Due parole sull'alimentazione. La mia giornata
tipo in bicicletta comincia con una abbondante prima colazione, e successivamente
passa attraverso una serie di piccoli spuntini, a base di quello che
capita. Possibilmente non schifezze. L'unica "droga" che mi
concedo è la Coca Cola, che consumo abbastanza copiosamente,
ma solo nel periodo cicloturistico: per il resto dell'anno me la dimentico.
Il numero degli spuntini tende a diminuire col passare delle giornate,
man mano che entro in forma. La sera, naturalmente, mi giovo di una
cena copiosa, cercando sempre di conciliare le mie esigenze fisiologiche
con la soddisfazione della curiosità per la gastronomia locale.
Alla fine di un viaggio, il mio peso corporeo è diminuito di
un numero di chilogrammi variabile fra i tre e i dodici (nel 1999).
Un problema che mi affligge quasi ogni anno è il mal di stomaco
del primo giorno. Se supero un certo chilometraggio, o se mantengo ritmi
troppo sostenuti, nel pomeriggio vado in sofferenza. Dal secondo giorno
in poi questo problema non si ripresenta più, qualunque cosa
io faccia.
TAPPA N° 1 - Milano-Zavattarello, km. 106
***
Cielo coperto per tutta la giornata. Addirittura a Milano, nella zona
della Darsena, scende qualche goccia. L'uscita attraverso la stradina
di campagna che punta verso Chiaravalle mi riserva una cattiva sorpresa:
l'avevo sempre percorsa di sabato o domenica, e vi transitavano quasi
solo biciclette. Invece il lunedì mattina è pesantemente
battuta dalle auto di chi entra a Milano per lavoro, e non è
divertente vedersi arrivare incontro tutte quelle automobili che marciano
a velocità sostenuta nonostante la sede stradale sia strettissima.
Il tema iniziale della giornata è rappresentato dalle Abbazie
del Milanese. In realtà ne visito solo due: quella di Chiaravalle,
e quella di Mirasole.
Passando per Lacchiarella, mi reco poi alla Certosa di Pavia (1,
2,
3,
4,
5,
6).
Pavia (1, 2)
è a un passo. Da Broni, dopo aver passato il suggestivo Ponte
della Becca, salgo verso il Passo del Carmine. Poco prima del culmine
si scatenano, uno dopo l'altro, due furiosi temporali. Aspetto che si
sfoghino al riparo di un'autorimessa, chiacchierando amabilmente con
i proprietari. Quando riprendo la marcia è già abbastanza
tardi, e le nuvole nere sono ancora lì pronte a replicare lo
spettacolo. Arrivo solo fino a Zavattarello. Le colline dell'Oltrepò
sono molto belle: sembra quasi di essere nel senese.
TAPPA N° 2 - Collecchio, km. 145 **½
Il cielo è ancora coperto, e fra le 9 e mezza e le 11 piove.
Sono sceso dalle colline dell'Oltrepò pavese, e passando per
Pianello e Agazzano, mi ritrovo dinnanzi a un bel castello fra i campi,
a Rivalta Trebbia (1,
2).
Percorro alcune strade secondarie (Podenzano, San Giorgio Piacentino,
Chero) e all'altezza di Fiorenzuola m'immetto sulla via Emilia, direzione
Parma, concedendomi un giretto per Fidenza.
Più avanti lascio la statale 9 per imboccare la Cisa. Vorrei
fermarmi a Fornovo, ma per trovare una camera devo ridiscendere lungo
il Taro e arrivare a Collecchio.
TAPPA N° 3 - Nonantola, km. 110,5 **½
Finalmente il sole. Peccato per la foschia che nasconde un po' il paesaggio.
