CICLOGIRO 1990 - Partenza il 9 luglio

 

 

 

 

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I collegamenti alle fotografie sono in marrone. Chi vuole vedere solo le fotografie può partire da QUI. (All the pictures starting from HERE)

 

Sono partito più tardi del solito, perché ho voluto assistere alla conclusione dei mondiali di calcio. Spero di guadagnarne una maggiore stabilità del clima, in modo da recuperare quella parte di percorso cui ho dovuto rinunciare l'anno precedente. Da quest'anno, prendo l'abitudine di siglare ogni giornata di viaggio con un indice di gradimento, espresso in stellette. Lo riporterò qui.

TAPPA N° 1 - Milano-Asola, km. 151 ***
E in effetti il primo giorno è molto soleggiato, quasi troppo. Esco verso sud-est percorrendo per un po' la via Emilia, La abbandono dalle parti di Melegnano per dare un'occhiata a San Bassiano a Lodivecchio. Quindi mi reco a Lodi, dove visito la bellissima Incoronata, e proseguo per Abbadia Cerreto, Santa Maria di Bressanoro, Soncino (1, 2). All'arrivo ad Asola sono abbastanza stanco, ma sono anche contento perché la prima giornata ha offerto molti spunti di grande interesse.

TAPPA N° 2 - Rovigo, km. 142 **½
Il cielo è un po' coperto alla partenza, ma si aprirà nel pomeriggio, in cambio di un forte vento contrario negli ultimi 60 chilometri. Sinceramente preferivo le nubi. Giungo a Mantova passando per Casaloldo e Piùbega. Mantova meriterebbe una sosta di un'intera giornata, ma in questa occasione mi accontento di una breve passeggiata per le vie del centro. Prendo la statale 10 percorrendola fino alla deviazione per Badia Polesine, che può vantare la bella Abbazia della Vangadizza (1, 2, 3). La statale 499 mi porta a Rovigo dopo una durissima battaglia contro il vento. (foto)

TAPPA N° 3 - Ravenna, km. 125,5 **½
Mi dirigo subito verso il mare, e faccio un giretto per il delta del Po, nella zona fra Porto Tolle e Goro. Fino alle 10 il cielo è coperto, ma poi esce il sole. C'è ancora molto vento, ma la direzione è variabile. Torno sulla strada Romea all'altezza di Mesola, e da qui vado direttamente a Ravenna, dove acquisto un biglietto cumulativo per visitare i principali monumenti della città.

TAPPA N° 4 - Bagno di Romagna, km. 97 **
L'itinerario odierno si snoda quasi completamente lungo la statale 71, con l'unica eccezione di un giretto in collina per visitare Bertinoro e Polenta. Da Bertinoro posso ammirare un amplissimo panorama, grazie anche alla giornata luminosa e limpida, che rende almeno fisicamente piacevole la tappa, nel complesso un po' noiosa.

TAPPA N° 5 - Sansepolcro, km. 117 ***
Tappa piuttosto impegnativa, perché si comincia subito con una salita, anche se non difficile: il Passo dei Mandrioli (1173 m slm), 11 chilometri al 6%. La discesa termina a Badia Prataglia, ove comincia subito la seconda ascesa, al Passo Fangacci (1234 m slm), che non è così terribile come il nome potrebbe far pensare. La pendenza media è molto severa (8,5%), ma la sofferenza è breve: dopo 4 chilometri e 700 metri si è in cima. Poco dopo passo davanti all'eremo di Camaldoli, e continuando a scendere giungo a Poppi, che vanta un bel castello e un bel borgo medievale. Per Bibbiena e La Verna, che mi limito ad ammirare dal basso, arrivo infine a Sansepolcro. Anche oggi clima ideale.

TAPPA N° 6 - Fossombrone, km. 90,5 ***
La partenza è di nuovo subito in salita, per Bocca Trabaria (1049 m slm). Il percorso non è particolarmente eccitante nella parte più alta, ma il paesaggio si fa più gradevole man mano che si scende. Ad Urbania assisto a un curioso confronto fra chiocciole, ma non mi lascio troppo distrarre, e punto deciso verso Urbino, dove mi concedo una passeggiata. E' singolare come in questa magnifica città le centinaia di potenziali soggetti fotografici siano invariabilmente rovinate da qualche elemento di disturbo, un bidone della spazzatura, un automezzo, un cavo elettrico troppo vistoso. Dopo altri 20 chilometri, eccomi a Fossombrone.

