Di questo viaggio non
conservo alcuna testimonianza scritta. Non ricordo nemmeno se il diario
di viaggio è andato smarrito, o se addirittura non è mai
esistito. Forse avevo deciso di affidarmi unicamente alle fotografie,
e infatti da quell'anno cominciai ad usare di più la macchina
fotografica, e mi resi conto ben presto che l'impegno nel cercare dei
soggetti da fotografare mi costringeva ad osservare molto più
attentamente ciò che mi circondava. E' anche per questo motivo
che considero il "3° CICLOGIRO CLODIANO" il primo vero
ciclogiro. La parola "ciclogiro" sintetizza per me l'idea
di un certo modo di viaggiare, ma, in senso esteso, persino una filosofia
di vita. Chi ha letto e amato "Le petit prince" ricorderà
la paginetta in cui Saint-Exupéry parla dell'incontro fra il
mercante di pillole e il piccolo principe, e capirà ciò
che intendo dire. Il cicloturista, insomma, è un piccolo principe
che gode della lentezza e si crogiuola nel bello. E se i luoghi di oggi
sono brutti, ha facilmente modo di isolarsene e di perdere i propri
pensieri fra le meraviglie che ha visto ieri.
Pur mancando il diario,
sono comunque riuscito a ricostruire l'itinerario di quel viaggio attraverso
la consultazione dell'archivio fotografico e l'osservazione delle cartine.
TAPPA N° 1 - Milano
- Ivrea, km. 120
Percorro, con poche digressioni significative (foto),
la strada statale 11, che dalle parti di Santhià cambia numero
e dopo Cavaglià lo cambia di nuovo. Il verde vivissimo delle
risaie per un po' mette allegria, ma alla lunga stanca. Visito Novara
e Vercelli. A Ivrea, la sera, ci sono rondini a centinaia. Forse esagero,
diciamo a decine.
TAPPA N° 2 - Verrès,
km. 90
Risalgo la Valle d'Aosta (foto),
tra castelli e resti romani (la
strada romana di Donnas, il
forte di Bard), fino a Châtillon, dove attraverso la Dora
(foto)
e prendo la stradina che corre parallelamente alla statale. E' molto
tranquilla, quasi sempre all'ombra, ma è più vallonata
rispetto alla strada principale. Arrivo così al castello
di Fenis, che è talmente pittoresco da sembrare finto. Quando
sai che invece è autentico, ti sembra ancora più bello.
Faccio ritorno sulla statale, e fronteggiando un furioso vento contrario
nella luce abbacinante del pomeriggio valdostano, raggiungo Verrès.
(Montestrutto)
TAPPA N° 3 - Biella,
km. 65
Si sale rapidamente ad Andrate (836 m slm) con pendenze severissime,
e da Croce Serra (853 m slm) si scende poi per una strada piacevolmente
panoramica, passando per Donato e Netro, ove c'è una chiesetta
antichissima che fa tenerezza tanto è sbilenca. Frattanto
il tempo peggiora instancabilmente. Giunto a Graglia, imbocco la strada
che porta al santuario omonimo, avendo in animo di chiudere l'ambizioso
anello che comprende l'altro santuario famoso della zona, quello di
Oropa. Ma oltre al cielo minaccioso, mi induce a desistere la vista
di un'automobile che nei primi metri della salita si deve fermare, col
motore arrosto. Mi dirigo allora direttamente verso il Parco della Bùrcina,
che ha l'aria di essere molto bello. La luce è però così
fioca che è difficile distinguerlo da come appare il giardinetto
di via Tolentino, a due passi da casa mia, in un nebbioso pomeriggio
di novembre. Il cielo ora è nerissimo, ed ho appena il tempo
di scendere precipitosamente a Biella e di prendere possesso di una
stanza. Se non ricordo male, però, alla fine non è venuta
una sola goccia d'acqua.
TAPPA N° 4 - Casorate
Sempione, km. 159
L'incipit della giornata è gloriosissimo, quasi un inno all'astuzia:
percorro 15 km in direzione Romagnano Sesia, e improvvisamente mi assale
il dubbio di non aver ripreso la mia carta d'identità all'albergo.
Il dubbio si rivela legittimo. Che bello, 30 chilometri per niente!
Da Romagnano ho risalito la Valsesia fino a Varallo, e poi, superando
la Colma (942 m slm), sono sceso sul lago d'Orta, sponda occidentale.
Mi dirigo a sud fino a Borgomanero, quindi verso est passando per Sesto
Calende, dal cui ponte sul Ticino dicono si possa ammirare un panorama
magnifico sul Monte Rosa, nelle giornate particolarmente limpide. Non
era questo il caso. Passando per Somma Lombardo, dove c'è un
bel castello proprio accanto alla statale del Sempione, approdo a Casorate
Sempione.