Imbocco la strada parallela alla via Emilia che corre ai piedi delle
colline, con una digressione nella zona di Canossa, dove le colline
hanno strani colori. Poi corro verso Modena attraverso la via Emilia
e approdo a Nonantola. Naturalisticamente un bel percorso, ma quanto
traffico! (Scandiano)
TAPPA N° 4 - Brisighella, km. 122,5 **
Ancora sole. Mi mantengo sulla parallela alla statale 9 fino a Medicina,
dove mi accorgo che il manubrio è "molle", come se
fosse di gomma. Si sta spaccando. Vado subito a Imola, dove acquisto
un manubrio nuovo, che mi faccio montare da un meccanico molto gentile
e ciarliero. Proseguo per la via Emilia e giro un po' per Faenza (1,
2), città
in cui perfino le targhe delle vie sono in ceramica. Mi avvio verso
Brisighella, dove ho deciso di fare tappa. A Brisighella in serata ci
sarà una festa medievale in costume. Peccato che sia prevista
troppo tardi, dopo le 22. Mi accontento di ammirare un gruppo di spadaccini
cecoslovacchi che duellano nel parcheggio dei pullman, esibendo bellissimi
costumi. Purtroppo non c'è abbastanza luce per scattare delle
foto.
TAPPA N° 5 - Incisa Valdarno, km. 114 **½
Prima di partire faccio un giretto per Brisighella, dove c'è
una curiosa strada coperta detta Via
degli Asini. Riparto verso la Toscana, per la strada della Colla
di Casaglia (913 m slm). A parte la bella Pieve
del Tho, che si incontra pochi chilometri dopo Brisighella, il percorso
non offre particolari attrattive. Lungo la discesa verso Borgo San Lorenzo,
si può invece ammirare la chiesa di San Giovanni Maggiore (1,
2),
caratterizzata dal bel portico frontale e dall'insolito campanile. Da
Borgo San Lorenzo percorro la valle del Sieve, e poi quella dell'Arno,
fino a Incisa.
(Rufina)
TAPPA N° 6 - Asciano, km. 101 *****
La giornata inizia in modo allarmante. Alle 5 mi sveglio in preda ad
un crampo a un polpaccio. Mi riaddormento, e quando mi sveglio definitivamente
alle 7, affacciandomi alla finestra sul cortile dell'albergo, che è
aperto verso la strada, non vedo più la bicicletta dove l'avevo
lasciata. L'avevano spostata gli albergatori, di loro iniziativa. Ma
sono scherzi da fare? Alla vigilia di una tappa così promettente,
poi... Tanto più che le promesse vengono tutte mantenute. Il
profilo altimetrico del percorso odierno è piuttosto agitato,
ma ricevo un aiuto dal clima, sempre fresco. L'itinerario dapprima si
snoda nella zona del Chianti, attraverso Greve e Castellina (1,
2), da dove
scendo fino a Siena (1,
2, 3,
4, 5).
Qui una sosta di un paio d'ore, anche tre, s'impone. Quando riparto,
mi ritrovo senza alcun preavviso nel bel mezzo di un caleidoscopio:
la strada per Asciano (1,
2, 3,
4) offre
dei colori che non ho mai visto in vita mia, ma non si limita a questo:
li cambia di continuo, perché il cielo è burrascoso e
la luce viene filtrata dalle nubi in modi sempre diversi. Basta chiudere
gli occhi per qualche secondo, e riaprendoli ci si ritrova in un altro
posto. Ad Asciano chiedo se si rendono conto di dove vivono, e scopro
che questa domanda gliela pongono in molti, e loro stentano a capire
perché.
TAPPA N° 7 - Castel del Piano, km. 71,5
*****
Il paese delle meraviglie continua: la
strada per l'Abbazia
di Monteoliveto offre paesaggi paragonabili a quelli ammirati ieri.
Scendo
a Buonconvento,
e da qui risalgo (1,
2)
per Montalcino (1,
2). Poi mi
dirigo verso sud, e raggiungo Sant'Antimo (1,
2, 3,
4, 5,
6, 7).
Sono così inebriato da tanta bellezza, che mi dimentico perfino
di mangiare.
Ma non importa, perché la tappa si conclude pochi chilometri
dopo, a Castel
del Piano. (Seggiano)
TAPPA N° 8 - Sovana, km. 93 ****
L'ascesa al Monte
Amiata mi delude un po', anche perché le pendenze mi sembrano
molto dure (o forse sono io a non essere in buona giornata), tanto da
rassegnarmi a percorrere diversi tratti di strada a piedi. Dopo la successiva
discesa, che corre
tra fitti boschi, mi fermo un po' ad Abbadia San Salvatore (1,
2).
