E subito dopo cominciano i problemi: sbagliamo
strada, entrando nel paese di Poasco mentre invece avremmo dovuto svoltare
prima a sinistra. Certo che se questo celebratissimo itinerario delle
Abbazie milanesi fosse anche segnalato con qualche cartello... Si torna
sui nostri passi non senza aver pagato a mo' di dazio un paio di km
inutili. A Civiasco siamo costretti a percorrere un breve tratto di
strada contromano per arrivare all'Abbazia di Viboldone (3,
4, 5,
6). Bellissimo complesso,
magicamente isolato dalla matassa di stradine, stradoni, svincoli, bretelle
che lo avvolge mantenendosene però a rispettosa distanza. Gaetano
approfitta della quiete per togliere circa mezzo chilo (forse qualcosa
meno) di sassolini conficcatisi nei suoi pneumatici in seguito al recente
passaggio su un pezzo di strada di fresca asfaltatura. Lui ha una mtb,
e quindi gomme più larghe. Le mie gommucce snelle se la sono
cavata assai meglio, e posso spendere il medesimo tempo passeggiando,
fotografando, e mangiando un po' di frutta portata da casa.
Voltata questa pagina non commettiamo altri
errori di percorso, benché l'offerta in tal senso sia vasta e
allettante, ma dobbiamo accettare di condividere la carreggiata con
qualche mezzo a motore in più; giungiamo a Lodivecchio, nella
cui periferia, fra verdissimi campi, si erge la basilica di San Bassiano.
Bella vista da fuori, e l'interno chissà. E' la terza volta che
ci capito, ad orari sempre diversi, e la trovo sempre chiusa. A pochi
km c'è Lodi. L'obbiettivo principale nel neo-capoluogo di provincia
è la visita dell'Incoronata. Ma l'orario non è propizio:
ha appena chiuso, e dovremmo aspettare un paio d'ore per poter ammirare
quel gioiello. Ci si accontenta della curiosa facciata a vento della
chiesa di San Francesco (7).
E ora si va verso Cremona, passando per Turano
Lodigiano, dove nel Palazzo Calderari (8)
si celebra una festa nuziale, e Castiglione d'Adda, col suo castello
dall'apparenza nel complesso fatiscente, ma con gustose decorazioni
(9, 10).
Fra queste due località si può percorrere (e noi lo facciamo)
una freschissima e levigata pista ciclabile, che ci offre la possibilità
di osservare uccelli rari, fra cui un esemplare di quello che secondo
Gaetano potrebbe essere un airone cenerino. L'identificazione è
quantomeno incerta, ma posso scommettere di non aver mai scorto simile
pennuto in Piazza del Duomo a Milano o in altri luoghi parimenti affollati.
Dopo Castiglione, avendo troppo presunto dal
senso dell'orientamento del mio compagno di viaggio (io non ne ho alcuno
e quindi non interferisco), ci immettiamo sulla strada che va a Codogno,
anziché su quella che passando per Pizzighettone doveva condurci
a Cremona. Siamo quasi a metà pomeriggio, abbiamo già
percorso 25 km in più rispetto al programma (chissà come).
Beh, insomma, io conosco già sia Cremona che Piacenza, Gaetano
non conosce né l'una né l'altra; perché non recarci
a Piacenza, in modo da instradarci già felicemente alla volta
di Castell'Arquato, che abbiamo eletto quale meta della nostra gita
odierna? A Piacenza sostiamo un po' sulla piazza principale, indugiando
volentieri sotto i portici del Gotico. E poi, dopo tanta pianura, finalmente
si comincia a salire: passando per Carpaneto Piacentino, dove ci fermeremmo
per la notte se solo ci fosse un albergo, e per Vigolo Marchese, con
la sua bellissima Abbazia (11,
12), arriviamo a
Castell'Arquato, ove ci dirigiamo immediatamente verso la sua parte
alta. Le pendenze dell'ultimo km sono considerevoli, ed è tutta
fatica sprecata, perché gli alberghi sono in basso. Così
noi entriamo in città dall'alto e poi scendiamo coi freni tirati
al massimo verso la piazza dove giace l'albergo che ci ospita per la
notte, l'Hotel San Giorgio, dove pure ceniamo con soddisfazione (chicche
al ragù di selvaggina).