In virtù della già citata regola
dell'alternanza, quest'anno parto da solo. Il progetto è vasto,
molto vasto. Troppo vasto. So perfettamente che le incognite sono tante,
e riguardano soprattutto le condizioni meteorologiche che troverò
lungo il cammino. Ogni anno medito di adottare dei sostanziali cambiamenti
nel mio equipaggiamento, ma alla fine, un po' per pigrizia, un po' perché
non trovo soluzioni alternative che mi convincano appieno, riparto nelle
stesse condizioni degli anni precedenti. Quindi: borse così grandi
e pesanti che mi sembra di cavalcare una mucca da latte, contenenti
un sacco di roba che non mi servirà. La meta estrema del mio
itinerario dovrebbe essere la Bretagna, le più importanti tappe
intermedie: la Normandia, l'Alsazia, alcune città come Troyes,
Le Mans, Reims, Rouen, forse il Belgio, e in particolare Bruges, e il
Lussemburgo. Purtroppo perderò ben presto la sfida con le succitate
incognite di natura meteorologica, ma riuscirò comunque a mettere
insieme un bel viaggio.
TAPPA N° 1 - Milano-Verres, km. 153,5 *½
Partenza con fiacca incorporata, e conseguente ritmo blando, che non
è mai una bella cosa, perché quando si parte piano ci
si abitua al lumachismo e alla fine si va ancora più piano. L'immagine
della lumaca non mi pare azzardata: la gomma posteriore della mia bici,
spetasciata sotto il peso delle borse e del sottoscritto (quest'anno
alla partenza peso 79 kg, vergogna!), fa pensare all'incedere del gasteropode.
Fa caldo, molto ma molto caldo. La sera a Verres, quando son passate
le 10, sembra mezzogiorno. Per tutta la giornata bevo come un tombino
sotto un temporale, e risudo, e ribevo. Ovviamente ci sono tutte le
condizioni affinché io soffra dell'immancabile mal di stomaco
dell'esordio. Arrivo a Verres in condizioni disgustose. Alloggio nello
stesso albergo del 2000, del quale ricordo l'eccellente qualità
della cucina, ma sfortunatamente non sono in grado di andare oltre una
semplice pizza, che non riesco neppure a finire. Come prima giornata
c'è da esser contenti. L'unica cosa da mettere nella colonnina
degli eventi fausti è che finalmente, all'ennesimo tentativo,
sono riuscito a vedere la cupola di San Gaudenzio, a Novara. Sembrerebbe
così vistosa, eppure c'è sempre qualcosa che la copre.
Quasi sempre .
TAPPA N° 2 - La Rosière, km. 101,7
***
Ancora un gran caldo, reso oggi più sopportabile dall'altitudine.
Per dare un'idea: ho valicato il Piccolo
San Bernardo alle 20,55, e non ho avuto alcun bisogno di indossare
la mantellina. Questa mattina alle nove meno un quarto gli albergatori
erano ancora a nanna, mentre io ero pronto a partire da un pezzo. Ho
lasciato una nota scritta, e un importo calcolato approssimativamente
per la mezza pensione. Poi ho speso un capitale in viveri durante la
tappa. E' stata abbastanza dura (sono 2100 metri di dislivello), ma
non ho mai sofferto. La strada ormai la conosco bene, ma è sempre
bella, soprattutto nella parte finale del passo. Nel '99 in cima c'era
tantissima neve, quest'anno è tutto verde. Con questo sole non
ho voluto correre rischi di combustione, e non ho mai rinunciato al
berretto e ai guanti di cotone fin da Milano. (Foto: Castello
di St-Pierre)
TAPPA N° 3 - Beaufort, km. 64,9 **½
Questa volta ho potuto vedere com'è il versante francese del
Piccolo San Bernardo, che nel '99 era avvolto nella nebbia. E' bello,
ma non quanto quello italiano. Il Cormet de Roselend (1,
2)
è inaspettatamente duro. Ho parlato con un cicloturista tedesco,
la cui opinione è che sia la salita più dura che lui abbia
mai affrontato, nonostante la sua vasta esperienza. E anche in cima,
un ragazzo e una ragazza, con le bici da corsa, confermano che è
una salita veramente tosta. Io sono arrivato a 8 km dalla vetta senza
più acqua nelle borracce. Ho fatto un paio di spuntini a base
di albicocche secche, ma a 5 km dal passo ero praticamente scoppiato,
soprattutto per l'impossibilità di bere. Proprio allora ho udito
il suono benedetto di un ruscello, la cui acqua freschissima mi ha rimesso
in sesto. Poco prima, nel ripartire dopo una breve sosta, avevo trovato
la gomma anteriore afflosciata. L'avevo gonfiata, ma non mi sembrava
che tenesse perfettamente. Prima di abbandonare il santo ruscello, ho
preferito cambiare la camera d'aria. La ruota posteriore, invece, è
un po' svirgolata. Non ci sono raggi rotti, per cui vedrò di
darle una regolata domani mattina. Soprattutto nella zona del colle,
dove c'è anche un lago,
si possono ammirare bei paesaggi.