Da Piancastagnaio, poi, decido per un cambiamento di itinerario, nel
timore che il percorso previsto sia troppo nervoso. Così faccio
15 chilometri in più, e il percorso è nervoso ugualmente.
Ho seguito la Cassia per una decina di chilometri, uscendone per dirigermi
verso Sorano (1,
2, 3,
4). Tappa a Sovana.
Bellissimi posti, questi ultimi. Le strade che uniscono questi paesi,
ancorché impegnative per i continui saliscendi, sono quasi sempre
piuttosto spettacolari. Non di rado mi capita di vedere animali, cani
e gatti, che si pongono a guardia della mia bicicletta quando me ne
allontano. E sono certo che ciò non sia un mero frutto della
mia immaginazione, perché al mio ritorno vengono a riscuotere
il premio di una coccola, e poi se ne vanno.
TAPPA N° 9 - Narni, km. 126 ****
Si preannuncia un'altra giornata calda e asciutta. La prima meraviglia
è rappresentata da Pitigliano (1,
2, 3,
4), dopo pochi
chilometri. Aggiro poi il Lago di Bolsena e arrivo a Tuscania (1,
2, 3,
4, 5),
con le sue importanti chiese romaniche. Quindi mi dirigo a est, passo
ai margini di Viterbo e proseguo per Bagnaia lungo la vecchia statale.
A un certo punto però diventa inevitabile passare sulla strada
nuova, la cui uscita per Narni è sbarrata. E' già abbastanza
tardi, e per me rispettare la chiusura significherebbe fare un giro
lunghissimo. Sfido la sorte, e la legge, ma poco più avanti mi
trovo a dover fronteggiare uno sbarramento autentico, e non soltanto
simbolico. C'è stata una frana, e nella zona dei lavori si può
accedere praticamente solo a piedi. Mi esibisco in un fenomenale percorso
di guerra, e pochi minuti dopo sono dall'altra parte, sicché
riesco ad arrivare a Narni, la bella Narni (1,
2, 3),
per l'ora di cena. (Latera)
TAPPA N° 10 - Villa Adriana, km. 114 **½
Parto di buon umore, e con bella sfrontatezza mi getto in discesa...dalla
parte sbagliata, cioè verso Terni. Sono costretto a risalire
a Narni, per poi scendere dalla parte giusta. La parte giusta è
la via Flaminia verso Roma: la percorro per 60 chilometri, in tutta
tranquillità perché la vicina A1 si porta via quasi tutto
il traffico; poi, prima di avvicinarmi troppo a Roma, piego a est, e
per una serie di stradine secondarie arrivo a Tivoli, dove conto di
trovare un albergo per poi visitare in santa pace la Villa d'Este. Con
profonda costernazione apprendo che a Tivoli non ci sono alberghi, e
che mi conviene andare verso Roma per trovarne uno. Non ho alternative:
dopo 4 km e mezzo, a Villa Adriana, riesco a sistemarmi. Risalgo la
stessa strada a piedi fino a Tivoli, rischiando tantissimo perché
c'è un traffico bestiale e manca qualsiasi parvenza di spazio
pedonale, e visito Villa d'Este (che meritava la scarpinata supplementare)
(1, 2,
3, 4,
5, 6,
7). Sarei potuto
tornare a Villa Adriana in autobus, ma non ho voglia di aspettare mezz'ora,
e preferisco farmi un'altra camminata.
TAPPA N° 11 - Alatri, km. 78,5 **½
Ci sono alcune cose che non ho apprezzato molto, oggi: le antiche cittadine
del Lazio, nonostante le vie strette, sono strapiene di automobili.
Le strade di collegamento, soprattutto nella provincia di Roma, sono
tutte una buca. Fa molto caldo, nella parte finale veramente troppo.
Le cittadine di cui parlo sono, nell'ordine, Palestrina, Anagni (1,
2, 3),
Ferentino e Alatri (1,
2). Le più
belle secondo me sono Anagni e Alatri, dove mi fermo per la notte, ma
a Palestrina faccio un simpatico incontro: ad un tratto sento vagare
nell'aria le Variazioni Haendel di Brahms,
e pochi istanti dopo scorgo, in una stanza a pian terreno il cui ingresso
è aperto sulla strada, un giovane pianista. Si sta preparando
per l'esame di diploma. Chiacchieriamo un po', finché non arriva
il suo insegnante, che è un russo. Questi con aria cupa ma con
toni sinceri, ci illustra alcuni aspetti della didattica musicale delle
scuole russe. A malincuore saluto l'ottima compagnia e mi rimetto in
viaggio.
