CICLOGIRO 1989 - Partenza nell'ultima settimana di giugno, probabilmente il 29

 

 

 

 

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I collegamenti alle fotografie sono in marrone. Chi vuole vedere solo le fotografie può partire da QUI. (All the pictures starting from HERE)

 

Di questo viaggio non conservo alcuna testimonianza scritta. Non ricordo nemmeno se il diario di viaggio è andato smarrito, o se addirittura non è mai esistito. Forse avevo deciso di affidarmi unicamente alle fotografie, e infatti da quell'anno cominciai ad usare di più la macchina fotografica, e mi resi conto ben presto che l'impegno nel cercare dei soggetti da fotografare mi costringeva ad osservare molto più attentamente ciò che mi circondava. E' anche per questo motivo che considero il "3° CICLOGIRO CLODIANO" il primo vero ciclogiro. La parola "ciclogiro" sintetizza per me l'idea di un certo modo di viaggiare, ma, in senso esteso, persino una filosofia di vita. Chi ha letto e amato "Le petit prince" ricorderà la paginetta in cui Saint-Exupéry parla dell'incontro fra il mercante di pillole e il piccolo principe, e capirà ciò che intendo dire. Il cicloturista, insomma, è un piccolo principe che gode della lentezza e si crogiuola nel bello. E se i luoghi di oggi sono brutti, ha facilmente modo di isolarsene e di perdere i propri pensieri fra le meraviglie che ha visto ieri.

Pur mancando il diario, sono comunque riuscito a ricostruire l'itinerario di quel viaggio attraverso la consultazione dell'archivio fotografico e l'osservazione delle cartine.

TAPPA N° 1 - Milano - Ivrea, km. 120
Percorro, con poche digressioni significative (foto), la strada statale 11, che dalle parti di Santhià cambia numero e dopo Cavaglià lo cambia di nuovo. Il verde vivissimo delle risaie per un po' mette allegria, ma alla lunga stanca. Visito Novara e Vercelli. A Ivrea, la sera, ci sono rondini a centinaia. Forse esagero, diciamo a decine.

TAPPA N° 2 - Verrès, km. 90
Risalgo la Valle d'Aosta (foto), tra castelli e resti romani (la strada romana di Donnas, il forte di Bard), fino a Châtillon, dove attraverso la Dora (foto) e prendo la stradina che corre parallelamente alla statale. E' molto tranquilla, quasi sempre all'ombra, ma è più vallonata rispetto alla strada principale. Arrivo così al castello di Fenis, che è talmente pittoresco da sembrare finto. Quando sai che invece è autentico, ti sembra ancora più bello. Faccio ritorno sulla statale, e fronteggiando un furioso vento contrario nella luce abbacinante del pomeriggio valdostano, raggiungo Verrès. (Montestrutto)

TAPPA N° 3 - Biella, km. 65
Si sale rapidamente ad Andrate (836 m slm) con pendenze severissime, e da Croce Serra (853 m slm) si scende poi per una strada piacevolmente panoramica, passando per Donato e Netro, ove c'è una chiesetta antichissima che fa tenerezza tanto è sbilenca. Frattanto il tempo peggiora instancabilmente. Giunto a Graglia, imbocco la strada che porta al santuario omonimo, avendo in animo di chiudere l'ambizioso anello che comprende l'altro santuario famoso della zona, quello di Oropa. Ma oltre al cielo minaccioso, mi induce a desistere la vista di un'automobile che nei primi metri della salita si deve fermare, col motore arrosto. Mi dirigo allora direttamente verso il Parco della Bùrcina, che ha l'aria di essere molto bello. La luce è però così fioca che è difficile distinguerlo da come appare il giardinetto di via Tolentino, a due passi da casa mia, in un nebbioso pomeriggio di novembre. Il cielo ora è nerissimo, ed ho appena il tempo di scendere precipitosamente a Biella e di prendere possesso di una stanza. Se non ricordo male, però, alla fine non è venuta una sola goccia d'acqua.

TAPPA N° 4 - Casorate Sempione, km. 159
L'incipit della giornata è gloriosissimo, quasi un inno all'astuzia: percorro 15 km in direzione Romagnano Sesia, e improvvisamente mi assale il dubbio di non aver ripreso la mia carta d'identità all'albergo. Il dubbio si rivela legittimo. Che bello, 30 chilometri per niente! Da Romagnano ho risalito la Valsesia fino a Varallo, e poi, superando la Colma (942 m slm), sono sceso sul lago d'Orta, sponda occidentale. Mi dirigo a sud fino a Borgomanero, quindi verso est passando per Sesto Calende, dal cui ponte sul Ticino dicono si possa ammirare un panorama magnifico sul Monte Rosa, nelle giornate particolarmente limpide. Non era questo il caso. Passando per Somma Lombardo, dove c'è un bel castello proprio accanto alla statale del Sempione, approdo a Casorate Sempione.

