TAPPA 14 : BORDES D'ENVALIRA (Andorra) - SORT (Spagna)

 

 

97,7 km - Dislivello: 1277 metri - Gradimento: **½

 

Subito in picchiata sulla capitale del Principato. In picchiata per modo di dire. Non amo sprecare la fatica di una lunga salita per poi gettarmi giù dall'altra parte senza gustarmi ciò che mi circonda.

Andorra la Vella, che è situata in una posizione suggestiva, ha però di per sé l'aspetto di uno sterminato super-super-mercato. Una capatina dentro un paio di questi grandi negozi, giusto per curiosità, mi permette di constatare che i prezzi non sono poi così irresistibili. Molto più affascinante l'antica chiesetta romanica che si vede a sinistra della strada pochi chilometri prima.

Uscendo da Andorra la Vella mi accorgo che una linguetta d'aggancio del carter si è rotta. Mi libero volentieri dell'intero carter: non aspettavo altro che l'occasione per farlo.

La Seu d'Urgell ha un piccolo ma notevole centro storico, con una cattedrale che purtroppo chiude i battenti proprio nel momento in cui arrivo io.

 

 

 

 

 

 

 

Da Adrall si diparte, sulla destra, la strada che mi condurrà al Collado del Cantó, a quota 1725 metri. Mi ero fatto l'idea che si trattasse di una salita dolce, tranquilla, e invece si rivela fin dalle prime rampe estremamente dura, con frequenti muri ben oltre il 10%. La temperatura fluttua fra i 37 e i 39 gradi, ma c'è poca umidità, e il venticello che arriva da sud è fresco, quindi le condizioni climatiche sono tutto sommato più che sopportabili.

Dopo pochi chilometri s'incontra, in concomitanza con una breve rampa che sembra quella del garage del mio condominio, un bel villaggio dal nome macchinoso: La Parròquia d'Hortò. Qui ho la bella idea di picchiare una clamorosa testata contro una tettoia molto bassa sotto cui stavo per rifugiarmi per vedere meglio, all'ombra, il monitor della mia fotocamera. Nonostante la sensazione iniziale fosse quella di essermi rotto il cranio, dopo una veloce e un po' approssimativa auto-medicazione, non mi resterà che l'evidenza della ferita lacero-contusa per i successivi 10 giorni. Il berretto di cotone ha certamente limitato i danni. Li avrebbe addirittura annullati il casco, che io però non porto, e che comunque dal momento che stavo fotografando, in quel frangente non avrei certamente indossato.

La salita misura complessivamente 26 km, con un dislivello di circa 1080 metri (da 690 a 1725, ma con un paio di malefiche contropendenze che provvedono a disfare una parte della matassa pazientemente raggomitolata). Nonostante le pendenze si facciano vieppiù agevoli, verso la fine, a circa 7-8 km dalla vetta, vorrei proprio essere altrove, ma ciò ovviamente non è possibile. Insomma, il percorso non è entusiasmante, ma scoprirò domani che il sacrificio non è stato vano.

Lungo la discesa s'incontra un altro bel borgo antico, Vilamur, che merita certamente una sosta.

Tappa a Sort, nel primo albergo in cui m'imbatto. Avrei fatto bene a cercare un po' più a lungo, perché questo appartiene a una catena di hotel, e nonostante si trovi in una località turistica di non eclatante prestigio, è decisamente più caro rispetto alla media spagnola (ma pochissimo al di sopra di quella francese).


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