TAPPA N° 5 - Lecco,
km. 115
Sulla prima parte dell'itinerario la memoria mi assiste solo in parte.
Sono sicuro di essere passato da Arsago Seprio e da Castelseprio, dopodiché
sono entrato in una zona in cui all'epoca probabilmente non avevano
ancora inventato i cartelli stradali, e mi sono perso. Di tutta questa
parte di percorso, fino ad Arco di Trento, non conservo alcuna testimonianza
fotografica, perché, come scoprirò appunto ad Arco, avevo
inserito il rullino in maniera scorretta, sicché la pellicola
era rimasta al calduccio nel suo caricatore mentre io scattavo, e scattavo,
e scattavo, a vuoto. Nella seconda parte della giornata, tuttavia, sono
sicuramente salito alla Madonna del Ghisallo (754 m slm), e ridisceso
per vorticosi tornanti fino a Bellagio. Ho infine raggiunto Lecco percorrendo
la bellissima statale lungolago. A Lecco comincia a piovere, e il proprietario
dell'albergo sostiene che quando il Padreterno deve far piovere in un
posto solo, sceglie sempre Lecco. Scoprirò nei giorni successivi
che non è proprio così che stanno le cose.
TAPPA N° 6 - Clusone,
km. 88
Punto verso sud, passando per Pontida, e da qui vado ad Almenno San
Salvatore e a San Pellegrino Terme. Il tempo va di nuovo peggiorando,
ma decido comunque di dirigermi verso la Presolana. A Oltre il Colle,
sopra i 1000 metri di altitudine, c'è un nebbione denso come
uno zabaione. Comincia a piovere, e fa molto freddo. La discesa, dopo
aver superato Oneta, mi porta ad attraversare la val Seriana, e infine
salgo lentamente, sotto una pioggerellina insistente, a Clusone. Qui
la proprietaria tuttofare della pensioncina dove alloggio mi commuove
deplorando l'orribile stagione che stiamo vivendo: piove da un mese,
tutti i santi giorni, e i clienti scappano, o annullano le prenotazioni.
TAPPA N° 7 - Brescia,
km. 74
Una giornata ridicola. Il cielo è già coperto alla partenza.
Raggiungo Lovere percorrendo la strada che corre parallela al fiume
Borlezza, e costeggio poi in senso orario il Sebino. Se il tempo fosse
decente sarebbe un bellissimo itinerario. A Iseo si mette a piovere
copiosamente. Non avendo intenzione di passare la giornata sotto un
portico, dopo essermi infilato ai piedi dei sacchetti di plastica legati
con degli elastici (un pessimo espediente, lo sconsiglio), decido di
tuffarmi nel diluvio e di cercare di raggiungere Brescia. Ben presto
mi trovo a sguazzare in 30 centimetri d'acqua. Ho indossato sia il k-way
che una mantellina supplementare, ma è come essere sott'acqua.
Le auto che mi superano alzano delle ondate che mi sommergono fino alle
ginocchia. Arrivo a Brescia a mezzogiorno e mi rifugio nella camera
di un albergo vicino alla stazione. L'unica mia occupazione fino alla
fine della giornata è quella di stendere tutto quanto ho portato
con me perché si asciughi almeno in parte. Banconote comprese.
Se fosse entrato qualcuno, avrebbe pensato di trovarsi nel laboratorio
di un falsario.
TAPPA N° 8 - Arco
di Trento, km. 114
Il maltempo sembra voler offrire una giornata di tregua. Raggiungo la
riva meridionale del lago di Garda, transitando per Desenzano, Sirmione
(così bella ma così affollata), Peschiera, e continuo
poi a costeggiare il lago verso nord, per Lazise, Bardolino (dove c'è
una chiesetta paleocristiana di grandissima suggestione), Garda, e così
via, fino a Riva del Garda. Da qui ad Arco il passo è breve.
TAPPA N° 9 - Belluno,
km. 148
Percorro la statale 45bis, costeggiando il Lago
di Toblino, fino a Trento,
che è una città bellissima. Proseguo per la statale 47
della Valsugana, molto trafficata. 25 km dopo Borgo Valsugana prendo
la deviazione a sinistra per Feltre. I primissimi km montano parecchio.
Nel centro di Feltre, distratto dal fascino della cittadina, scendo
troppo bruscamente da un marciapiede e rompo un raggio della ruota posteriore.