TAPPA N° 7 - Città di Castello, km. 75,5 **
In programma una strada parallela a quella percorsa ieri, ma questa volta verso ovest. L'itinerario comincia con le spettacolari Gole del Furlo. Io faccio un po' di confusione fra strada nuova e strada vecchia, ma alla fine imbocco quella giusta. Il passo di oggi si chiama Bocca Serriola, e sale molto meno rispetto a ieri, cioè solo fino a 730 metri. Arrivo a Citta di Castello prestissimo, ma faccio una fatica enorme a trovare una camera. Dopo molti tentativi infruttuosi, la mia pazienza viene premiata. Ricorderò qui una regola generale: quando si arriva presto in un luogo, difficilmente vi daranno una camera doppia come singola, per ovvie e giustificate ragioni. Ma dopo le 20 non ci saranno problemi. Molti albergatori tengono almeno una stanza "di riserva" per le emergenze. Naturalmente se si viaggia in due di solito si trova posto facilmente anche arrivando a mezzogiorno.

TAPPA N° 8 - Montepulciano, km. 82,5 ***
Punto verso sud per la strada parallela a quella principale, e dopo aver superato il Valico Gasparini (603 m slm) mi tuffo sul Trasimeno, lo aggiro in senso antiorario, e una volta giunto a Castiglione del Lago lo abbandono per andare a raggiungere Montepulciano. C'è sempre un gran sole, ma oggi nel finale esagera perfino un po'. Montepulciano (1, 2, 3, 4) è dotata di un fascino prodigioso. (foto)

TAPPA N° 9 - Massa Marittima, km. 120 *****
Mi dirigo subito verso Pienza, percorrendo una strada dalla bellezza soggiogante (foto). E Pienza (1, 2, 3) è in tutto e per tutto degna della sua cornice naturale. Proseguo per la medesima strada, e presto giungo a San Quirico d'Orcia, nota per la sua Collegiata (1, 2). Prendo la statale 2 verso nord, e dopo una trentina di km svolto a sinistra per una strada abbastanza impegnativa che attraversa i paesini di Vescovado e Lupompesi. Supero una famigliola olandese, papà, mamma e figlioletto, ciascuno con la sua bici (i bagagli li porta tutti papà). Abituati evidentemente alle pianure del nord, procedono tranquillamente a piedi. Un po' per solidarietà, un po' perché ci sono alcuni strappi davvero ostici, e un po' perché fa piuttosto caldo, percorro anch'io qualche centinaio di metri a piedi. Traffico automobilistico: zero. E poi arrivo a San Galgano (1, 2, 3, 4, 5), una delle immagini simbolo della Toscana.
Proseguendo per la stessa strada, eccomi a Massa Marittima, altro luogo magico (1, 2, 3). Dopo una giornata così, ci si addormenta fluttuando nella beatitudine.

TAPPA N° 10 - Colle di Val d'Elsa, km. 91 ***
Alla partenza il tempo è ancora molto bello. Per la statale 439 mi dirigo verso nord, per poi salire a Volterra. Il paesaggio è stupendo (1, 2, 3) e Volterra meriterebbe una sosta, ma il cielo si è improvvisamente oscurato, e ha preso a soffiare un impetuoso vento di tempesta. Il mio programma prevedeva una puntata a San Gimignano, ma quando arrivo in località Castel S. Gimignano il vento è talmente forte che, ben lungi dal poter proseguire la marcia, faccio perfino fatica a respirare. Abbandono la strada e vado ad accovacciarmi dietro un terrapieno. Ben presto il vento si calma, e riprendendo la strada verso Colle di Val d'Elsa sono costretto a schivare rami spezzati, pali, frammenti di palizzate sparsi sulla carreggiata. Negli ultimi chilometri piove un po', ma raggiungo la meta senza danni. Colle di Val d'Elsa è un borgo delizioso (1, 2).

TAPPA N° 11 - San Piero a Sieve, km. 94 ***
Punto decisamente verso Firenze. Il tempo è tornato al bello: c'è un bel sole e l'aria è fresca. A Firenze (1, 2, 3) mi limito ad una passeggiata per il centro. Non mi fido troppo a lasciare incustodita la bicicletta nei luoghi affollati, ma nel corso degli anni mi convincerò ad abbandonare gradualmente questa prudenza. Il massimo che può capitare, infatti, è trovare vicino alla bici qualcuno che è lì pronto ad attaccarvi un bottone interminabile, ma non è obbligatorio dargli retta. Se non si è in vena di chiacchiere, si può sempre fingere di essere stranieri e di non capire la lingua. Lascio Firenze per la statale 302, che passa da Fiesole, e presto mi trovo nel Mugello, dove decido di fermarmi.

