CICLOGIRO 2001 - Partenza il 18 giugno

 

 

 

 

 

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I collegamenti alle fotografie sono in marrone. Chi vuole vedere solo le fotografie può partire da QUI. (All the pictures starting from HERE)

 

L'obbiettivo primario del 2001 è quello di recuperare la parte di itinerario sulle Alpi francesi cui ho dovuto rinunciare per il maltempo negli ultimi due anni. Poi i bagagli belli pesanti come al solito mi consentiranno, qualora ne abbia voglia, di agganciare una coda nell'Italia centrale, principalmente in Toscana. Ovviamente il maltempo rimane un'incognita, ma c'è la speranza che restando nella regione delle Alpi riesca a sfuggire almeno in parte alla tortura dell'implacabile vento francese.

TAPPA N° 1 - Milano-Salice Terme, km. 114,3 **½
L'uscita da Milano è stata penosa: l'alzaia del Naviglio Pavese s'interrompe dopo pochi chilometri, e inoltre è presa d'assalto da numerosi automobilisti che pensano di esser furbi entrando a Milano per quella stradina. Intanto la strada principale è quasi deserta... La giornata è calda e soleggiata. Patisco il solito mal di stomaco del debutto, ma va meglio dell'anno scorso. Dopo un giretto per Pavia, salgo per le colline dell'Oltrepò, che non sono sempre spettacolari, ma oggi in particolare godono di una bellissima luce, quasi toscana, soprattutto dopo metà pomeriggio. La salita del Carmine passando da Canavera, considerando che è il primo giorno, risulta abbastanza impegnativa. Di bello c'è che il traffico è nullo.

TAPPA N° 2 - Acqui Terme, km. 96,1 **
Sembra quasi che stia facendo il giro delle terme, ma è per puro caso che mi sono fermato in queste due località al termine dei primi due giorni di viaggio. Pensavo che questa tappa fosse più facile di quella di ieri, ma invece i frequenti strappi, talvolta duri e prolungati, di queste prime colline piemontesi mi hanno impegnato parecchio. Tortona è una bella cittadina: benché in territorio piemontese, ha più l'aspetto di una città lombarda. Mi hanno entusiasmato assai poco le colline da Novi Ligure a Silvano d'Orba. Parte di questa strada l'avevo percorsa già nel 1987 in senso contrario, e avevo un ricordo migliore. Forse ai luoghi dona maggiormente la luce mattutina. Cielo terso, caldo e secco. Magari fosse sempre così. La gamba è quella che è, ma dopo due soli giorni non si può mica pretendere. (Gavi)

TAPPA N° 3 - Bra, km. 98,8 **
La tappa di oggi si salva, in parte, solo per la sezione Pedaggera-Gallo d'Alba, con ampi panorami sui vigneti, e con il castello di Serralunga d'Alba (1, 2, 3), che si vede già da molto lontano. Per il resto, molte zone non brutte, ma abbastanza insignificanti, e numerosi strappi duri. Su tutti, l'ascesa di 4 km che porta a Cerretto Langhe: un piccolo Mortirolo (piccolo perché molto corto, ma come pendenze siamo lì, anzi...). Anche oggi bel sole caldo e cielo perfettamente blu: proprio per questa ragione ho deciso di anticipare i tempi, per sfruttare la situazione. Quindi niente Monviso, che era stato aggregato all'itinerario all'ultimo momento, e subito verso il Colle dell'Agnello.

TAPPA N° 4 - Chianale, km. 88 **
Chianale si trova ai piedi della parte finale dell'ascesa al Colle dell'Agnello, e cioè dove la strada comincia davvero ad arrampicarsi. Si è trattato di una semplice marcia di avvicinamento. Ancora clima perfetto. Le uniche viste sulle montagne, nel finale, erano offuscate dal sole frontale. Altro buon motivo per godersi la salita domattina, col sole alle spalle, perché le previsioni del tempo rimangono ottime. Chianale è un paesino davvero grazioso, e il "posto di tappa" che mi ospita, più un rifugio che un albergo, è assai accogliente.

TAPPA N° 5 - Briançon, km. 73 ****½
Ancora una clamorosa giornata di sole. L'Agnello (1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11) è lungo, da Chianale, 11 km, e le pendenze sono notevolissime. Il massimo segnalato è il 14%, a partire dal quinto chilometro. La cima si trova a una quota di 2748 metri. Il versante italiano è molto spettacolare, e si possono osservare numerose marmotte. Lungo la discesa per poco non ne investo una. Traffico quasi nullo. Il versante francese non è male, ma è molto più freddo, e infatti è assai più innevato, oltre ad esser percosso, almeno oggi, da un forte vento gelido. Dopo Château Queyras, che ha una bella città alta, si va all'attacco dell'Izoard. Al contrario dell'Agnello, che mi ha favorevolmente sorpreso, qui mi aspettavo di più. L'unico passaggio veramente spettacolare è la Casse Deserte (1, 2, 3, 4). La salita è impegnativa: misura 14,5 km ed è caratterizzata da pendenze piuttosto irregolari. Mi fermo nella parte bassa di Briançon, e salgo a piedi alla Cité vera e propria dopo cena. C'è una targa dedicata a Gino Bartali. Dislivello di oggi: 2100 metri. (Foto: Queyras)