TAPPA N° 5 - Lecco, km. 115
Sulla prima parte dell'itinerario la memoria mi assiste solo in parte. Sono sicuro di essere passato da Arsago Seprio e da Castelseprio, dopodiché sono entrato in una zona in cui all'epoca probabilmente non avevano ancora inventato i cartelli stradali, e mi sono perso. Di tutta questa parte di percorso, fino ad Arco di Trento, non conservo alcuna testimonianza fotografica, perché, come scoprirò appunto ad Arco, avevo inserito il rullino in maniera scorretta, sicché la pellicola era rimasta al calduccio nel suo caricatore mentre io scattavo, e scattavo, e scattavo, a vuoto. Nella seconda parte della giornata, tuttavia, sono sicuramente salito alla Madonna del Ghisallo (754 m slm), e ridisceso per vorticosi tornanti fino a Bellagio. Ho infine raggiunto Lecco percorrendo la bellissima statale lungolago. A Lecco comincia a piovere, e il proprietario dell'albergo sostiene che quando il Padreterno deve far piovere in un posto solo, sceglie sempre Lecco. Scoprirò nei giorni successivi che non è proprio così che stanno le cose.

TAPPA N° 6 - Clusone, km. 88
Punto verso sud, passando per Pontida, e da qui vado ad Almenno San Salvatore e a San Pellegrino Terme. Il tempo va di nuovo peggiorando, ma decido comunque di dirigermi verso la Presolana. A Oltre il Colle, sopra i 1000 metri di altitudine, c'è un nebbione denso come uno zabaione. Comincia a piovere, e fa molto freddo. La discesa, dopo aver superato Oneta, mi porta ad attraversare la val Seriana, e infine salgo lentamente, sotto una pioggerellina insistente, a Clusone. Qui la proprietaria tuttofare della pensioncina dove alloggio mi commuove deplorando l'orribile stagione che stiamo vivendo: piove da un mese, tutti i santi giorni, e i clienti scappano, o annullano le prenotazioni.

TAPPA N° 7 - Brescia, km. 74
Una giornata ridicola. Il cielo è già coperto alla partenza. Raggiungo Lovere percorrendo la strada che corre parallela al fiume Borlezza, e costeggio poi in senso orario il Sebino. Se il tempo fosse decente sarebbe un bellissimo itinerario. A Iseo si mette a piovere copiosamente. Non avendo intenzione di passare la giornata sotto un portico, dopo essermi infilato ai piedi dei sacchetti di plastica legati con degli elastici (un pessimo espediente, lo sconsiglio), decido di tuffarmi nel diluvio e di cercare di raggiungere Brescia. Ben presto mi trovo a sguazzare in 30 centimetri d'acqua. Ho indossato sia il k-way che una mantellina supplementare, ma è come essere sott'acqua. Le auto che mi superano alzano delle ondate che mi sommergono fino alle ginocchia. Arrivo a Brescia a mezzogiorno e mi rifugio nella camera di un albergo vicino alla stazione. L'unica mia occupazione fino alla fine della giornata è quella di stendere tutto quanto ho portato con me perché si asciughi almeno in parte. Banconote comprese. Se fosse entrato qualcuno, avrebbe pensato di trovarsi nel laboratorio di un falsario.

TAPPA N° 8 - Arco di Trento, km. 114
Il maltempo sembra voler offrire una giornata di tregua. Raggiungo la riva meridionale del lago di Garda, transitando per Desenzano, Sirmione (così bella ma così affollata), Peschiera, e continuo poi a costeggiare il lago verso nord, per Lazise, Bardolino (dove c'è una chiesetta paleocristiana di grandissima suggestione), Garda, e così via, fino a Riva del Garda. Da qui ad Arco il passo è breve.

TAPPA N° 9 - Belluno, km. 148
Percorro la statale 45bis, costeggiando il Lago di Toblino, fino a Trento, che è una città bellissima. Proseguo per la statale 47 della Valsugana, molto trafficata. 25 km dopo Borgo Valsugana prendo la deviazione a sinistra per Feltre. I primissimi km montano parecchio. Nel centro di Feltre, distratto dal fascino della cittadina, scendo troppo bruscamente da un marciapiede e rompo un raggio della ruota posteriore. Me ne accorgerò solo alcuni giorni dopo, anzi, me lo faranno notare alcuni ciclisti. Come si comportano gli altri ciclisti nei confronti del cicloturista? Se questi viaggia da solo, si affiancano volentieri e percorrono anche lunghi tratti di strada appaiati. In genere vogliono sapere un sacco di cose, sfruttando l'occasione rara di poter parlare con un cicloturista italiano (siamo così pochi che spesso chi mi avvicina mi si rivolge in inglese, dando per scontato che io sia straniero), ma poi si finisce per parlare di qualsiasi argomento. Per la medesima strada, arrivo a Belluno all'ora di cena, piuttosto stanco. Anche oggi il tempo è stato clemente.