TAPPA N° 12 - Modena, km. 126,5 **½
Per molto tempo ho messo in dubbio l'opportunità di enfatizzare così frequentemente la cedevolezza delle banchine, ma da oggi prenderò sempre nella dovuta considerazione i cartelli che se ne occupano. Ho da poco lasciato San Piero a Sieve, quando improvvisamente la mia attenzione viene rapita dallo splendido scorcio offerto da un castello emergente da una vasta distesa di girasoli (foto). Accosto, e appoggio il piede destro sulla banchina erbosa. Ma sotto l'erba non c'è nulla, e così, trascinato dal peso delle borse, mi ribalto lentamente ma inesorabilmente, finendo a testa in giù in un'amaca fatta di liane spinose, due-tre metri sotto il livello stradale, ad osservare con preoccupazione le acque del Sieve che scorrono placide parecchi metri più in basso. La rete vegetale che mi ha raccolto è molto robusta, e mi permette agevolmente di rimettermi nel verso giusto. Frattanto una donna che sopraggiungeva in auto mi ha visto scomparire nel nulla, ed ora, assieme ad altre persone, mi aiuta a risalire velocemente, dopo aver recuperato la bicicletta che era rimasta incagliata più in alto. Tutto si è risolto per il meglio: non mi son fatto nulla, e ho imparato che i cartelli stradali di solito non vengono piantati per il puro piacere di farlo, nemmeno quelli che sembrerebbero inutili. Attraverso i passi della Futa e della Raticosa, faccio ritorno in Emilia Romagna, fermandomi a Modena.

TAPPA N° 13 - Offanengo, km. 163,5 **½
Dopo aver percorso un buon tratto di via Emilia, fin dopo Parma, vado a vedere le rocche di Fontanellato (1, 2, 3) e di Soragna. Risalgo poi velocemente fino a Crema, e pochi chilometri dopo pongo fine alla tappa odierna. Da tre giorni non si vede una nuvola, e ciò mi rincuora assai in vista delle montagne.

TAPPA N° 14 - Lovere, km. 77 *½
E' domenica, e mi concedo una giornata di tutto riposo con una tappa breve e per nulla impegnativa. Arrivo presto e mi abbandono volentieri a un lungo sonno ristoratore.

TAPPA N° 15 - Edolo, km. 86,5 ***½
Ed ecco finalmente le montagne. Fortunatamente c'è il sole, ma c'è anche molta foschia, e quindi non saprei dire nulla del Passo della Presolana oltre alla quota di arrivo (1297 m slm), e alla lunghezza (km 6,7) e alla pendenza media (7,9%) del tratto finale, che ho calcolato a partire da Castione, anche se le rampe più dure cominciano prima del paese. Al termine della successiva discesa, si procede per Schilpario, dopo aver affrontato una rampa breve ma durissima in località Azzone, e quindi si affronta l'affascinante e misconosciuto Passo del Vivione (1828 m slm). La foschia si è diradata, e il cielo si è completamente coperto di nubi, ma oggi non pioverà. La strada statale del Vivione (1, 2) sembra in realtà una pista ciclabile, ed infatti di veicoli motorizzati se ne vedono ben pochi. Attraversando boschi e pascoli pressoché incontaminati, giungo felicemente alla vetta. La rapida e ripida discesa in Val Camonica, e la successiva breve risalita fino a Edolo, chiudono una bella giornata in cui ho superato un dislivello di quasi 2500 metri.

TAPPA N° 16 - Santa Caterina Valfurva, km. 50,5 ****½
Arriva finalmente la giornata in cui affronterò il primo colosso alpino della mia giovane carriera di cicloturista, il Gavia. Pochi anni prima, durante il Giro d'Italia, i corridori vennero sorpresi da un'improvvisa e copiosa nevicata proprio mentre affrontavano la salita, e l'episodio non ha fatto che accrescere la già terribile fama di questa montagna. Nel 1990 lunghi tratti dell'ascesa sono ancora sterrati (1, 2), e proprio dove le pendenze sono maggiori. Con il 44x27, le ruote sdrucciolano sulla ghiaia, e per salire sono costretto a scendere...dalla bici. Ma soprattutto nella parte finale , il premio alle mie fatiche è molto appagante: mi accoglie infatti un paesaggio (1, 2) tipico di luoghi che normalmente si possono raggiungere soltanto a piedi. In cima, a quota 2652 metri, visto che il tempo regge, mi concedo una bibita (gli alimenti solidi li avevo con me) nel rifugio-ristorante, dove sono appese gigantografie di quella ormai storica giornata della neve sul Giro. La signora che mi serve da bere mi racconta che era una giornata bellissima, "come oggi" dice, ma improvvisamente il cielo si è oscurato e nel giro di pochi minuti è successo il finimondo. Riparto. La strada che scende (1, 2) verso la Valtellina è sempre stretta, ma perfettamente asfaltata. Il paesaggio è sempre magnifico. Le pendenze sono assai più dolci da questa parte; se qualcuno desiderasse venire in questi posti con la bici soprattutto per ammirare il paesaggio, gli consiglierei senz'altro di salire da Bormio. Mi fermo a Santa Caterina, in modo da non dover ripartire l'indomani subito in salita dura. La signora che serve in tavola è molto gentile e mi serve tutto due volte, una per il Gavia già superato, e una per lo Stelvio del giorno dopo.