TAPPA N° 4 - Bellegarde, km. 117,8 **
Ciclisticamente tutta la prima metà della tappa è stata
deliziosa: lieve e regolare discesa fino ad Albertville, e poi quasi
sempre su pista ciclabile fino ad Annecy. Da Annecy in poi, a parte
la grottesca difficoltà a trovare un'uscita ciclabile dalla città,
ho percorso una strada sgradevolmente trafficatissima (foto).
Nel corso della giornata è venuto qualche sporadico scroscio,
ma sono sempre riuscito a salvarmi sotto delle tettoie. La temperatura
resta decisamente alta (32° ad Annecy, non credo che da queste parti
ci siano abituati). Un pur fievolissimo barlume di condizione atletica
ha fatto timidamente capolino nel pomeriggio. Forse per il mio peso
superiore al consueto, forse per il caldo, mi si è formata un'enorme
vescica sul soprassella: ma non mi fa male, perché costituisce
praticamente un cuscinetto. So che non sono belle cose da raccontare,
ma credo sia utile sapere che il cicloturismo può comportare
anche di questi problemini. Nel libro che avevo comprato vent'anni fa,
si consigliava di portarsi appresso una pomata per le abrasioni procurate
dalla lunga frequentazione del sellino da parte di uno fra i quartieri
meno nobili del nostro corpo. A Bellegarde ceno in un ristorante thailandese:
ho molto apprezzato. La cucina thailandese assomiglia più alla
cucina indiana che a quella cinese (volendo c'era anche un menu cinese).
TAPPA N° 5 - Orgelet, km. 85,3 *
Una giornata "dégueulasse", schifosa, fin dai primi
minuti. Mi accorgo anzitutto che la vescica al soprassella ha assunto
le dimensioni di un bottone da cappotto. Poi scendo, cerco di pagare,
ma la carta di credito non funziona. La signora dice che non c'è
"argent" in cassa. Ma non scherziamo. E' la prima volta nella
mia vita che uso una carta di credito, e mi allarmo. Scoprirò
poi che in Francia a volte per problemi di linee non si riesce ad utilizzare
la carta, e quindi un po' di contanti è sempre bene portarseli.
Fortunatamente me li sono portati. Il percorso odierno, per strada statale
(Nantua, Oyonnax), è un pianto: strade prive di ogni bellezza,
con molte salite talora assai dure, che come al solito le carte Michelin
non segnalano. Una valanga di camion, due dei quali guidati in maniera
assai spregiudicata. Gran caldo. Nelle soste mosche omicide, esasperate
dall'assenza della pioggia che dura da molti mesi, mi azzannano avidamente
i polpacci. In mattinata, per capirci qualcosa riguardo al problema
della carta di credito, sono entrato in una cabina telefonica, collocata
perfettamente al sole, il cui telefono mancava del ricevitore. Poco
oltre, un bel tavolo da picnic, presso cui volevo fermarmi per osservare
la cartina, non aveva il piano. Mi son guardato in giro per vedere se
riuscivo a scorgere Ingmar Bergman, perché mi sembrava di essere
piombato nell'incubo del professore de "Il posto delle fragole".
TAPPA N° 6 - Grange de Vaivre, km. 83,8
**
Il profilo altimetrico delle strade del Jura francese è sempre
il solito supplizio, con queste salite assurde, dritte dritte, in un
paesaggio insignificante. Graziosi invece i borghi di Poligny
e Arbois (1, 2,
3, 4).
