Siamo saliti a piedi sulla torre più
alta della cinta di mura (16,
17, 18),
da cui si ammira il villaggio nel suo bel contesto naturale (l'accesso
al camminamento richiede l'acquisto di un biglietto, che se non ricordo
male costa € 2,50; attenzione ai gradini, che sono assai consumati,
e piuttosto corti, probabilmente pensati per i piedini dell'epoca, che
non hanno nulla a che vedere con i due transatlantici con cui terminano
gli arti inferiori del sottoscritto). Lasciata Vigoleno, scendiamo sulla
statale che nella direzione opposta alla nostra va a Bardi, raggiungiamo
la Via Emilia, che di domenica è piuttosto tranquilla, tanto
più all'ora di pranzo, e proprio perché è l'ora
di pranzo, ci concediamo una sosta a Fidenza, sulla piazza principale,
dove purtroppo la vista del bel palazzo comunale ci è nascosta
da un cantiere.
Successivamente lanciamo un'occhiata attraverso
i cancelli che proteggono la proprietà privata di Castelguelfo,
e infine giungiamo a Parma (19,
20, 21,
22, 23,
24), arroventata come sua abitudine
da un sole implacabile. Per fortuna essa non ha smarrito anche l'altra
sua abitudine, quella di essere una bellissima città. Oltre ai
suoi celebri monumenti, mi piace segnalare la gelateria Novecento, in
Strada Cavour, a due passi dal Duomo. Quello che potrebbe sembrare uno
spot pubblicitario è in realtà solo il riconoscimento
al gelato più buono di tutto il viaggio. Da Parma si sale dolcemente
a Montechiarugolo, il cui castello chiude alle 18, esattamente l'ora
in cui noi arriviamo lì. Poi Traversetolo (che è a un
tiro di schioppo dal paese natale di mia madre, Lesignano de' Bagni)
e infine San Polo, per belle strade ma un po' trafficate. Facciamo fatica
a trovare un ristorante aperto. Invece di fare quello che tecnicamente
si definisce "giro dell'oca", sarebbe bastato recarci alla
vicina stazione ferroviaria, davanti alla quale c'è una pizzeria.