TAPPA N° 17 - Silandro, km. 87 *****
Dopo il Gavia, ecco il secondo gigante, lo Stelvio. Mentre il Gavia è stato affrontato dalla parte più difficile, attaccherò lo Stelvio (1, 2) dal versante più agevole, ma si tratta pur sempre di una salita di 22 km che porta a una quota di 2758 metri con una pendenza media del 7%, tenendo presente che in corrispondenza della Piana del Braulio la strada spiana per un lungo tratto. In questo caso, il versante più spettacolare coincide con il più difficile, e sono contento di affrontarlo in discesa (1, 2, 3, 4). Passando per Prato allo Stelvio, vado poi a visitare Glorenza (1, 2, 3), cittadina murata con stranissime case, e infine prendo la statale 40 e giungo a Silandro.

TAPPA N° 18 - Vigo di Fassa, km. 101,5 ***½
Attraverso velocemente Merano e Bolzano, e imbocco la suggestiva Val d'Ega, una profondissima fenditura nella roccia il cui ingresso è difeso da un castello appollaiato sull'impossibile. La strada poi esce allo scoperto, e si arrampica verso il Passo di Costalunga (1745 m slm), lungo il quale si può ammirare il celebre Lago di Carezza. Purtroppo mi tocca andare un po' di fretta, per la minaccia di vari temporali; ma riesco a schivarli tutti, e arrivo a Vigo di Fassa asciutto e contento.

TAPPA N° 19 - Agordo, km. 77,5 ****
Oggi tocca a un altro passo famoso, il Pordoi. La difficoltà dell'ascesa è assolutamente imparagonabile a quella dei grandi mostri sacri, ma quanto a bellezza il Passo Pordoi (2239 m slm) è in grado di rivaleggiare con armi di pari efficacia, anche se di aspetto differente (1, 2). Il vento contrario nell'ultima parte dell'itinerario (foto) non guasta il sapore di un'altra bella giornata, che si conclude in quel di Agordo.

TAPPA N° 20 - Cavalese, km. 90 ***½
Superando la Forcella Aurine (1299 m slm) e il Passo di Cereda (1369 m slm) in un clima umido di lattiginosa foschia, giungo a Fiera di Primiero, dove inizia la salita al Passo Rolle (1970 m slm). Sul percorso c'è San Martino di Castrozza, che di solito concede una vista spettacolare sulle Pale di San Martino. Non oggi, tuttavia, sempre a causa della foschia di cui sopra. Negatemi le Pale, mi rifaccio ammirando un bell'esemplare di ornitobonte fossile. La val di Fassa, che percorro fino a Cavalese, mi piace molto.

TAPPA N° 21 - Madonna di Campiglio, km. 110 ***
Scendo verso Ora con molta prudenza, perché lo sterzo della mia bicicletta - forse un lascito dell'incidente nel Mugello - fa un po' i capricci. Percorro la suggestiva Strada del Vino. Fra i vigneti, spuntano frequentemente campanili dalle fogge più disparate (a San Nicolò, per esempio). Poi si affronta il Passo della Mendola (1363 m slm), che è una strada gradevolissima. Peccato che anche oggi ci sia molta foschia. Dopo la discesa, mi attende la luminosa Val di Sole (e ci mancherebbe il contrario, foto). A Dimaro svolto per il Passo Campo Carlo Magno (1681 m slm), che è una salita di 16 km abbastanza impegnativa nei primi 8, e dopo breve discesa vengo accolto e festeggiato a Madonna di Campiglio da parenti e amici.

Ho percorso 2146 km in 21 giorni di viaggio e...mi sono divertito un mondo!

 

 

 

 

 

 

 

 

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