Grange de Vaivre è un paesino minuscolo che incontro 15 km dopo
Arbois. Da Arbois mi sono spinto per alcuni km lungo la strada della
Reculée des Planches, nell'ultimo disperato tentativo di apprezzare
qualcosa della natura di questa zona. Tentativo disperato, appunto,
e aggiungerei vano. (Orgelet)
TAPPA N° 7 - Montbéliard, km. 117,6
**½
Giornata climaticamente perfetta. Il tracciato è come sempre
vallonatissimo. Besançon (1,
2) è
bellina, ma un po' triste, perché ha case tutte uguali. Mi piace
di più Montbéliard (1,
2). Si entra
in Alsazia, e i paesaggi
sono già più vivaci. Si vedono molti fiori.
Un sobborgo di Montbéliard, Sochaux, si è rinominato "la
città del football". In effetti si tratta di un semplice
quartiere di una città di dimensioni medio-piccole, con una squadra
di calcio che gioca quasi stabilmente nella prima divisione; un equivalente
del nostro Chievo.
TAPPA N° 8 - Ammerschwihr, km. 108,2 ****½
Dopo una galoppata di puro ciclismo sulla quasi-superstrada che unisce
Montbéliard a Colmar, mi sono crogiuolato nella visita della
madre di tutte le case a graticcio. A Colmar tutto è fatto a
graticcio (1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,11,12,13,14,15,16,17,18).
Gli edifici sembrano disegnati a mano libera sull'onda di un'improvvisazione
istantanea, e non c'è una casa che assomigli ad un'altra. Un
incanto. Da Colmar salgo al primo paese sulle colline ricoperte di vigneti,
dai quali spuntano piccoli borghi con nomi tedeschi che promettono altre
meraviglie, per la giornata di domani.
TAPPA N° 9 - Strasbourg, km. 92,9 *****
Ho più camminato che pedalato, col naso per aria ad ammirare
le meravigliose case a graticcio dei piccoli borghi sulla Route du Vin,
Kaysersville (1,2,3,4.5),
Kientzwihr (1,2,3,4,5,6,7),
Riquewihr (1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,11,12,13,14),
Ribeauvillé (1,2,3,4,5,6,7),
Bergheim, Sélestat.
Il 60% del percorso l'ho coperto dalle 17,30 in avanti. Sono arrivato
a Strasbourg
poco prima delle 20, e ho perso un'ora alla ricerca di una camera, a
causa della concomitanza fra i lavori dell'UE e un'altra manifestazione
che non ho ben capito cosa sia. La città, che di primo acchito
mi ha fatto una grande impressione, sarà oggetto delle mie attenzioni
domattina. Una giornata di sole caldo, il giusto, e ventilata, senza
le esagerazioni eoliche così frequenti in questo Paese. Insomma:
una giornata perfetta. Non è un caso che abbia visto parecchi
cicloturisti, di giornata e non.
TAPPA N° 10 - Sarrebourg, km. 80,1 ****
Stamattina la bici aveva la ruota posteriore frenata: si è di
nuovo svirgolata, e ho dovuto regolare un po' la tensione dei raggi.
Ho speso le prime due ore in una bella passeggiata per il centro di
Strasbourg (1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,11),
davvero mirabile. Quindi per una strada secondaria, attraverso graziosi
paesini come Oberhausbergen
e Willgottheim,
sono arrivato a Saverne.
A partire da Saverne, ecco il primo vento contrario dell'anno, fino
a Sarrebourg. E' arrivata una perturbazione, ma ha cominciato a piovere
solo quando ero già in camera. Oggi gamba molle: avevo più
voglia di camminare che di pedalare. Confermo la mia impressione dei
primi giorni sui prezzi in Francia: sono aumentati moltissimo.
TAPPA N° 11 - Metz, km. 91,9 ***
Partenza sotto una leggera pioggerella. Fin verso le 11 ho incontrato
piovaschi sporadici, che non mi hanno arrecato particolare disturbo.
Il percorso attraverso le campagne era ciò che mi aspettavo:
gradevole e tranquillo, e con bellissimi cieli quando il vento si è
messo a soffiare con irruenza (1,2,3,4).
A Metz, ha preso a piovere forte una prima volta quando ho trovato l'albergo,
una seconda volta quando ho trovato il ristorante, e una terza poco
prima che riuscissi di nuovo a raggiungere l'hotel per andare a nanna:
nonostante la mantellina, ho dovuto stendere maglietta e pantaloni ad
asciugare. Metz non è entusiasmante. L'enorme cattedrale, più
che una chiesa, sembra un forte militare, nella sua impettita e voluminosa
severità. Bello invece il Pont des Allemands. L'edilizia civile
non è sgradevole, ma non ha nulla che la faccia ricordare. Sono
entrato in un Virgin e in uno Fnac, constatando che qui in Francia i
prezzi dei supporti audiovisivi sono assolutamente folli. Per domani
è previsto, ahimé, tempo brutto.
