Poco dopo le 8,30 accompagno Gaetano alla
stazione (sai che sforzo, sono 20 metri di strada dall'albergo, dalla
parte opposta della piazza). Ci salutiamo, e io parto subito, in salita,
alla volta di Città della Pieve, che avevo visitato due anni
fa in una giornata piovosa. Oggi invece c'è una luce meravigliosa.
Città della Pieve (179,
180, 181,
182, 183,
184, 185,
186, 187,
188, 189,
190, 191)
è una città tutta rossa, e molto fiorita. Il corso principale
è occupato da un mercato (anche l'altra volta fu così),
sicché preferisco attardarmi nei vicoli laterali. Da Chiusi Scalo
ho già superato oltre 200 metri di dislivello; ripartendo da
Città della Pieve la strada è dapprima ondulata, poi scende,
risale a Ficulle (192), e continua
a salire fino a raggiungere il Valico di Montenibbio. Bellissimo cielo,
sole, nuvolette vezzose, arietta fresca, e dacché - com'è
noto - il sole bacia i belli, questi luoghi sono del tutto degni del
privilegio. Ridisceso ad Orvieto Scalo, ai piedi dell'Orvieto vera e
propria, prendo la strada per Todi, e subito dopo svolto a destra per
Bagnoregio. Complessivamente restano da guadagnare altri 400 metri di
dislivello, lungo una strada che, come le precedenti di giornata, brilla
per tranquillità e piacevolezza. A Lubriano si ha un primo appuntamento
visivo con Civita di Bagnoregio (193,
194, 195,
196, 197,
198, 199,
200), che
in linea d'aria è vicinissima. Giunto a Bagnoregio, mi dirigo
subito verso Civita, riservandomi di cercare un albergo al ritorno.
Nel '93 avevo visitato Civita di mattina, sicché questa volta
posso ammirarla nella sua veste tardo-pomeridiana, che ne cambia totalmente
l'aspetto. Un nuovo problema con una cerniera lampo delle mie borse
non riesce a rovinarmi la gita. Ritorno a Bagnoregio e vi trovo una
sistemazione per la notte, ma dopo cena non resisto alla tentazione
di fare un'altra passeggiata a Civita, ormai avvolta nell'oscurità
(201, 202).
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