TAPPA N° 6 - Valloire, km. 53 *****
Stamattina sono partito molle, e inevitabilmente ho fatto fatica sul Lautaret. A 3 km dal passo mi sono sdraiato un po', e quasi mi addormentavo. Ridestatomi, ho ritrovato vigore. Al colle ho fatto merenda, e sono partito per il Galibier con discreta baldanza. Va detto che il versante difficile è quello nord, da cui ho visto salire solo facce stravolte dalla fatica, mentre chi mi superava da questa parte sembrava molto più fresco. Il chilometro più duro è l'ultimo, al 12%. Il Lautaret (1, 2, 3) è una grande strada statale, ma vietata agli autocarri. Il paesaggio è notevole. Il Galibier (1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12) è sensazionale: tantissima neve (si sale a 2645 metri), ad ogni svolta uno spettacolo nuovo. Direi che è il più bello dei passi francesi che ho conosciuto. Il proprietario dell'albergo dove mi fermo a Valloire è presidente di un véloclub, del quale mi regala anche un adesivo. L'avrei appiccicato su una borsa, ma non ci sta. Facciamo due chiacchiere sul doping. Alla fine io crollo e denuncio la mia dipendenza dalla Coca-Cola e dalle marmellate di albicocche spalmate sul pane.

TAPPA N° 7 - Grenoble, km. 141,3 *
Avendo scoperto nell'itinerario programmato a tavolino un clamoroso errore di calcolo delle distanze, mi rassegno all'idea di aggirare le Alpi, e di raggiungere Grenoble. Tappa noiosissima. A Grenoble non trovo un solo ristorante aperto, e mi devo accontentare di una confezione gigante di patatine fritte e di una bottiglia da mezzo litro di Coca-Cola, acquistate presso una stazione di servizio.

TAPPA N° 8 - Gap, km. 103,7 *
Il fatto che in due giorni non abbia scattato una sola fotografia, la dice lunga sulla piacevolezza dei luoghi. Altra giornata noiosa, dunque, e rispetto a ieri anche più faticosa, perché la "strada di Napoleone" tra Grenoble e Gap è una terribile infilata di salite secche e discese vertiginose. Si comincia dopo 18 km, a Vizille, con un'erta di 7 km dalla pendenza media non inferiore al 9%. In seguito altre salite così lunghe non ne trovo più, ma è dura comunque. La forma fisica è abbastanza buona, meglio dell'anno scorso.

TAPPA N° 9 - Barcelonnette, km. 69,5 *½
Terza giornata consecutiva improntata alla noia. Nonostante le apparenze suggerite dalla cartina (ma vatti a fidare delle carte della Michelin sulle altimetrie, quelle del Touring Club Italiano sono nettamente più chiare), le caratteristiche della strada da Gap a Barcelonnette sono uguali a quelle di ieri e dell'altro ieri. La possibilità di fare il Col de la Bonette era legata ad un mio arrivo a Barcelonnette entro le 14, mentre invece sono arrivato alle 16,30. Invece di domare la Bonette, schiaccio un pisolino. Devo purtroppo notare che i prezzi in Francia sono in aumento.

TAPPA N° 10 - Entrevaux, km. 89,1 ****
E così ho completato il mio tour sulle Alpi francesi senza beccare una goccia d'acqua. Da non credere, pensando ai precedenti. La Cayolle (1, 2, 3) è una salita molto lunga (27 km) ma impegnativa (7-8%) solo negli ultimi 6 km. Pur senza far gridare al miracolo, è un bel passo. L'ho percorso per una certa parte in parallelo, non insieme, a un cicloturista di Birmingham, mio coetaneo. I nostri dialoghi sono stati molto faticosi, perchè lui parlava un francese un po' diroccato, e il mio inglese è meglio che non lo esibisca. In discesa faceva un caldo notevole, e non avevo voglia di affrontare altri 900 metri di dislivello per imboccare, domani, le Gorges du Cian. Così mi sono accontentato delle Gorges de Daluis (1, 2, 3, 4, 5), che erano già lì, pronte da cogliere in tutta la loro bellezza, dovuta principalmente alla profondità della fenditura e agli insoliti colori delle rocce e delle acque. Entrevaux (1, 2, 3, 4, 5) è uno splendido borgo dominato da un castello.