TAPPA N° 12 - Verdun, km. 70,4 **
Giornata cruciale: le condizioni meteorologiche, la tipologia delle
strade, il persistere del traffico pesante - che è aumentato
in misura esponenziale negli ultimi due anni - anche sulle vie secondarie,
mi hanno fatto pensare ad un arrivo a Reims, da cui taglierò
verso Troyes. La prospettiva di dover affrontare ancora tanti chilometri
controvento in direzione Normandia mi toglie il piacere della vacanza.
Oggi il vento era direttamente contrario al senso di marcia, e soffiava
ad una velocità pazzesca. La mia andatura in piano superava di
rado i 12 kmh. A questi ritmi quando arriverei in Normandia, e in quali
condizioni di spirito? E poi quando vengo superato da un camion, o ne
incrocio uno, a causa del vento rischio ogni volta di finire fuori strada,
o peggio sotto le ruote del mostro di turno. Non va. Oggi ho dovuto
fare due soste per la pioggia: una verso mezzodì e un'altra verso
le 14,30. Appena arrivato in albergo ha cominciato a diluviare, e non
accennerà a smettere neppure durante tutta la notte. Ho speso
30,50 euro per una stanzetta senza bagno in una bettola, e ho pure dovuto
pagare in anticipo perché domattina non c'è nessuno, e
tantomeno serviranno la colazione. Per fortuna vicino a questo pseudo-albergo
c'è un ristorante italiano, piuttosto caro a sua volta, ma che
almeno in cambio dei non pochi denari richiesti offre qualcosa di veramente
buono. (Foto: 1,
2, 3,
4. 5)
TAPPA N° 13 - Saint-Dizier, km. 86,5 **
A Verdun non piove, ma il cielo è nero come la pece. In partenza
faccio un tentativo di raddrizzare un po' la ruota posteriore, e dovrò
ripetere l'operazione domattina. Il cerchio presenta preoccupanti crepe
nel punto d'innesto di alcuni raggi. Spero che non si spacchi tutto.
Sul percorso piove quasi ininterrottamente. Il vento contrario insostenibile
sulla rotta per Reims mi ha indotto a ripiegare verso Bar-le-Duc, dove
mi sarei fermato se avessi trovato una camera libera. Nel frattempo
però il cielo si è rischiarato un po', e ho potuto proseguire
per St-Dizier. La direzione è Troyes. Gli ultimi 20 km erano
esageratamente vallonati, ma fino a Bar-le-Duc, nonostante la pioggia,
ho potuto ammirare le belle campagne, ricche di pascoli e di coltivi.
A St-Dizier in serata c'è una temperatura che probabilmente non
raggiunge i 10°. Qui farà tappa il Tour de France, fra pochi
giorni, per ben due giorni consecutivi. Una delle due tappe è
la crono a squadre.
TAPPA N° 14 - Creney, km. 85,8 **
Dopo la prima colazione, vado a recuperare la mia bici, e scopro che
la ruota posteriore è completamente bloccata. La deformazione
del cerchio è vistosissima. Provo a regolare la tensione di alcuni
raggi, ma il cerchio mi si sbriciola letteralmente fra le mani, e i
raggi saltano per aria come le molle di un materasso squarciato. Carico
le borse e, ovviamente conducendo la bici a mano, vado alla ricerca
di un meccanico. Trovo per fortuna un grosso negozio nel centro di St-Dizier.
Ad una prima analisi sembra non esservi rimedio: si cerca di montare
una ruota nuova, ma non se ne trova una che sia compatibile. In vetrina
però, per colmo di fortuna, c'è una Bianchi Spillo; di
un modello leggermente diverso, ma la ruota sembrerebbe utilizzabile
per la mia bici. Convinco il meccanico a provare. Lui ordina per telefono
una ruota per sé, e quella della bici in vetrina la monta con
successo sulla mia. Sono salvo. Il percorso poi è bello, nonostante
le condizioni meteo odiose: fino alle 15 molta pioggia, ed è
stato un continuo mettere e togliere mantelline. Dopo le 15, il vento
dell'ovest. Gli ultimi 20 km sono tutti diritti, scossi da gobbe continue,
perfettamente controvento, su un asfalto rugosissimo che è la
negazione assoluta della scorrevolezza. Autocarri a iosa. Mi sono fermato
a Creney (1, 2),
all'estrema periferia di Troyes, che visiterò domattina. Le previsioni
meteo per domani promettono un miglioramento. Stasera ho mangiato maluccio.