Me ne accorgerò solo alcuni giorni dopo, anzi, me lo faranno
notare alcuni ciclisti. Come si comportano gli altri ciclisti nei confronti
del cicloturista? Se questi viaggia da solo, si affiancano volentieri
e percorrono anche lunghi tratti di strada appaiati. In genere vogliono
sapere un sacco di cose, sfruttando l'occasione rara di poter parlare
con un cicloturista italiano (siamo così pochi che spesso chi
mi avvicina mi si rivolge in inglese, dando per scontato che io sia
straniero), ma poi si finisce per parlare di qualsiasi argomento. Per
la medesima strada, arrivo a Belluno all'ora di cena, piuttosto stanco.
Anche oggi il tempo è stato clemente.
TAPPA N° 10 - Vittorio
Veneto, km. 66
Ho in programma il giro dell'Alpago e del Cansiglio, ma fin dalla partenza,
con già indosso la mantellina, capisco che non sarà una
giornata facile. Man mano che si sale, fa sempre più freddo,
c'è molta nebbia, e insomma, mi convinco che in questi posti
dovrò tornarci in un'occasione migliore. Arrivato a Spert, anziché
proseguire per il Cansiglio scendo verso il Lago
di Santa Croce, sotto una pioggia gelida che mi fa battere i denti.
In una ventina di chilometri sono a Vittorio
Veneto.
TAPPA N° 11 - Bassano
del Grappa, km. 78
Il peggio sembra essere passato: c'è un bel sole al momento della
partenza. Sulla strada che porta a Valdobbiadene, dopo pochi chilometri,
m'imbatto nella splendida abbazia cistercense di Follina (1,
2, 3,
4, 5).
La zona di Valdobbiadene esibisce una spettacolare sequenza di colline
tutte rivestite di vigneti. Attraversato il Piave, giungo a Possagno,
dove prendo una deviazione per Asolo,
la cui bellezza è universalmente nota. Altri 15 chilometri, passando
per Mussolente,
e sono a Bassano.
TAPPA N° 12 - Montagnana,
km. 97
Ancora un bel sole mi accompagna fino a Cittadella (1,
2, 3),
circondata da mura e da un bel parco. Imbocco la statale per Vicenza,
ma poco dopo l'abbandono in favore di una serie di strade secondarie
(Vo Vecchio),
piacevolmente ignorate dal traffico, attraverso le quali, quasi senza
accorgermene, arrivo in breve davanti all'imponente struttura delle
mura di Montagnana (1,
2, 3,
4, 5).
TAPPA N° 13 - Rovigo,
km. 45
E' curioso come a volte, sapendo di dover percorrere pochi chilometri
di pianura, come in questa occasione, faccia più fatica che non
al cospetto di un tappone alpino (ma in quel momento, nel 1989, un tappone
alpino ancora non sapevo proprio cosa fosse). Il fatto è che
si parte molli, e non si trova mai il ritmo giusto. Anche perché
l'itinerario di oggi è contrassegnato da due soste importanti,
a Este e a Monselice
(1, 2).
Rovigo è meno interessante, ed essendo arrivato molto presto
ne approfitto per farmi una bella dormita, mentre fuori si scatena un
grosso temporale.
TAPPA N° 14 - Guastalla,
km. 135
Questa volta arrivo a Ferrara non ustionato, ma semmai fin troppo bagnato.
E per meglio cogliere il contrasto, m'imbatterò nel corso del
pomeriggio in un altro temporale. Ciò che mi stupisce di Ferrara
(1, 2,
3, 4,
5) è la
quantità impressionante di biciclette.
Mi risulta che ancora oggi sia la città italiana con il maggior
numero di biciclette circolanti per numero di abitanti. Il temporale
cui ho appena accennato si scatena poco prima del mio arrivo a Carpi
(1, 2),
dove medito di fare tappa, ma poi decido di arrivare fino a Guastalla.
(Foto: Pontelagoscuro,
Cavo Napoleonico)
TAPPA N° 15 - Piacenza,
km 128
Percorro la sponda meridionale del Po, passando per Colorno.
Dopo una breve sosta a Busseto, incrociata la via Emilia presso Fiorenzuola,
salgo a Castell'Arquato (1,
2), che
merita di essere visitata con calma. Una tranquilla strada secondaria
scende molto gradualmente fino a Piacenza. Il tempo si è messo
al bello, proprio ora che il viaggio è prossimo alla conclusione.
TAPPA N° 16 - Milano,
km. 85
Attraverso un percorso fatto in gran parte di stradine
di campagna, con alcune brevi soste a Orio Litta (1,
2) e a Sant'Angelo
Lodigiano, arrivo a casa giusto per l'ora di pranzo. Ho percorso, secondo
i calcoli un po' approssimativi risultanti dalla mia ricostruzione,
1607 km in 16 giorni, alla media "aurea" di 100 chilometri
al giorno.