Ho deciso di eliminare le due borse anteriori,
e ho invece acquistato una borsetta più piccola, da applicare
al manubrio, destinata alla macchina fotografica. Gli agganci in dotazione,
tuttavia, si rivelano incompatibili con la forma del mio manubrio, sicché
mi tocca farmi costruire un'apposita struttura, avvitata al portapacchi
anteriore. Come se questa bicicletta non fosse già abbastanza
pesante.
TAPPA N° 1 - Milano-Parma, km. 144 **
Comincia sotto un cielo nuvoloso l'avvicinamento a Pillo. La prima tappa
si preannuncia poco interessante dal punto di vista turistico. Solo
via Emilia... Però scopro che il centro di Piacenza ha un fascino
insospettato, con belle case e bei cortili (1,
2, 3,
4). Presso Castelguelfo
comincia a piovere forte, ma fortunatamente proprio in quel momento
mi capita di passare davanti a una vasta tettoia, che mi offre riparo
per un'ora buona. Riparto solo per raggiungere Parma. Il ginocchio non
mi ha dato alcun problema. Del resto il malanno dell'anno scorso si
era risolto senza alcun intervento medico, abbandonandomi silenziosamente
e senza motivo così come era sopraggiunto.
TAPPA N° 2 - Trentino di Fanano, km. 139,5
**
Ancora Via Emilia, passando per Reggio (nulla più che un grosso
borgo rurale) e Modena
(che invece è più "città"), e da qui
su per le prime colline dell'Appennino (la rocca di Vignola è
un casermone), con un giretto per le stradine che solcano il Parco dei
Sassi di Rocca Malatina, rocce dalle strane forme purtroppo offuscate
da un'antipatica nebbiolina (1,
2).
Decido di tornare sulla strada per Fanano per una carrareccia sterrata
che però mi riporta troppo giù, e quindi, rispetto alle
previsioni, più lontano dalla meta, e con più dislivello
da riguadagnare. Per alcune decine di chilometri non ho nessuna possibilità
di rifornimento, ed entro in grave crisi alimentare, oserei dire ai
limiti dello svenimento. Fortunatamente a circa sei-sette km da Fanano
incontro una pensione-ristorante che mi salva la vita (beh, la vita,
non esageriamo).
TAPPA N° 3 - Prunetta, km. 78,2 **½
Stamane mi concedo una partenza ritardata, essendo rimasto a letto un'ora
in più per recuperare meglio dalla cotta di ieri. Già
dalle prime pedalate capisco che è tutto a posto. Inoltre, dopo
soltanto un chilometro, c'è un altro albergo aperto, e quindi
ieri sera non sarei morto comunque... La
strada per Sestola è molto piacevole. Tocca poi all'Abetone.
La salita è piuttosto dura, ma la discesa, nel bosco, è
una gioia, soprattutto perché posso permettermi di percorrerla
in tutta calma (1,
2). Proseguendo
verso Pistoia, dopo aver superato Piteglio,
giungo a Prunetta, che si trova a 958 metri di quota. E con quest'ultima
salita, i metri di dislivello superati oggi sono più di 2000.
TAPPA N° 4 - Volterra, km. 113,4 ****
Dopo che ha piovuto per tutta la notte, parto avvolto nella nebbia.
Che freddo! Da Pistoia in poi cessa il pericolo pioggia, ma si alza
un vento fortissimo, che mi contrasta lungo tutta la salita del San
Baronto, peraltro molto bella. Ma è piacevole pure, successivamente,
il tratto di pianura fino a Castelfiorentino. A Pillo sono talmente
preso dall'ammirazione per il paesaggio (1,
2), che non mi
ricordo nemmeno di cercare la panchina su cui l'anno scorso avevo deciso
il rientro a casa. E tutta la strada che passando per Gambassi arriva
a Volterra è uno splendore (1,
2,
3).
Avvisto anche due caprioli, nell'immensità silente dei campi
coltivati (1,
2,
3).
