L'obbiettivo primario del 2001 è quello
di recuperare la parte di itinerario sulle Alpi francesi cui ho dovuto
rinunciare per il maltempo negli ultimi due anni. Poi i bagagli belli
pesanti come al solito mi consentiranno, qualora ne abbia voglia, di
agganciare una coda nell'Italia centrale, principalmente in Toscana.
Ovviamente il maltempo rimane un'incognita, ma c'è la speranza
che restando nella regione delle Alpi riesca a sfuggire almeno in parte
alla tortura dell'implacabile vento francese.
TAPPA N° 1 - Milano-Salice Terme, km. 114,3
**½
L'uscita da Milano è stata penosa: l'alzaia del Naviglio Pavese
s'interrompe dopo pochi chilometri, e inoltre è presa d'assalto
da numerosi automobilisti che pensano di esser furbi entrando a Milano
per quella stradina. Intanto la strada principale è quasi deserta...
La giornata è calda e soleggiata. Patisco il solito mal di stomaco
del debutto, ma va meglio dell'anno scorso. Dopo un giretto per Pavia,
salgo per le colline
dell'Oltrepò, che non sono sempre spettacolari, ma oggi in
particolare godono di una bellissima luce, quasi toscana, soprattutto
dopo metà pomeriggio. La salita del Carmine passando da Canavera,
considerando che è il primo giorno, risulta abbastanza impegnativa.
Di bello c'è che il traffico è nullo.
TAPPA N° 2 - Acqui Terme, km. 96,1 **
Sembra quasi che stia facendo il giro delle terme, ma è per puro
caso che mi sono fermato in queste due località al termine dei
primi due giorni di viaggio. Pensavo che questa tappa fosse più
facile di quella di ieri, ma invece i frequenti strappi, talvolta duri
e prolungati, di queste prime colline piemontesi mi hanno impegnato
parecchio. Tortona
è una bella cittadina: benché in territorio piemontese,
ha più l'aspetto di una città lombarda. Mi hanno entusiasmato
assai poco le colline da Novi Ligure a Silvano d'Orba. Parte di questa
strada l'avevo percorsa già nel 1987 in senso contrario, e avevo
un ricordo migliore. Forse ai luoghi dona maggiormente la luce mattutina.
Cielo terso, caldo e secco. Magari fosse sempre così. La gamba
è quella che è, ma dopo due soli giorni non si può
mica pretendere. (Gavi)
TAPPA N° 3 - Bra, km. 98,8 **
La tappa di oggi si salva, in parte, solo per la sezione Pedaggera-Gallo
d'Alba, con ampi panorami sui vigneti, e con il castello di Serralunga
d'Alba (1,
2, 3),
che si vede già da molto lontano. Per il resto, molte zone non
brutte, ma abbastanza insignificanti, e numerosi strappi duri. Su tutti,
l'ascesa di 4 km che porta a Cerretto Langhe: un piccolo Mortirolo (piccolo
perché molto corto, ma come pendenze siamo lì, anzi...).
Anche oggi bel sole caldo e cielo perfettamente blu: proprio per questa
ragione ho deciso di anticipare i tempi, per sfruttare la situazione.
Quindi niente Monviso, che era stato aggregato all'itinerario all'ultimo
momento, e subito verso il Colle dell'Agnello.
TAPPA N° 4 - Chianale, km. 88 **
Chianale si trova ai piedi della parte finale dell'ascesa al Colle dell'Agnello,
e cioè dove la strada comincia davvero ad arrampicarsi. Si è
trattato di una semplice marcia di avvicinamento. Ancora clima perfetto.
Le uniche viste sulle montagne, nel finale, erano offuscate dal sole
frontale. Altro buon motivo per godersi la salita domattina, col sole
alle spalle, perché le previsioni del tempo rimangono ottime.
Chianale è un paesino davvero grazioso, e il "posto di tappa"
che mi ospita, più un rifugio che un albergo, è assai
accogliente.
TAPPA N° 5 - Briançon, km. 73 ****½
Ancora una clamorosa giornata di sole. L'Agnello (1,
2, 3,
4,
5, 6, 7,
8, 9,
10, 11)
è lungo, da Chianale,
11 km, e le pendenze sono notevolissime. Il massimo segnalato è
il 14%, a partire dal quinto chilometro. La cima si trova a una quota
di 2748 metri. Il versante italiano è molto spettacolare, e si
possono osservare numerose marmotte. Lungo la discesa per poco non ne
investo una. Traffico quasi nullo. Il versante francese non è
male, ma è molto più freddo, e infatti è assai
più innevato, oltre ad esser percosso, almeno oggi, da un forte
vento gelido. Dopo Château
Queyras, che ha una bella città alta, si va all'attacco dell'Izoard.