TAPPA N° 11 - Ventimiglia, km. 122,8 **½
Di nuovo in Italia. Le Gorges Inferiores du Cian sono assai poco interessanti. Ancora una volta la guida del TCI mi avrebbe tirato un bidone se ieri non avessi optato per le Gorges de Daluis. La strada per Nizza, finché non piega verso sud, non è brutta. Dopo il cambio di direzione, diventa noiosissima, anche a causa del forte vento contrario. La Costa Azzurra, come immaginavo, è ricca di saliscendi, ma è più piacevole di quanto pensassi (Villefranche-sur-Mer), eccetto Montecarlo, che è invece il trionfo del cattivo gusto. Ho percorso un tunnel in curva, ma non so se è quello del Gran Premio. Ventimiglia (1, 2, 3, 4, 5) invece è una cittadina semplice ma graziosa. Oggi per la prima volta ha piovuto un po', ma non forte. Mi sono fermato solo per una decina di minuti sotto una tettoia, in località, ebbene sì, Beausoleil.

TAPPA N° 12 - Taggia, km. 78,9 ***
Torna a splendere il sole. In programma oggi i numerosi paesini dell'entroterra di Sanremo. Il più bello è Dolceacqua, col suo ponte (1, 2, 3) e la sua via coperta, ma mi sono piaciuti anche gli altri, in particolare Pigna (1, 2), Apricale, Ceriana (1, 2). La cartina del TCI segnalava, per il tratto Isolabona-Bajardo, una distanza di 10 km. Invece sono 14, e trattandosi di una salita non particolarmente agevole, non ho molto gradito l'errore. Altro errore poco gradito quello di una sciocchina che ad Arma di Taggia ha parcheggiato sulle strisce pedonali e mi ha aperto la portiera in faccia. Fortunatamente andavo molto piano e l'impatto è avvenuto con il manubrio. Siccome ero già irritato per l'impossibilità di trovare una camera libera, ho lasciato Arma di Taggia, trovando una comoda sistemazione a Taggia, pochi chilometri verso l'interno.

TAPPA N° 13 - Albisola Marina, km. 102,5 **
La Riviera non è certo brutta, ma alla lunga stanca. Trovare una camera a Savona si è rivelato, sorprendentemente, impossibile. Quest'anno c'è un sacco di gente in vacanza dappertutto. Ho trovato una camera abbastanza fortuitamente ad Albisola, dove la cena, a base di pesce, era spettacolare. L'unico elemento turistico di un certo interesse della giornata era Albenga.

TAPPA N° 14 - Cavi di Lavagna, km. 110,2 *½
L'unica cosa carina che ho visto oggi è stata il galeone (1, 2) attraccato a Genova. L'hanno utilizzato per girare il film "Pirati" di Roman Polanski. Per il resto, saliscendi continui in un clima caldo come nei giorni scorsi, ma oggi anche piuttosto umido. L'attraversamento di Genova e di tutti i suoi sobborghi è esasperante, non finisce mai.

TAPPA N° 15 - La Spezia, km. 85,8 ****½
Le Cinqueterre (1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11) sono uno spettacolo, ma che fatica! I 4 km della strada che risale da Vernazza hanno pendenze del 26%, più della rampa del mio garage: 4 km, ovviamente, percorsi quasi interamente a piedi. Stamattina ero partito con le gambe molli, ma dopo 5 km di salita del Bracco mi ha affiancato un simpatico ciclista milanese, e chiacchierando piacevolmente siamo arrivati in cima quasi senza accorgercene. La strada che passa al di sopra dei cinque paesi è straordinariamente spettacolare. Credo sia il più bel posto di mare che io abbia mai visto nei miei ciclogiri. Ora, però, essendomi posto alle spalle i due principali obbiettivi del ciclogiro, ovvero le Alpi francesi e le Cinqueterre, non mi sento più sufficientemente motivato a continuare verso sud, e penso che sia ora di tornare a casa.

TAPPA N° 16 - Milano, km. 255,8 ***
La tappa più dura della mia storia di cicloturista. 255,8 km con 1400 metri di dislivello. Sono partito alle 7,30, sono arrivato pochi minuti prima delle 23. Ho appena fatto in tempo a entrare nell'area urbana milanese prima che facesse buio, attraversando poi con calma il centro. Ho passato l'Appennino grazie al Passo del Brattello, che è chiuso al traffico a causa di una grossa frana che ha ingoiato un cospicuo pezzo di strada, ma che è transitabile agevolmente in bici grazie a una stradina sterrata che passa nel bosco, a monte della frana.


Concludo così un giro breve, compatto, ma intenso. La media stellette è un po' bassa, perché risente delle molte giornate interlocutorie, ma nella mia memoria resteranno soprattutto i non pochi momenti entusiasmanti, e la straordinaria buona sorte di aver azzeccato un periodo in cui il clima è stato eccezionalmente soleggiato e secco. Ho percorso 1683 km con un dislivello di quasi 19000 metri (medie 105,2 e 1170).

 

 

 

 

 

 

 

 

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