TAPPA N° 5 - Buonconvento, km. 94,8 ****
Prima di lasciarla, e a malincuore, faccio una lunga passeggiata per
Volterra (1,
2, 3,
4,
5,
6). C'è
una luce stupenda, questa mattina. Giornata di interminabili saliscendi,
ma quanta bellezza. L'itinerario: ss 68, Casole d'Elsa, ss 541, Rosia,
Bagnaia (1,
2,
3,
4, 5),
Murlo, Buonconvento. Nella zona di Bagnaia le strade sterrate, bianchissime,
riflettono una luce accecante.
TAPPA N° 6 - Asciano, km. 71,4 ****
Ho pasticciato un po' con l'itinerario, anche perché in queste
zone di stradine bianche non sempre ci sono i cartelli che servirebbero
per non perdersi, e quasi mai c'è qualcuno a cui chiedere lumi.
E ho pasticciato così tanto, che non sono nemmeno in grado di
ricostruire esattamente il percorso. So solo che sono passato da Monte
Oliveto, da Asciano una prima volta verso le 11, e da lì
sono andato a Monteroni per una strada che però è meno
interessante delle sue vicine, perché è un po' troppo
incassata a ridosso delle colline cretose (1,
2,
3,
4,
5,
6,
7,
8,
9,
10). L'unico
limite alle pendenze di queste strade, che seguono rispettosamente il
profilo delle colline, è l'inclinazione oltre la quale le macchina
agricole rotolerebbero inesorabilmente a valle.
TAPPA N° 7 - Acquapendente, km. 85,7 ***
Il valore turistico di questo viaggio rimane molto alto, e lo testimonia
la media stellette. Ma non tutto va per il meglio: in particolare, è
inusuale che dopo una settimana non abbia ancora raggiunto una buona
condizione fisica. Per buona condizione intendo che nelle rare occasioni
in cui mi sento stanco mi basta fermarmi dieci minuti e fare uno spuntino,
per ripartire al massimo dell'efficienza. A tutt'oggi questo bello schema
non funziona ancora. Raggiunta velocemente la Cassia, la percorro con
grande piacere (1,
2,
3,
4,
5), nonostante
un po' di traffico (ma non troppo), passando per San
Quirico d'Orcia e Bagno Vignoni (1,
2),
con la sua caratteristica piazza d'acqua. Poi inizio l'ascesa verso
Radicofani, ma il caldo eccessivo mi convince a tornare indietro, e
a ripiegare su Acquapendente. Ho notato che quando chiamo casa, invariabilmente
mia madre mi chiede come sto io, e mio padre mi chiede come va la bici.
TAPPA N° 8 - Viterbo, km. 59,5 ***
Stamane la gamba sembra finalmente decente. Per festeggiare decido di
scendere da Montefiascone
per il versante sbagliato. Per meglio dire, pur avendo deviato a sinistra
della Cassia,
mi sono ritrovato a destra, e non capisco come ciò sia potuto
accadere: un caso tipico di geometria Escheriana. Così, anzichè
andare a Bomarzo, ho dovuto puntare su Viterbo, con l'idea di raggiungere
poi Bomarzo da Viterbo, e infine tornare indietro. Ma una volta giunto
a Viterbo, come per magia l'idea non mi è sembrata più
così intelligente, e quindi mi sono fermato, rimandando Bomarzo
a domani. Troppe auto nel centro di Viterbo (1,
2).
La giornata era cominciata con la visita di Bolsena,
che è nota soprattutto per il suo lago,
ma vanta altresì un bel quartiere medievale.
TAPPA N° 9 - Civita Castellana, km. 106
***½
Bomarzo
ha un inatteso centro storico medievale. E' famosa per il Parco dei
Mostri, che non ho potuto visitare perché non sapevo dove lasciare
la bici. Ho poi proseguito per Soriano, Caprarola (1,
2,
3),
Ronciglione, Sutri (molto suggestivo l'anfiteatro romano, 1,
2, 3),
Nepi, Civita Castellana. Caldo secco, splendido.
TAPPA N° 10 - Villa Adriana, km. 103,2
***½
A parte l'Abbazia
di Farfa, che peraltro osservo solo da fuori, il significato della
giornata odierna è tutto nella stupefacente Villa Adriana (1,
2,
3, 4,
5, 6).
