COSA MI E' PIACIUTO:
film di piccole dimensioni ma di grande umanità, che conferma
l'interesse amorevole di Truffaut per l'infanzia, ed è un mirabile
esempio di pedagogia risolta nel segno dell'arte. In comune con Adele
H., dello stesso Truffaut, ha l'origine diaristica (la voce
fuori campo di Truffaut legge passi di un testo di Jean Itard, che all'inizio
dell'800 si occupò dell'educazione di "Victor de l'Aveyron",
un ragazzino di circa dodici anni vissuto fino ad allora allo stato
brado); in comune con Anna dei miracoli
v'è la descrizione della tenacia dell'educatore che compie
il prodigio di trasmettere la percezione di sé e del proprio
ambiente ad un soggetto apparentemente impermeabile a qualsiasi forma
d'insegnamento. L'emozione comunicata da Itard nei suoi scritti contrasta
con la sobrietà quasi glaciale dei comportamenti dell'attore
Truffaut finendo per essere trasferita intatta a noi spettatori. Bella
fotografia in bianco e nero, e molto bravo il ragazzino. Un film che
secondo la mia opinione, ispirata dall'esperienza didattica, non dovrebbe
mancare in una videoteca scolastica.
COSA NON MI HA CONVINTO: la lotta del ragazzo con i cani è un
po' raffazzonata. La musica (Vivaldi) è anacronistica, è
vero, ma funziona benissimo.
CURIOSITA': nel ruolo del professor Pinel, all'inizio,
compare Jean Dasté (vedi la prima delle foto sopra), protagonista
de L'Atalante di Jean Vigo.
Ho visto Il ragazzo selvaggio in francese con i sottotitoli
in italiano.
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