Viaggiare in treno con la bici, in Italia,
non è cosa comodissima. Gaetano dovrà cambiare a Firenze,
Bologna e Padova per approdare finalmente a Vicenza. Non si sa mai se
la carrozza adibita al trasporto bici è stata piazzata in testa
o in coda al convoglio, e si racconta che talvolta capita che la carrozza
non ci sia affatto, nonostante sia prevista dall'orario ufficiale. Inoltre
in tutte le stazioni citate, Chiusi, Firenze, Bologna e Padova, non
ci sono scale o tappeti mobili, sicché occorre sollevare la bici
con una mano e i bagagli con l'altra per affrontare le varie scalinate
d'accesso e d'uscita dei sottopassi.
Il percorso odierno è caratterizzato da numerosi saliscendi.
Da Chianciano vecchia per errore abbiamo preso una strada che passa
a est di quella principale. E' un tracciato molto tranquillo, sostanzialmente
pianeggiante: forse l'errore non è stato un male. Torniamo sulla
statale 146 in prossimità di Chiusi Scalo. Quasi di fronte parte
una provinciale che porta a Cetona. "Proviamola" ci diciamo.
E ci va bene anche questa volta: la strada sale senza scossoni ai 380
m di Cetona (un borgo grazioso), proseguendo poi per San Casciano Bagni
(585 m). Qui, la bella piazza d'ingresso è anche un balcone panoramico
che c'ispira la volontà di una sosta ristoratrice, visto che
è l'ora di pranzo.
Gaetano, come cento altre volte, prova a ordinare
un frullato, e per la centesima volta glielo negano. A cosa si deve
la decadenza del frullato? Perché è caduto nell'oblio
più completo? E se ciò non corrisponde a verità,
abbiamo forse inconsapevolmente percorso la via dei nemici del frullato?
Coincide per caso con la Via Francigena, che è indicata dappertutto,
e sembrerebbe pari a un'autostrada a 600 corsie? La piccola San Casciano
(174, 175,
176) merita
comunque almeno una breve visita, dopodiché si prende la strada
del Monte di Cetona verso Sarteano, la cui altimetria non è comprensibile
dalla consultazione della carta del TCI (qualche frecciolina di pendenza
la si poteva mettere, tanto per dare un'idea). Si sale parecchio, con
pendenze aspre, e dopo esser ascesi, si ridiscende, e si risale e...
ci si stufa, e si prende una via di fuga, detta Via San Francesco (177),
che passa per l'omonimo convento (178).
Bellissimo posto. Siamo appena sopra Cetona: ci ripassiamo, e infine
scendiamo a Chiusi Scalo.
Trattandosi della cena di commiato, decidiamo
di prenderci due di quelle imponenti fiorentine che più volte
nei giorni scorsi avevamo visto sfilare fra i tavoli. Siamo certi di
essercele meritate. La giornata si chiude con un inconveniente insolito.
La cerniera lampo del bauletto smette di funzionare: scorre ma non chiude.
Panico. Telefono a mio padre, che da buon tecnico-progettista-tuttofare
mi suggerisce una soluzione al problema che si rivela subito efficace.
Basta portare il cursore a inizio corsa, e stringere con una pinza (da
meccanico, non per depilarsi) la sua "coda". Una pinza bisogna
sempre portarsela, quando si gira in bici: non si sa come né
quando, ma giunge sempre il momento in cui si rivela indispensabile.
L'avaria si è verificata, in base alla mia ricostruzione, perché
a San Casciano avevo appoggiato la bicicletta a un muro in corrispondenza
di uno sportello metallico arroventato dal sole. Il cursore della cerniera
era rimasto a contatto con lo sportello e si era deformato a causa del
calore.