E' un vero peccato che essendo arrivato un po' tardi abbia avuto a disposizione
solo un'ora e un quarto, perché ci sarebbe da perderci una giornata
intera. (campagna
romana)
TAPPA N° 11 - Frosinone, km. 113,8 **
Non m'aspettavo molto dagli Altipiani di Arcinazzo, è invece
è un posto eccezionale: mai visto niente di più brutto.
E poi perché chiamarli Altipiani, se non c'è un metro
di pianura? Inoltre, per arrivare a Fiuggi c'è da salire ancora.
L'unica zona paesaggisticamente attraente che ho visto oggi è
quella del Monastero di San Benedetto (1,
2,
3). Il monastero era chiuso, ma è molto bello anche visto
da fuori. Lì
vicino, lungo la Sulpiacense, ho avuto una dimostrazione che i proverbi
non sono sempre campati per aria. Per esempio, quello che dice "San
Benedetto la rondine sotto il tetto"...
TAPPA N° 12 - Sperlonga, km. 107,3 **
Oggi è andato un po' tutto storto: sono partito imboccando la
strada sbagliata, verso Roma invece che verso Latina, complice un cartello
stupido. 10 km per niente. L'Abbazia di Fossanova è bella, sì,
ma era invasa da un matrimonio. L'Agro Pontino è bello, sì,
ma in fondo si tratta di una pianura, e per giunta controvento. Rinuncio
a Sermoneta, Valvisciolo e Ninfa e mi dirigo verso Terracina. Salita
al Tempio di Giove Axur: bello il panorama, sì, anzi, forse,
perché con tutta quella foschia non si vede niente. E il tempio?
Quattro sassi. Terracina è bella, sì, ma senza acuti.
E senza stanze libere. Giornata di caldo sopportabile. (Frusinate)
TAPPA N° 13 - Caserta, km. 106 ****
Il tratto di costa che va da Sperlonga (1,
2)
a Gaeta è foriero di belle viste sul mare. Meno interessante
l'entroterra verso Capua. Arrivo a Caserta alle 16,30. Il palazzo chiude
al pomeriggio, ma il parco della Reggia è aperto. Ho a disposizione
un'ora e tre quarti per visitarlo, ed è il tempo minimo indispensabile,
perché esso è lungo, credo, circa tre chilometri. Purtroppo
devo rinunciare al giardino inglese, ma quello che riesco a vedere è
fantastico (1,
2,
3,
4,
5, 6,
7, 8,
9, 10,
11, 12,
13, 14).
Da queste parti diversa gente si ferma a chiacchierare con me, con molta
cordialità. Ma quanto traffico, e che baccano tutti quei clacson:
Caserta sembra un prolungamento di Napoli, sotto questo aspetto. Sul
largo viale che arriva da Napoli, vedo parecchi negozi di biciclette,
ma sulla strada, l'unica bicicletta è la mia.
TAPPA N° 14 - Benevento, km. 74,5 ***
Di grande fascino, e collocata in un àmbito naturale assai gradevole,
Caserta Vecchia (1,
2,
3,
4).
Benevento
ha, in centro, bellissimi palazzi. Peccato che anche qui ci sia molto
traffico. Non come a Caserta, ma quasi. A Caserta, per la prima volta
nella storia ciclogirense, ho comprato delle cartoline, e oggi le scrivo
e le spedisco. Dimenticavo di riferire circa una novità di quest'anno.
In primavera ho fatto il mio primo abbonamento a Internet, e ho passato
diverse serate a cercare indirizzi di alberghi collocati lungo l'itinerario
previsto. Un lavoro che sta dando buoni frutti: risparmio tempo e denaro.
TAPPA N° 15 - Melfi, km. 123,6 ****
Pensavo di dover affrontare una noiosa ancorché necessaria tappa
di trasferimento, e invece è stata una giornata splendida. La
strada statale 90bis, poco trafficata, attraversa campi coltivati di
tutti i colori, seguendo un profilo sinuoso, con saliscendi continui
ma mai brutali (1,
2, 3,
4,
5).