TAPPA N° 10 - Vittorio Veneto, km. 66
Ho in programma il giro dell'Alpago e del Cansiglio, ma fin dalla partenza, con già indosso la mantellina, capisco che non sarà una giornata facile. Man mano che si sale, fa sempre più freddo, c'è molta nebbia, e insomma, mi convinco che in questi posti dovrò tornarci in un'occasione migliore. Arrivato a Spert, anziché proseguire per il Cansiglio scendo verso il Lago di Santa Croce, sotto una pioggia gelida che mi fa battere i denti. In una ventina di chilometri sono a Vittorio Veneto.

TAPPA N° 11 - Bassano del Grappa, km. 78
Il peggio sembra essere passato: c'è un bel sole al momento della partenza. Sulla strada che porta a Valdobbiadene, dopo pochi chilometri, m'imbatto nella splendida abbazia cistercense di Follina (1, 2, 3, 4, 5). La zona di Valdobbiadene esibisce una spettacolare sequenza di colline tutte rivestite di vigneti. Attraversato il Piave, giungo a Possagno, dove prendo una deviazione per Asolo, la cui bellezza è universalmente nota. Altri 15 chilometri, passando per Mussolente, e sono a Bassano.

TAPPA N° 12 - Montagnana, km. 97
Ancora un bel sole mi accompagna fino a Cittadella (1, 2, 3), circondata da mura e da un bel parco. Imbocco la statale per Vicenza, ma poco dopo l'abbandono in favore di una serie di strade secondarie (Vo Vecchio), piacevolmente ignorate dal traffico, attraverso le quali, quasi senza accorgermene, arrivo in breve davanti all'imponente struttura delle mura di Montagnana (1, 2, 3, 4, 5).

TAPPA N° 13 - Rovigo, km. 45
E' curioso come a volte, sapendo di dover percorrere pochi chilometri di pianura, come in questa occasione, faccia più fatica che non al cospetto di un tappone alpino (ma in quel momento, nel 1989, un tappone alpino ancora non sapevo proprio cosa fosse). Il fatto è che si parte molli, e non si trova mai il ritmo giusto. Anche perché l'itinerario di oggi è contrassegnato da due soste importanti, a Este e a Monselice (1, 2). Rovigo è meno interessante, ed essendo arrivato molto presto ne approfitto per farmi una bella dormita, mentre fuori si scatena un grosso temporale.

TAPPA N° 14 - Guastalla, km. 135
Questa volta arrivo a Ferrara non ustionato, ma semmai fin troppo bagnato. E per meglio cogliere il contrasto, m'imbatterò nel corso del pomeriggio in un altro temporale. Ciò che mi stupisce di Ferrara (1, 2, 3, 4, 5) è la quantità impressionante di biciclette. Mi risulta che ancora oggi sia la città italiana con il maggior numero di biciclette circolanti per numero di abitanti. Il temporale cui ho appena accennato si scatena poco prima del mio arrivo a Carpi (1, 2), dove medito di fare tappa, ma poi decido di arrivare fino a Guastalla. (Foto: Pontelagoscuro, Cavo Napoleonico)

TAPPA N° 15 - Piacenza, km 128
Percorro la sponda meridionale del Po, passando per Colorno. Dopo una breve sosta a Busseto, incrociata la via Emilia presso Fiorenzuola, salgo a Castell'Arquato (1, 2), che merita di essere visitata con calma. Una tranquilla strada secondaria scende molto gradualmente fino a Piacenza. Il tempo si è messo al bello, proprio ora che il viaggio è prossimo alla conclusione.

TAPPA N° 16 - Milano, km. 85
Attraverso un percorso fatto in gran parte di stradine di campagna, con alcune brevi soste a Orio Litta (1, 2) e a Sant'Angelo Lodigiano, arrivo a casa giusto per l'ora di pranzo. Ho percorso, secondo i calcoli un po' approssimativi risultanti dalla mia ricostruzione, 1607 km in 16 giorni, alla media "aurea" di 100 chilometri al giorno.

 

 

 

 

 

 

 

 

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