TAPPA N° 12 - Pescasseroli, km. 88 ***
La tappa è incentrata sui 29 km di salita a Forca d'Acero (1535
m slm). 29 km sono tanti, ma fortunatamente le pendenze sono modeste.
La salita
è allo scoperto, e patisco un po' di caldo, mentre la discesa
è all'ombra, e allora mi tocca vestire nientemeno che la giacca
della tuta. La natura è bella. Poco prima di Pescasseroli si
scorge in scenografica posizione il bianco paese di Opi (1,
2, 3).
Lungo la salita trovo un gruppo di deltaplanisti (1,
2) che
si stanno gettando nel vuoto. Uno di loro, ma probabilmente solo un
accompagnatore, mi dice: "Hai un bel coraggio a fare queste cose".
E io indicando la compagnia: "E questi qui allora?" Una risata
generale suggella un buon pareggio, anche se in cuor mio resto convinto
che i pazzi siano loro. A Pescasseroli giro pressoché tutti gli
alberghi del paese prima di trovare una stanza. Nella parte iniziale
della tappa, ho visitato la bella Abbazia di Casamari (1,
2,
3),
transitando poi per Isola
Liri e Sora, località da cui si comincia a salire verso le
montagne abruzzesi.
TAPPA N° 13 - Avezzano, km. 77,5 ***
La tappa domenicale che introduce l'ultima settimana di viaggio si identifica
ormai per tradizione personale con una tranquilla passeggiata (Gioia
Vecchio). Costeggio la singolare Piana del Fucino (1,
2)
e faccio una capatina a Celano (1,
2, 3).
Tutto il resto, è un lungo sonno ristoratore.
TAPPA N° 14 - Terni, km. 131,5 ****½
Il progetto originale prevedeva la scalata del Terminillo. Non so esattamente
cosa, forse il timore di incappare in una giornata particolarmente calda,
mi ha spinto a cambiare itinerario. Ho avuto fortuna, perché
la statale 578, con la deviazione lungo il Lago
del Salto, attraversa luoghi
incantevoli, con una densità di verde che in certi momenti
mi ha fatto pensare di trovarmi in Amazzonia, e una volta giunto a Rieti,
anziché affrontare il Terminillo, ho preferito dirigermi direttamente
verso Terni, in modo da poter ammirare la cascata delle Marmore (1,
2, 3).
L'acqua infatti viene liberata per un'ora al giorno a partire dalle
17, e se avessi rispettato l'itinerario previsto sarei arrivato il giorno
dopo all'ora sbagliata. (Papigno)
TAPPA N° 15 - Spello, km. 98 ****½
Prendo la bella statale 209, e in meno di un'ora sono a San Pietro in
Valle (1,
2,
3,
4,
5),
splendida abbazia immersa nel verde della Valnerina. Proseguo per la
stessa strada, immettendomi poi nella statale 319 che corre accanto
al Menotre, salendo fino a 833 metri, e scendendo sulla statale 77 che
mi conduce in breve, nonostante il furioso vento contrario, a Foligno
(1, 2,
3, 4),
città che mi sorprende in positivo. Qui vedo arrivare un cicloturista
americano sdraiato su uno stranissimo triciclo basso e lungo. Ne vedrò
un altro anni dopo sul San Gottardo, e chi lo conduce mi rivelerà
che è un veicolo assai aerodinamico, ma che pedalare in salita
con quell'affare è un inferno. La tappa di oggi si conclude a
Spello (1, 2,
3), magnifica
cittadina dai colori caldi.
TAPPA N° 16 - Pergola, km. 119 *½
Era andato tutto troppo bene fin qui, e prima o poi dovevo pagare dazio.
Ho pagato sotto forma di incidenti meccanici a ripetizione. Nel dettaglio:
3 forature, una anteriore causata da un rametto spinoso, e due posteriori,
causate da chi-lo-sa-cosa; allentamento della ghiera del movimento centrale.