Imbocco quindi la ss 161, e poi taglio sulla destra per ricongiungermi
con la strada
che va a Melfi . In questi ultimi 40 km, in territorio pugliese,
soffia un vento molto forte, e alla varietà di prima subentra
una monocromia imposta dagli sconfinati campi di grano. Per tutta la
giornata non attraverso nemmeno un centro abitato, ma ugualmente non
mancano le occasioni di ristoro.
TAPPA N° 16 - Altamura, km. 132 ****
Mi avvio lungo la statale 93 che va a Potenza. Il paesaggio continua
ad essere totalmente giallo.
Il traffico è sempre scarsissimo. Credo che la densità
di popolazione della Basilicata sia la più bassa d'Italia. Poco
dopo
Castel Lagopesole svolto verso est. Benché la cartina del
Touring indichi questa strada che porta ad Altamura come panoramica
solo in alcuni tratti, in verità è sempre spettacolare
(1,
2,
3,
4,
5, 6,
7, 8,
9, 10,
11,
12,
13,
14,
15).
Si vedono quasi solo campi di grano, ma le forme di queste colline,
e i colori resi più aggressivi da un imminente temporale che
tuttavia non si scatena mai, restituiscono uno scenario che è
una gioia per gli occhi. Arrivo ad Altamura molto tardi, ed è
già buio. Non mi ero mai reso conto che la Puglia fosse così
a levante! E' allineata con l'Ungheria, per esempio. Alle porte di Altamura
osservo con ammirazione il capo di un branco di cani selvatici che obbliga
i suoi sottoposti a disporsi in fila indiana, li conduce sul ciglio
della strada, e gliela fa attraversare senza alcun rischio nonostante
il traffico intenso.
TAPPA N° 17 - Martina Franca, km. 112,3
****
Oggi è semplicemente la giornata di Matera (1,
2,
3,
4,
5,
6). Mi avevano detto che arrivando ai limiti della zona dei Sassi,
ci si imbatte in torme di ragazzini che chiedono soldi per guidare i
turisti alla visita della città. E' vero, ci sono, però
essendo loro a piedi, e io in bicicletta, non è difficile seminarli.
Il luogo è di rara suggestione; ci sono alcuni lavori in corso
per il recupero delle vetuste abitazioni, ma non mi sembra che ci viva
molta gente. A Massafra, che è il punto più meridionale
del mio viaggio, assisto, peraltro da una distanza rassicurante, a un
vasto incendio
che da giorni sta distruggendo il bosco. E arrivando a Martina Franca,
comincio a vedere i primi trulli.
TAPPA N° 18 - Grotte di Castellana, km.
93,4 ****½
Trulli, sempre trulli, fortissimamente trulli (1,
2,
3,
4,
5).
Il trullo è così bello a vedersi, e così funzionale,
che mi chiedo perché non se ne vedano da nessun'altra parte.
I più belli si possono ammirare in campagna, fra una città
e l'altra. Alberobello,
che è il paese dei trulli per antonomasia, è stato un
po' snaturato nell'accentuare abnormemente la sua vocazione turistica.
Mi è piaciuta tantissimo Ostuni (1,
2,
3,
4,
5, 6). Non
ha trulli, ma è di una bellezza sobria e sincera. Affascinante,
soprattutto nell'osservazione dall'esterno, anche Locorotondo (1,
2, 3),
nella sua candida circolarità. Le strade sono piuttosto vallonate,
ma non ho da sudare troppo, un po' perché c'è sempre un
gentile venticello fresco a compensare le temperature non proprio modeste,
e un po' perché ci sono così tante cose belle da vedere
che passo più tempo fermo che a pigiare sui pedali. Le Grotte
di Castellana sono impressionanti. Peccato che la parte più significativa
sia chiusa per lavori all'impianto di illuminazione, ma anche così
la lunghezza del percorso supera il chilometro.
TAPPA N° 19 - Bisceglie, km. 111,8 ***
Passando per Conversano e Rutigliano, arrivo a Bari (1,
2, 3)
a metà mattinata. Mi hanno consigliato di non lasciare la bicicletta
incustodita nel centro di Bari, ma io non è che rispetti del
tutto questa regola. In ogni caso non ho la sensazione di aver corso
il rischio di tornare a casa a piedi. Più ancora di Bari, riesco
ad apprezzare Bitonto (1,
2)
e Ruvo,
con le loro bellissime cattedrali. Nella zona di Bitonto, vi sono ulivi
vecchissimi (1,
2) che
sembrano creazioni di Dalì. Clima perfetto. Stamattina ho visto
sfilare davanti a me una fila di ciclisti in allenamento che si sono
esibiti in una plasticissima caduta collettiva. Niente di rotto, comunque.