Anche sotto il profilo gastronomico questo non è certo il migliore
dei miei ciclogiri.
TAPPA N° 15 - Auxerre, km. 88,7 ****½
Molto bella Troyes (1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,11,12,13,14,15).
Anch'essa, come St-Dizier, si prepara ad accogliere nel modo migliore
il Tour. Splendide campagne lungo tutto il percorso (1,2,3).
Da segnalare il borgo di Bouilly (1,2)
e l'abbazia di Pontigny (1,
2, 3).
Mi sono sistemato un po' tardi ad Auxerre,
perché ho faticato a trovare una camera, sicché la visita
della città è rimandata a domattina. Il cielo è
sempre stato coperto, ma non ha mai piovuto. La mia bici, con la sua
ruota nuova tutta luccicante, scorre che è un piacere, quando
il vento la lascia un po' in pace. Ho notato che in tutta questa parte
nord-orientale della Francia girano un sacco di roulottes, e 9 su 10
sono olandesi.
TAPPA N° 16 - Avallon, km. 73,6 ***½
Ormai mi sto abituando alle tappe corte ma dense di significati. Giornata
più soleggiata rispetto a ieri, con un bel caldo secco. Da Auxerre
(1,2,3,4)
al bivio per Vézelay la strada, insolitamente poco ondulata,
corre fra belle campagne (1,2).
Negli ultimi 25 km invece il tracciato si fa impegnativo. C'è
stato sempre pochissimo vento, comunque, e quindi tutto bene. Mi aspettavo
qualcosa di più da Vézelay (1,2,3)
e da Avallon (1,2).
A Cravant c'era un festa medievale (1,2,3),
ma sono arrivato troppo presto e troppo tardi, ovvero in una pausa fra
le varie manifestazioni.
TAPPA N° 17 - Dijon, km. 118,4 ***
Giornata spesa tutta su strade secondarie. Poco traffico, vita beata,
belle campagne, tracciati altimetricamente ragionevoli. Indugio un po'
nei paesi di Montjalin,
Montréal (1,2)
e Epoisses (1,2).
Semur-en-Axois
è più bella da fuori; la chiesa era chiusa anche durante
l'orario d'apertura. A Dijon riesco a trovare solo una camera piccolissima
a 33 euro senza bagno (per raggiungere il bagno sul corridoio bisogna
passare davanti alla reception) nella quale devo far stare anche la
bici, e il ragazzotto mi dice pure che l'indomani probabilmente la "patronne"
mi chiederà 4 euro supplementari per il parcheggio. La patronne,
invece, non mi chiederà proprio un bel niente, anche se non sono
sicuro che mi abbia visto portar fuori la bicicletta. (foto)
TAPPA N° 18 - Macon, km. 136,8 **
L'intenzione era quella di arrivare fino a Pérouges, ma ho fatto
male i conti: sarebbero 200 km. Partenza mattiniera, a favore di vento.
Tutto bene fino a Chalon, dove ho perso almeno mezz'ora a causa della
scandalosa mancanza di indicazioni stradali. E una quindicina di km
dopo sono uscito da una delle solite rotonde con la gomma posteriore
a terra. Fra cambio, pompaggio provvisorio, tentativo fallito di completare
l'opera alla prima stazione di servizio, riuscito alla seconda, ho perso
circa un'ora. Il sole era piuttosto fastidioso. Erano quasi le sei,
quando sono arrivato a Macon, e ivi ho deciso di fermarmi. (Foto: Tournus)
TAPPA N° 19 - Belley, km. 141,1 ***½
Poco dopo l'uscita da Macon ho sbagliato strada, e per raggiungere il
bel borgo di Châtillon
ho percorso 8 km in più. La maggior parte del percorso odierno
si è rivelata ideale per il cicloturismo, con poco traffico,
ondulazione sopportabile, e bei paesaggi. Sulle strade statali, da queste
parti, hanno piantato delle sagome nere nei punti in cui sono avvenuti
degli incidenti mortali, una sagoma per ogni vittima. Io penso che sia
un'iniziativa lodevole, ma a giudicare dal comportamento di alcuni automobilisti,
quelle salme di cartone non sembrano impressionarli più di tanto.