Al contrario dell'Agnello, che mi ha favorevolmente sorpreso, qui mi
aspettavo di più. L'unico passaggio veramente spettacolare è
la Casse Deserte (1,
2, 3,
4). La salita è
impegnativa: misura 14,5 km ed è caratterizzata da pendenze piuttosto
irregolari. Mi fermo nella parte bassa di Briançon, e salgo a
piedi alla Cité vera e propria dopo cena. C'è
una targa dedicata a Gino Bartali. Dislivello di oggi: 2100 metri. (Foto:
Queyras)
TAPPA N° 6 - Valloire, km. 53 *****
Stamattina sono partito molle, e inevitabilmente ho fatto fatica sul
Lautaret. A 3 km dal passo mi sono sdraiato un po', e quasi mi addormentavo.
Ridestatomi, ho ritrovato vigore. Al colle ho fatto merenda, e sono
partito per il Galibier con discreta baldanza. Va detto che il versante
difficile è quello nord, da cui ho visto salire solo facce stravolte
dalla fatica, mentre chi mi superava da questa parte sembrava molto
più fresco. Il chilometro più duro è l'ultimo,
al 12%. Il Lautaret (1,
2, 3)
è una grande strada statale, ma vietata agli autocarri. Il paesaggio
è notevole. Il Galibier (1,
2, 3, 4,
5, 6,
7, 8, 9,
10, 11, 12)
è sensazionale: tantissima neve (si sale a 2645 metri), ad ogni
svolta uno spettacolo nuovo. Direi che è il più bello
dei passi francesi che ho conosciuto. Il proprietario dell'albergo dove
mi fermo a Valloire è presidente di un véloclub, del quale
mi regala anche un adesivo. L'avrei appiccicato su una borsa, ma non
ci sta. Facciamo due chiacchiere sul doping. Alla fine io crollo e denuncio
la mia dipendenza dalla Coca-Cola e dalle marmellate di albicocche spalmate
sul pane.
TAPPA N° 7 - Grenoble, km. 141,3 *
Avendo scoperto nell'itinerario programmato a tavolino un clamoroso
errore di calcolo delle distanze, mi rassegno all'idea di aggirare le
Alpi, e di raggiungere Grenoble. Tappa noiosissima. A Grenoble non trovo
un solo ristorante aperto, e mi devo accontentare di una confezione
gigante di patatine fritte e di una bottiglia da mezzo litro di Coca-Cola,
acquistate presso una stazione di servizio.
TAPPA N° 8 - Gap, km. 103,7 *
Il fatto che in due giorni non abbia scattato una sola fotografia, la
dice lunga sulla piacevolezza dei luoghi. Altra giornata noiosa, dunque,
e rispetto a ieri anche più faticosa, perché la "strada
di Napoleone" tra Grenoble e Gap è una terribile infilata
di salite secche e discese vertiginose. Si comincia dopo 18 km, a Vizille,
con un'erta di 7 km dalla pendenza media non inferiore al 9%. In seguito
altre salite così lunghe non ne trovo più, ma è
dura comunque. La forma fisica è abbastanza buona, meglio dell'anno
scorso.
TAPPA N° 9 - Barcelonnette, km. 69,5 *½
Terza giornata consecutiva improntata alla noia. Nonostante le apparenze
suggerite dalla cartina (ma vatti a fidare delle carte della Michelin
sulle altimetrie, quelle del Touring Club Italiano sono nettamente più
chiare), le caratteristiche della strada
da Gap a Barcelonnette sono uguali a quelle di ieri e dell'altro
ieri. La possibilità di fare il Col de la Bonette era legata
ad un mio arrivo a Barcelonnette entro le 14, mentre invece sono arrivato
alle 16,30. Invece di domare la Bonette, schiaccio un pisolino. Devo
purtroppo notare che i prezzi in Francia sono in aumento.
TAPPA N° 10 - Entrevaux, km. 89,1 ****
E così ho completato il mio tour sulle Alpi francesi senza beccare
una goccia d'acqua. Da non credere, pensando ai precedenti. La Cayolle
(1,
2,
3)
è una salita molto lunga (27 km) ma impegnativa (7-8%) solo negli
ultimi 6 km. Pur senza far gridare al miracolo, è un bel passo.
L'ho percorso per una certa parte in parallelo, non insieme, a un cicloturista
di Birmingham, mio coetaneo. I nostri dialoghi sono stati molto faticosi,
perchè lui parlava un francese un po' diroccato, e il mio inglese
è meglio che non lo esibisca. In discesa faceva un caldo notevole,
e non avevo voglia di affrontare altri 900 metri di dislivello per imboccare,
domani, le Gorges du Cian. Così mi sono accontentato delle Gorges
de Daluis (1,
2, 3, 4,
5), che erano già lì, pronte da cogliere in tutta
la loro bellezza, dovuta principalmente alla profondità della
fenditura e agli insoliti colori delle rocce e delle acque. Entrevaux
(1,
2, 3,
4, 5)
è uno splendido borgo dominato da un castello.
TAPPA N° 11 - Ventimiglia, km. 122,8 **½
Di nuovo in Italia. Le Gorges Inferiores du Cian sono assai poco interessanti.