TAPPA N° 20 - Manfredonia, km. 81,7 ***
Tappa sostanzialmente pianeggiante, dominata dalla visita alla stupefacente
Trani (1,
2,
3,
4,
5). Belle comunque
anche la Cattedrale
di Barletta e quella - isolata - di Santa
Maria di Siponto; e insolita, soprattutto cromaticamente, la zona
delle saline di Margherita di Savoia (1,
2,
3).
Abbandonata definitivamente la zona dei trulli, sembra cominciare quella
dei dolmen.
Stasera ho consumato una cena a base di pesce che ricorderò
a lungo, per la freschezza e la delicatezza degli aromi, e la leggerezza
della frittura. Alcuni dei pugliesi che attaccano discorso con me sembrano
avere un chiodo fisso: "Sì, bello, ma così, da solo...".
Soprattutto i meno giovani. C'è qualcosa nella cultura pugliese,
che non conosco abbastanza bene per poter comprendere a fondo, violentemente
in contrasto con l'idea di viaggiare da soli.
TAPPA N° 21 - Foggia, km. 84,4 **½
Sono partito per andare a Castel Sant'Angelo, ma dopo oltre 20 km di
salita, in una mattinata calda e umida, senza trovare la possibilità
di trovare un po' d'acqua, ho deciso che ne avevo abbastanza. Sono ridisceso
a Manfredonia e mi sono diretto verso Foggia. La costa del Gargano (1,
2, 3)
è molto spettacolare, ma l'interno non mi piace: è brullo
e uniforme. Probabilmente bisognerebbe venirci in un'altra stagione.
Da segnalare l'isolata e assolata chiesa di San Leonardo di Siponto
(1, 2).
TAPPA N° 22 - Sorienza di Pietracatella,
km. 95,6 ***
Oggi, per la prima volta, il caldo è di quelli che sciolgono
la strada e tutti quelli che ci passano sopra. Bevo 3 litri di acqua
minerale e 2 litri di Coca Cola. La cattedrale di Troia (1,
2, 3)
è molto bella, così come tutta la zona circostante (1,
2,
3, 4,
5) . Deludente
invece Lucera, con una cattedrale e un castello a mio avviso un po'
troppo massicci. In questa minuscola località del Molise dal
nome complicato c'è un albergo, l'Hotel Ristorante La Rondine,
che si guadagna la Palma d'Oro di tutti i ciclogiri. Mi offre una camera
grande come una piazza d'armi immersa in un silenzio totale, tv a colori,
una cena abbondante e gustosissima, un posto sicuro per la bici, una
colazione con le brioches appena sfornate, e spendo per tutto questo
47.000 lire!
TAPPA N° 23 - Rionero Sannitico, km. 95,9 **
Ciò che ho visto oggi del Molise (1,
2,
3, 4)
non mi ha entusiasmato. Qua e là sorgono paesini abbarbicati
in posizioni impossibili, ma in qualche caso mi chiedo perché
non si siano messi più comodi, dato che attorno c'è tanto
spazio. Questa mattina a Campobasso - colpo di scena! - due gocce di
pioggia. Ma proprio due, le ho contate. La salita che porta a Rionero
è terrificante. E' lunga 8 km, ma siccome a metà c'è
un pianetto di un chilometro e mezzo, ciò che resta sono 6 km
e mezzo con 650 metri di dislivello, quindi 10% di pendenza media. Se
durasse un po' di più, sarebbe un altro Mortirolo.
TAPPA N° 24 - Sulmona, km. 93,3 ***½
Bell'itinerario al limitare del Parco Nazionale degli Abruzzi (1,
2, 3,
4, 5).