Davvero splendido il borgo di Pérouges (1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,11,12).
TAPPA N° 20 - Moûtiers, km. 124,1
**½
Giornata molto calda. Son partito con le gambe un po' molli, ma mi sono
ripreso in seguito. Prima della lunga galleria che sfocia sul lago presso
Chambéry, un'interruzione mi ha costretto a iniziare la salita
del Col du Chat. Ma quando ho trovato il cartello di rientro avevo già
fatto quasi 2 km di salita non agevole, e ho deciso di proseguire per
il colle, che si trova a una quota vicina ai 650 metri e si raggiunge
dopo 5 km di salita al 6-7%. Niente di spettacolare, ma almeno ho evitato
la lunga galleria, che mi inquietava un po'. Dal lago al centro di Chambéry
si va per pista ciclabile. Chambéry è una città
di bell'aspetto, con un'ampia zona pedonale. Da qui ad Albertville la
strada è noiosissima, tutta rettilinei, fortunatamente con vento
a favore. Da Albertville a Moûtiers,
per evitare la superstrada, mi perdo in un viluppo di strade, stradine,
sottopassi, cavalcavia, avvinto al tronco della strada principale come
un'edera.
TAPPA N° 21 - Verrayes, km. 131,2 ***
Il nome della località non tragga in inganno: Verrayes è
in Valle d'Aosta, poco dopo il capoluogo. La tappa è stata impegnativa,
considerando i 1900 metri di dislivello abbinati alla distanza coperta,
ma è andata bene. La forma fisica è buona, ed è
un peccato che il viaggio sia prossimo alla sua conclusione. Oggi molto
sole, e gran caldo. Dalla cima del Piccolo
San Bernardo in poi soffiava un forte vento contrario. Fino a Bourg-St-Maurice
non mancano i tratti di salita tosta: la strada, fedele al classico
modello francese, è molto vallonata. La salita del Piccolo San
Bernardo, invece, è lunga, ma ha pendenze sempre molto dolci,
e poi nulla impedisce di sdraiarsi di tanto in tanto su un prato all'ombra,
o di entrare nell'ultima cabina telefonica francese a La Rosière,
per sfruttare fino in fondo la scheda telefonica ed avvisare un po'
di gente che sto tornando.
TAPPA N° 22 - Milano, km. 172,4 *½
L'ultima, classica, un po' noiosa galoppata finale mi riporta al calduccio
del mio focolare. Il cielo era velato fino all'ora di pranzo, poi è
uscito un sole quasi prepotente. Vento contrario fino a Vercelli, di
direzione variabile ma debole in seguito. Nient'altro da ricordare.
Il mio contachilometri dice 2327,9, alla media giornaliera di 105,8,
i miei appunti mi ricordano che ho superato un dislivello complessivo
di 12000 metri (circa 550 al giorno), e che ho speso in media una sessantina
di euro al giorno, molto più degli anni scorsi. Certo, viaggiare
con la tenda è molto meno costoso, ma gli svantaggi sono a mio
parere troppo pesanti. A proposito di pesi, sono riuscito a perdere
parecchi chili, scendendo a 70-71. Si sta tanto meglio, così.
APPENDICE
Nelle torride giornate milanesi di inizio agosto, ho avuto la ventura
di trovare delle borse da bici molto diverse da quelle che ho usato
fino ad oggi: si tratta di tre borse unite fra di loro in un corpo unico
(ma si possono separare), compatte e aerodinamiche. Per provarle, ho
fatto un viaggetto supplementare da Milano a Madonna di Campiglio, all'andata
in un giorno e mezzo, al ritorno in un giorno solo. Le ho riempite per
un peso complessivo di circa 11 kg, intendendo, d'ora in poi, non superare
mai questa soglia. Beh, è tutt'un'altra storia: l'andatura è
molto superiore sia controvento che in salita. L'unico problema è
che le cuciture di queste borse sono pessime, e dovrò cercare
qualcuno che me le rinforzi, forse un calzolaio. Sto anche rivoluzionando
il mio corredo fotografico: lo collauderò nel corso dell'inverno.