oggi sembra andar meglio.
Lungo queste strade le rotonde spartitraffico raggiungono livelli di
sofisticazione addirittura esagerati (Lauris).
Molti cavalli (1,
2), e alcuni
borghi deliziosi, come ad esempio quello di Mirabeau (1,
2, 3).
(Carpentras,
L'Isle-sur-la-Sorgue 1,
2)
TAPPA N° 37 - Castellane, km. 87,2 *****
Immaginavo questa tappa come divisa in due parti: la prima, un banale
avvicinamento a Moustiers, la seconda, le attesissime Gorges du Verdon.
Invece l'avvicinamento è stato ricco di spunti e di piccole sorprese
(1, 2,
3, 4, 5,
6), mentre poi
le Gorges (1,
2, 3,
4, 5,
6, 7,
8, 9,
10,
11)
hanno totalmente ripagato le mie aspettative. A Moustiers ancora non
sono sicuro di quale strada mi convenga prendere: la Guida del TCI consiglia
quella che passa a sud del Verdon, i cartelli indicano l'altra. Considerato
il pessimo precedente delle Cevennes, scelgo di dar retta ai cartelli,
e non ho modo di pentirmene. La strada attraversa dapprima una folta
pineta, e poi si insinua nella gola. Il Verdon è laggiù,
verdissimo. Poi ci si allontana dal fiume per salire fino a 1070 metri,
fra profumatissimi campi di lavanda (sembra proprio di entrare nel reparto
profumeria di un grande magazzino), girasoli e recinti con animali.
Si ridiscende e si penetra di nuovo nella gola fino a Castellane. Stasera,
proprio nel momento in cui sto per riavvicinarmi alle Alpi, il tempo
sembra intenzionato a fare storie.
TAPPA N° 38 - La-Foux-d'Allos, km. 69 ****
Peccato che l'anticiclone si sia trasferito in Scozia. Dovrò
accorciare un po' il finale. Tuttavia, la tappa di oggi è stata
molto bella. A parte l'inconveniente della pioggia nel finale, c'è
anche da segnalare un problema alla ruota posteriore che si è
improvvisamente stortata tantissimo. Ero sicuro che si fosse rotto almeno
un raggio, e invece no. E' bastato dare una regolatina ad alcuni raggi,
ed è tornato tutto a posto (bisogna sempre portare con sé
un tiraraggi). Il percorso si è svolto interamente nell'Alta
Valle del Verdon, con viste magnifiche sia nella parte bassa (1,
2, 3,
4, 5,
6) da cui sono
partito stamattina, sia lungo la salita del Col d'Allos (Colmars 1,
2). Al ristorante
dell'albergo, mentre aspetto il menu, il proprietario, che mi aveva
accolto poc'anzi, mi chiede da dove vengo. "Milan" "Milan?"
"Oui" "Milano?" Insomma, è un milanese che
si è trasferito in Francia. Si chiama Max Longo, è un
tipo simpaticissimo; gli ho promesso che se ne avrò l'occasione
tornerò a trovarlo, e un po' di meritata pubblicità al
suo albergo, che si chiama "La
Bartavelle". Tornando invece al menu, Max mi propone "una
di quelle schifezze che piacciono tanto ai francesi", ovvero risotto
con il rognone. Sarò uno schifoso, sarò magari anche diventato
un francese, ormai, ma io adoro il risotto con il rognone! Peraltro
non credo che il rognone piaccia solo ai francesi.
TAPPA N° 39 - Pianche, km. 85 ***½
Il tempo in mattinata era appena decente, e mi ha permesso di completare
senza danni la bellissima scalata al Col d'Allos (1,
2, 3,
4, 5,
6, 7, 8,
9, 10,
11, 12).
Nel fondo valle, fin oltre Barcelonnette,
è uscito perfino il sole, ma poi il cielo si è velocemente
coperto di nubi mentre affrontavo la seconda salita della giornata,
il Colle della Maddalena (1,
2, 3).
Ha piovuto negli ultimi 5-6 km, e naturalmente poi in discesa, avendo
dovuto indossare il k-way già sulla salita ed essendo quindi
sudato, ho patito un bel po' di freddo. Mi sono fermato appena ho potuto.
TAPPA N° 40 - Milano, km. 268 **
Una galoppata folle nella pianura padana: questo è stato l'epilogo
del viaggio (Fossano 1,
2). Non credevo
di poter coprire una distanza simile in un giorno solo, tenendo presente
il bagaglio che mi porto appresso, ma evidentemente mi sbagliavo. Quando
arrivo a casa sono un po' stravolto. Sono quasi le 23. incrocio la mia
vicina di casa che non mi riconosce neppure. Peso 61 kg e mezzo. Alla
partenza ne pesavo 74, ma devo averne persi almeno tre soltanto oggi,
tant'è vero che li riguadagnerò nel giro di 24 ore.
Ho percorso 4400 km, mediamente 110 al giorno, con un dislivello complessivo
di circa 28000 metri (700). Si conclude così il ciclogiro a cui
rimango più affezionato. La mia Olympia, alla quale, come James
Stewart-Charles Lindbergh ne L'aquila solitaria, nel silenzio del garage
ho fatto una carezza, verrà necessariamente pensionata. Se fosse
un cavallo, la destinerei alla riproduzione.