Per risparmiare qualsiasi rischio alla mia
bicicletta quasi nuova, al termine del mio soggiorno in montagna dell'agosto
'95 raggiungo Milano in bici. Supero così per la prima volta
i 200 chilometri in un giorno solo (218 per la precisione, con circa
800 metri di dislivello), L'assenza delle borse rende il compito piuttosto
agevole.
Per il ciclogiro del 1996 ho in programma un'escursione piuttosto ampia,
che arrivi a toccare alcune regioni dell'Italia meridionale come la
Campania e la Puglia. Ma le cose, come vedremo, non andranno per il
verso giusto. La novità principale è rappresentata dalle
borse: ne ho acquistate cinque, due laterali posteriori, due laterali
anteriori - più piccole, una, molto generica, da utilizzare come
centrale posteriore.
TAPPA N° 1 - Milano-Rivergaro, km. 130,6
**½
La partenza è oscena: il cielo è coperto, piove anche
un po', e io scopro che l'uscita per la via Emilia comporta il transito
per un tratto di superstrada vietata alle biciclette. Prima di riuscire
a trovare il modo per imboccare la ss 9 legalmente, percorro oltre 10
km "a perdere", in mezzo a capannoni industriali e ad autocarri
a rimorchio. Le architetture medievali della bassa lodigiana (Sant'Angelo
Lodigiano [1,
2],
Borghetto
Lodigiano, San
Colombano, Lodivecchio)
sono degne della più grande ammirazione, ma io avverto già
il problema che mi costringerà ad accorciare drasticamente il
mio viaggio: forse per aver modificato in extremis l'altezza del sellino,
avverto forti dolori al ginocchio destro, e da un certo punto in avanti
mi tocca praticamente pedalare con una gamba sola. Mi delude Grazzano
Visconti: le singole case sono carine, ma non si avverte un progetto
globale, e tutto appare falso (come in effetti è). Il programma
prevede che io arrivi fino a Bobbio, ma sono solo a Rivergaro alle 19,
e mancherebbero ancora 26 km. Non se ne parla nemmeno.
TAPPA N° 2 - Chiavari, km. 113 **
Parto col sole, ma poi dalle 9,30 fino alle 17 non farà che piovere.
Il ginocchio sembra andare come ieri, cioè maluccio, ma considerato
che oggi c'era salita, mi sforzo di considerarlo un miglioramento. Bobbio
è una città molto carina. Mi colpisce molto il Ponte Gobbo
(1, 2).
Mi sobbarco quindi la salita sempre sotto l'acqua, finché al
passo (di cui ignoro il nome, la strada è la ss 586 - foto)
non smette, ma in compenso c'è un nebbione impenetrabile. Poco
prima di Borzonasca, sulla strada sporca in seguito alla pioggia abbondante
caduta nella giornata, foro la gomma posteriore. La riparazione mi fa
perdere circa 40 minuti. Stasera a Chiavari, in una piazza, c'è
un tizio che suona con le campane dei motivi arcinoti. Mi auguro non
si senta dall'albergo, che non è molto distante. Infatti non
si sente. Accendo la tv, e un'emittente locale sta trasmettendo il concerto
del campanaro! Il vantaggio è che la televisione si può
spegnere, ristabilendo così l'agognato silenzio senza inutili
spargimenti di sangue.
TAPPA N° 3 - Fosdinovo, km. 95 **
Prima di partire abbasso il sellino di un centimetro. Farò un
po' più di fatica, ma spero che se ne giovi il ginocchio: il
problema è infatti dovuto alla troppo ampia fase di distensione
della gamba destra. Il Passo del Bracco si rivela più duro di
quanto mi aspettassi. Stranamente più duro. L'ambiente è
abbastanza gradevole, con alcuni scorci panoramici sul mare. Superate
La Spezia e Sarzana, salgo verso Fosdinovo. Questa salita mi sembra
ancora più dura della precedente, e forse lo è davvero.
Alla mia destra posso vedere il borgo di Castelnuovo Magra (1,
2),
che però si trova lungo la strada parallela a quella che sto
percorrendo.