Cielo imbronciato, e qualche lacrimuccia piovana, fino alle 11,30, ma
poi sul Passo Godi è uscito uno splendido sole. Dopo Scanno (1,
2), la strada
s'intrufola nella Gola
del Sagittario, e ne esce quando vede apparire Anversa
negli Abruzzi. A Scanno le donne indossano tutte lo stesso costume:
vestito nero con gonna ampia e fazzoletto blu sul capo. A Sulmona mi
pare di veder volare crostacei.
TAPPA N° 25 - L'Aquila, km. 97,5 ****
Da Popoli, mi spingo verso Pescara, arrivando fino a San
Clemente a Casauria. Torno indietro e imbocco la ss 153, lungo la
quale trovo Santa Maria di Cartegnano (1,
2, 3,
4),
che è una sorta di San Galgano in miniatura. Una bella sorpresa.
In località Navelli (1,
2, Capestrano),
la strada si indirizza poi verso L'Aquila. Proprio in questa fase si
scatenano un paio di temporali consecutivi. Non trovando un posto dove
ripararmi, mi rassegno a subire sotto le mie mantelline, che reggono
splendidamente. Forse la pioggia abruzzese è più asciutta
che altrove? Il centro dell'Aquila (1,
2, 3)
alle 19 è talmente affollato che per farsi largo bisogna usare
i gomiti. Alle 21, invece, non c'è più nessuno. Comunque
questi posti mi piacciono molto, ci voglio tornare.
TAPPA N° 26 - Terni, km. 101,2 **½
Una tappa di trasferimento. La strada da Rieti a Terni è abbastanza
bella, ma piuttosto ondulata e, almeno oggi, sferzata da un considerevole
vento contrario. Ho tentato di soccorrere una gazza che aveva la coda
spezzata, ma non si è lasciata prendere, anche perché
le sue compagne volavano attorno dicendole di non fidarsi (così
ho capito io, ma io sono un Colombo, perché dovrei comprendere
cosa si dicono le gazze?). (Sella
di Corno, Piediluco)
TAPPA N° 27 - Perugia, km. 101,8 **½
Stamattina non ho assolutamente sentito la sveglia, e quando sono sceso
dal letto erano passato le otto e mezza. Record assoluto di poltroneria
di tutti i ciclogiri. Di solito mi alzo tra le 7 e le 7,30. Oggi, dunque,
lascio l'albergo alle nove passate, e imbocco la bretella Terni-Orte.
Arrivato alla deviazione per Perugia, vedo comparire il magico cartellone
che annuncia un tratto automobilistico, quindi vietato alle biciclette.
Da qui in poi, sarà tutta una caccia al tesoro di modeste strade
come si facevano una volta, per poter arrivare a Perugia senza danni
e senza multe a carico. Paesaggi
molto piacevoli, come anche il clima.
TAPPA N° 28 - Km 6 della Strada della Contessa, km. 60 ****
Per cominciare bene la giornata, ho fatto una tranquilla passeggiata
per l'assolata Perugia (1,
2).
Ha poi avuto inizio la laboriosa ricerca della strada statale detta
"Eugubina". Completata con successo tale ricerca, ho però
dovuto accettare il fatto che si tratta di un percorso carino ma non
entusiasmante, affetto da un'insana idiosincrasia per la pianura, con
strappi al 15%. Arrivo a Gubbio (1,
2,
3,
4,
5,
6, 7, 8),
ove gironzolo per un'ora buona. Il clima si è fatto afosissimo.
Mentre lascio Gubbio, l'afa si sta trasformando in banchi di nubi nerissime.
Comincia a piovere quando imbocco la lunga galleria che si trova circa
a un terzo della Strada della Contessa. Non appena entro nel tunnel,
manca la corrente, e mi ritrovo al buio più totale. Per fortuna
c'è un marciapiede. Rintraccio la pila in una delle borse, applico
la dinamo alla bici, e riparto. Quando esco dal tunnel, la pioggerella
si è trasformata in diluvio. Detto in breve: mi allago completamente
nel giro di pochi minuti. Vestiti, scarpe, borse, son tutto una cisterna.
Per fortuna poco dopo scorgo una locanda. Hanno delle camere: è
cosa buona e giusta.
