Visto che San Marino non ci ha conquistati,
riprendiamo volentieri il cammino alla volta di San Leo. La strada è
abbastanza impegnativa: si scende a 300 m, si risale a 500 (Montemaggio),
si scende di nuovo a 245, per risalire infine ai 570 m di San Leo (39,
40), ove invece l'impronta
della storia è autentica e tangibile. Non saliamo fino alla rocca
perché è in corso un restauro. Via da San Leo, si riprende
subito a salire, raggiungendo i 980 metri della Serra San Marco. Questa
è l'unica occasione in tutto il viaggio in cui precauzionalmente
attingo alle mie risorse alimentari di riserva, cioè alle albicocche
secche che mi son portato da casa. Il paesaggio è gradevole ma
uguale a tanti altri in giro per l'Appennino. Come mi disse una volta
un ragazzo affiancandomi in bici da queste parti, il Montefeltro va
gustato in primavera. Mi chiedo però se non sia così per
ogni luogo. Poco dopo lo scollinamento, troviamo la prima località
turistica del comprensorio, Villagrande di Montecopiolo. Abbiamo già
affrontato 1800 metri di dislivello, sono appena scoccate le sei, e
fermandoci davanti a un cartello che segnala la presenza di un albergo
ci chiediamo se non sia il caso di provare a vedere se c'è posto.
Ci rispondiamo affermativamente. Il luogo vanta una tranquillità
assoluta, e la cucina del Ristorante San Marco, che raggiungiamo dopo
una non brevissima ma salutare passeggiata, si merita tutto il nostro
apprezzamento.