Le forature si riparano, anche se tre in un giorno solo fanno girare
le scatole molto velocemente, ma per fissare la ghiera ci vuole una
chiave apposta, molto grande e molto piatta. Purtroppo non ho trovato
nemmeno un meccanico sul percorso, e quindi dovrò rimandare la
soluzione del problema, nonché l'acquisto di altre camere d'aria
di scorta (ripararle richiede tempo, e l'esito dell'operazione è
incerto), all'indomani. Peccato, perché gli scenari odierni [Nocera
Umbra, Pioraco (1,
2, 3),
Matelica, Sassoferrato]
erano indubbiamente attraenti. Ma non avevo proprio la testa per apprezzarli,
e neanche il tempo necessario.
TAPPA N° 17 - Forlì, km. 155 **½
Sistemati quasi subito i problemi meccanici, ho poi pensato soprattutto
a pedalare. Ho però dovuto spendere parecchie energie, perché
il vento contrario non mi ha dato tregua, più o meno dal quarantesimo
chilometro fino alla fine. Ho comunque avuto il tempo di dedicare qualche
attenzione a Pesaro (1,
2, 3),
Gradara e Rimini.
A Forlì,
apprezzabile vista
sulla città dalla finestra della mia camera d'albergo.
TAPPA N° 18 - Padova, km. 176 **½
Ho ormai raggiunto una condizione fisica ottimale - lo capisco anche
dal fatto che quando mi alzo sui pedali i pantaloncini tendono a scivolarmi
giù - e posso permettermi dei chilometraggi più corposi,
nonostante abbia avuto per tutta la giornata vento contrario. Dopo un
giretto per Forlì, riparto deciso verso nord, passando per Russi,
aggirando Ravenna, e imboccando la Romea. Mi concedo qualche piccola
sosta a Comacchio,
e soprattutto a Pomposa (1,
2, 3,
4, 5,
6). Negli ultimi
30 km il cielo è semplicemente spettacolare, ma mi aspetto che
da un momento all'altro venga giù il diluvio universale. Invece
alla fine piove solo un pochino. In albergo non hanno un posto per farmi
mettere al sicuro la bici, e l'unica possibilità per non trovarne
due l'indomani è portarla su in camera con me. E' la prima volta
che ciò succede, ma si ripeterà diverse volte negli anni
a venire. (Padova)
TAPPA N° 19 - Trento, km. 158 ***
Tappa lunga e impegnativa, ma sono in continuo crescendo di forma, e
non accuso alcun segno di fatica. Di questo passo sarò costretto
a frenare in salita per non uscire di strada, come il grande Pozzi (se
l'altrettanto grande Benni mi consente la citazione). In mattinata mi
fermo a lungo ad ammirare la sontuosa Villa Contarini a Piazzola sul
Brenta (1, 2,
3, 4,
5, 6.
7), con le sue
divertentissime maschere sulla facciata. Proseguo lungo il Brenta fino
a Marostica,
e quindi salgo all'altipiano
di Asiago. Superati il Passo
di Vezzena e la suggestiva Fricca, scendo rapidamente verso Trento,
con un occhio verso i bei panorami indorati dal tramonto imminente (1,
2). Arrivo
a Trento dopo le 20,30, giusto in tempo per cenare, fare una breve passeggiata
in centro, e andare a nanna in vista dell'ultima fatica.
TAPPA N° 20 - Madonna di Campiglio, km.
74 **½
Oggi me la prendo comoda: il percorso da affrontare è breve,
e l'ambiente naturale nel quale si sviluppa merita tutte le attenzioni.
A cominciare dal Lago di Toblino (1,
2), con il suo
castello, proseguendo
con la chiesetta di Pelugo affrescata dal Baschenis (1,
2), e terminando
con San Vigilio a Pinzolo (1,
2, 3,
4), famosa per
la sua Danza macabra. E' un caso che questo bel viaggio termini con
un'immagine di morte? Sì, è veramente soltanto un caso.
Di mortale potrebbe esserci soltanto la mia stanchezza al termine della
dura salita conclusiva di 12 chilometri, ma onestamente devo dire che
mi sentirei in grado di proseguire per molti giorni ancora... Però,
altrettanto onestamente, dopo 2259 chilometri e circa 16000 metri di
dislivello, mi fermo proprio volentieri.