TAPPA N° 29 - Forlì, km. 171,9 **
Tappa di trasferimento. Da Gubbio, bella la strada in discesa che mi
concede l'ingresso nelle Marche, ma che freddo! Dopo Cagli, si passa
per le belle Gole del
Furlo sino ad arrivare all'Adriatico all'altezza di Fano. Sulla
costiera adriatica sono parecchio disturbato dal vento. A Cesena, lungo
la via Emilia, mi ritrovo davanti ad un incrocio, oltre il quale si
scorge il proseguimento dell'antica strada attraverso il centro della
città, ma si vede anche un cartello che indica il senso vietato.
Invece un cartello al di qua dell'incrocio indica chiaramente che per
Bologna bisogna girare a destra, e che mancano 19 km. a Forlì.
Vengo catturato da un'insensata girandola di cavalcavia, sottopassi,
svincoli, montagne russe, rotonde giganti, e alla fine di questa esperienza
così appagante, dopo 8 km del più puro divertimento, mi
ritrovo finalmente sulla vecchia cara via Emilia. Un cartello mi avverte
che ora mancano 18 km a Forlì. D'ora in poi, a costo di procedere
a piedi con la bici in spalla, non abbandonerò mai più,
per nessuna ragione al mondo, le vecchie strade che attraversano il
cuore delle città. Dev'essere ben dura la vita dell'automobilista.
TAPPA N° 30 - Silla, km. 130 ***
Imola, Bologna (1,
2),
e poi su per la Porrettana,
che è una bellissima strada, diretta verso Pistoia. Una delle
più belle di tutto l'Appennino. La franosità di queste
colline, anche se è ovviamente uno svantaggio per chi vi abita,
ne accresce d'altra parte il fascino. Mi accolgono splendidamente i
signori Lenzi.
TAPPA N° 31 - Lesignano de' Bagni, km.
137,5 **½
Molto bella la
strada che porta a Gaggio (1,
2)
e prosegue poi verso Vignola. Da lì, ai piedi di splendide colline,
ma anche in mezzo a un traffico pesante veramente insopportabile, per
Scandiano, San Polo e Traversetolo, giungo a Mamiano, ove prendo la
deviazione per Lesignano de' Bagni, che è il paese natale di
mia madre, ed è il luogo dove ancora vive la mitica zia Lina
(sua sorella). Uno dei tanti motivi per i quali ho ragione di definire
mitica la zia Lina, è la sua straordinaria abilità di
cuoca. Per l'occasione mi ha preparato una gigantesca basla,
ovvero una marmitta, di tortelli di magro, che sono quadrati di pasta
fatta in casa con un ripieno di erbette e ricotta (ma non delle erbette
qualsiasi, e non della ricotta qualsiasi). Beh, quella basla ed
torde' (se non si scrive così pazienza), svuotata in un
amen sotto gli occhi amorevoli della zia, rimane uno dei più
bei ricordi della mia vita.
TAPPA N° 32 - Brescia, km. 130,1 **
Parto con comodo, dopo aver fatto un'ultima chiacchierata con la zia,
e vado a Parma, che attraverso un po' di fretta. La bassa parmense e
mantovana è un po' noiosa, essendo completamente piatta. Visto
che è sulla strada, indugio un po' a Colorno (1,
2), dove il restauro
dello splendido Palazzo Ducale sembrerebbe terminato. Brescia la conosco
bene: è nel suo Conservatorio che mi sono diplomato, e quindi
mi sta simpatica. E poi i bresciani sono, in genere, fra le persone
più gentili che io conosca.
TAPPA N° 33 - Madonna di Campiglio, km.
131,6 ***
Evito il Sant'Eusebio, passando da Vobarno: la allungo un po', ma mi
risparmio almeno 300 metri di dislivello. Per il resto, il percorso
è obbligato. Si costeggia il Lago d'Idro (1,
2), si sale
a Bondo, si ridiscende a Tione, e infine si risale dolcemente fino a
Pinzolo, e poi su rampe severe, tra boschi
e pascoli, fino a Madonna di Campiglio. (Lodrone)
Ho percorso 3483 km, in media 105,5 al giorno, superando un dislivello
di 30500 metri (poco più di 900 per tappa). E' stato un gran
bel ciclogiro.