TAPPA N° 4 - Barga, km. 79,2 **
Affronto la salita di Foce Carpinelli come se fosse la prima volta,
a dimostrazione che ogni tot anni potrei ripetere esattamente lo stesso
percorso senza accorgermi di averlo già fatto. L'unica gemma
della tappa odierna dovrebbe essere Barga e il suo duomo. Probabilmente
tutto ciò è molto bello, ma io in questo momento non riesco
ad apprezzarlo: faccio troppa fatica in salita, e il ginocchio mi fa
sempre male. In particolare, scendere le scale è un dramma. (locomotiva)
TAPPA N° 5 - Empoli, km. 110,7 **
Non sto neanche a fornire i dettagli dell'itinerario di oggi. Se non
mi entusiasma nulla non è colpa di questi luoghi. Ricorderò
comunque il Ponte
della Maddalena a Borgo a Mozzano, Santa Maria a Diecimo (1,
2) e Piazza Farinata
degli Uberti a Empoli (1,
2). Comincio a
capire che le nuove borse hanno qualche responsabilità rispetto
ai miei problemi. Mi sembra che le loro qualità aerodinamiche
siano modeste, se fatico a tenere i 20 kmh in pianura senza forzare
la pedalata. Però l'aerodinamica in salita che c'entra?
TAPPA N° 6 - Signa, km. 92 **
Sulla strada che da Castelfiorentino, passando per Pillo, conduce a
Volterra, proprio in località Pillo prendo la decisione di fermarmi.
Il ginocchio fa sempre male, e la bicicletta sembra incollata all'asfalto.
La salita non sembra micidiale, ma io non vado su. E allora che faccio?
Torno giù. (Montelupo Fiorentino 1,
2)
TAPPA N° 7 - Modena, km. 143,6 **
Ripasso l'Appennino per la strada che transita da Castiglione de' Pepoli
(1, 2).
La bicicletta è lentissima anche in discesa. Ad un tratto mi
accorgo che un gancio di una borsa anteriore si è rotto. Sto
per fermarmi, quando dalla boscaglia a lato della strada proviene un
grugnito. E' un cinghiale. Decido che è meglio fermarsi un po'
più avanti. Svuoto la borsa, distribuendone il contenuto nelle
altre, la piego e la metto via. Quando riparto, la bicicletta va il
doppio. Ecco scoperta dunque una parte essenziale dell'arcano: la borsa
che si è appena rotta si appoggiava alla ganascia del freno anteriore,
spingendolo costantemente contro il cerchio. L'entusiasmo per la scoperta
non è tale da farmi rinunciare al proposito di tornare a casa,
anche e soprattutto perché resta sempre il problema del ginocchio.
TAPPA N° 8 - Alseno, km. 83,5 *
Alla partenza c'è un vento contrario spaventoso, che ha appena
sradicato alberi, abbattuto cartelloni, etc... Continuerà a soffiare
così per tutto il giorno. Nel primo pomeriggio, lungo l'inesorabilmente
invariabile Via Emilia, cominciano a scatenarsi vari temporali consecutivi.
E' un giorno feriale, e ci sono parecchi camion che viaggiano alla solita
velocità sostenuta sulla strada allagata, inondandomi ad intervalli
regolari. La sede stradale, nel tratto fra Parma e Piacenza, è
quasi sempre piuttosto stretta. Insomma, mi sento in pericolo, e il
ginocchio, probabilmente anche a causa dell'umidità, mi fa sempre
più male. Mi fermo ad Alseno, telefono a casa, e chiedo a mio
padre se può venirmi a prendere in macchina. Il mio infelice
ciclogiro finisce dunque qua. Non sapevo se fosse il caso di raccontarlo,
ma ho voluto testimoniare che la riuscita di questi viaggi è
tutt'altro che assicurata.
Per quanto possa interessare, riferisco il chilometraggio complessivo,
che è stato di 847,6. Ho già deciso, comunque, che l'anno
prossimo rirpenderò il discorso da dove l'ho interrotto quest'anno,
e cioè a Pillo. Sto già pensando al momento in cui siederò
sulla stessa panchina dalla quale pochi giorni fa ho pronunciato il
fatidico "No más", e dirò invece con intima
soddisfazione "Ora si prosegue".