Ancora una volta la guida del TCI mi avrebbe tirato un bidone se ieri
non avessi optato per le Gorges de Daluis. La strada per Nizza, finché
non piega verso sud, non è brutta. Dopo il cambio di direzione,
diventa noiosissima, anche a causa del forte vento contrario. La Costa
Azzurra, come immaginavo, è ricca di saliscendi, ma è
più piacevole di quanto pensassi (Villefranche-sur-Mer),
eccetto Montecarlo, che è invece il trionfo del cattivo gusto.
Ho percorso un tunnel in curva, ma non so se è quello del Gran
Premio. Ventimiglia (1,
2, 3,
4, 5)
invece è una cittadina semplice ma graziosa. Oggi per la prima
volta ha piovuto un po', ma non forte. Mi sono fermato solo per una
decina di minuti sotto una tettoia, in località, ebbene sì,
Beausoleil.
TAPPA N° 12 - Taggia, km. 78,9 ***
Torna a splendere il sole. In programma oggi i numerosi paesini dell'entroterra
di Sanremo. Il più bello è Dolceacqua, col suo ponte (1,
2, 3)
e la sua via coperta,
ma mi sono piaciuti anche gli altri, in particolare Pigna (1,
2), Apricale,
Ceriana (1, 2).
La cartina del TCI segnalava, per il tratto Isolabona-Bajardo, una distanza
di 10 km. Invece sono 14, e trattandosi di una salita non particolarmente
agevole, non ho molto gradito l'errore. Altro errore poco gradito quello
di una sciocchina che ad Arma di Taggia ha parcheggiato sulle strisce
pedonali e mi ha aperto la portiera in faccia. Fortunatamente andavo
molto piano e l'impatto è avvenuto con il manubrio. Siccome ero
già irritato per l'impossibilità di trovare una camera
libera, ho lasciato Arma di Taggia, trovando una comoda sistemazione
a Taggia, pochi chilometri verso l'interno.
TAPPA N° 13 - Albisola Marina, km. 102,5
**
La Riviera non è certo brutta, ma alla lunga stanca. Trovare
una camera a Savona si è rivelato, sorprendentemente, impossibile.
Quest'anno c'è un sacco di gente in vacanza dappertutto. Ho trovato
una camera abbastanza fortuitamente ad Albisola, dove la cena, a base
di pesce, era spettacolare. L'unico elemento turistico di un certo interesse
della giornata era Albenga.
TAPPA N° 14 - Cavi di Lavagna, km. 110,2
*½
L'unica cosa carina che ho visto oggi è stata il galeone (1,
2) attraccato a
Genova. L'hanno utilizzato per girare il film "Pirati" di
Roman Polanski. Per il resto, saliscendi continui in un clima caldo
come nei giorni scorsi, ma oggi anche piuttosto umido. L'attraversamento
di Genova e di tutti i suoi sobborghi è esasperante, non finisce
mai.
TAPPA N° 15 - La Spezia, km. 85,8 ****½
Le Cinqueterre (1,
2, 3,
4, 5,
6, 7,
8, 9,
10, 11)
sono uno spettacolo, ma che fatica! I 4 km della strada che risale da
Vernazza hanno pendenze del 26%, più della rampa del mio garage:
4 km, ovviamente, percorsi quasi interamente a piedi. Stamattina ero
partito con le gambe molli, ma dopo 5 km di salita del Bracco mi ha
affiancato un simpatico ciclista milanese, e chiacchierando piacevolmente
siamo arrivati in cima quasi senza accorgercene. La strada che passa
al di sopra dei cinque paesi è straordinariamente spettacolare.
Credo sia il più bel posto di mare che io abbia mai visto nei
miei ciclogiri. Ora, però, essendomi posto alle spalle i due
principali obbiettivi del ciclogiro, ovvero le Alpi francesi e le Cinqueterre,
non mi sento più sufficientemente motivato a continuare verso
sud, e penso che sia ora di tornare a casa.
TAPPA N° 16 - Milano, km. 255,8 ***
La tappa più dura della mia storia di cicloturista. 255,8 km
con 1400 metri di dislivello. Sono partito alle 7,30, sono arrivato
pochi minuti prima delle 23. Ho appena fatto in tempo a entrare nell'area
urbana milanese prima che facesse buio, attraversando poi con calma
il centro. Ho passato l'Appennino grazie al Passo del Brattello, che
è chiuso al traffico a causa di una grossa frana che ha ingoiato
un cospicuo pezzo di strada, ma che è transitabile agevolmente
in bici grazie a una stradina sterrata che passa nel bosco, a monte
della frana.
Concludo così un giro breve, compatto, ma intenso. La media stellette
è un po' bassa, perché risente delle molte giornate interlocutorie,
ma nella mia memoria resteranno soprattutto i non pochi momenti entusiasmanti,
e la straordinaria buona sorte di aver azzeccato un periodo in cui il
clima è stato eccezionalmente soleggiato e secco. Ho percorso
1683 km con un dislivello di quasi 19000 metri (medie 105,2 e 1170).