Nel "Desierto de los Monegros", ufficialmente
soltanto "Los Monegros", vivono migliaia di leprotti, che
saltano a frotte da un cespuglio di erba rinsecchita all'altro, ed è
per me l'unico motivo di distrazione per chilometri e chilometri di
nulla. Nei giorni scorsi si è svolto un festival nel deserto:
stanno giusto smantellando i tendoni. Credo fosse una rassegna musicale.
Gli spagnoli, esattamente come 8 anni fa, quantomeno
da queste parti, non sono minimamente abituati ad accogliere un cicloturista,
cosa che non mi sorprende, visto che lungo tutto il tragitto odierno,
benché fosse domenica, non ho visto l'ombra di un mio omologo
(nel senso di ciclista, di cicloturisti nemmeno a parlarne). Stasera
mi è toccato scavalcare della sterpaglia per andare a mettere
la bicicletta sul retro dell'albergo, perché quando ho chiesto
se c'era un posto per metterla al sicuro dentro l'edificio, la tipa
ha palesemente dubitato per un momento delle mie effettive origini terrestri.
Il posto all'interno c'era eccome, ma dal momento che "no tenemos
garage", il problema di dove parcheggiare una bicicletta non si
pone nemmeno.
Confermo d'altra parte che in Spagna si spende
veramente poco: stasera ho dovuto farmi ripetere l'ammontare del conto
della cena, perché non potevo credere che la ragazza avesse veramente
detto "Nueve euros", con tutto quello che avevo appena finito
di mangiare.
Il mio progetto madrileno, tuttavia, sta per
sfumare. Se gli standard sono quelli di oggi pomeriggio, dovrei avere
a disposizione complessivamente due mesi per completare il viaggio nella
sua integralità. Inoltre non ho proprio l'indole del cacciatore
d'imprese, quello che voglio è fare una bella vacanza in bicicletta:
la fatica è prevista e bene accetta quando è inevitabile,
però i rischi per la mia incolumità non sono contemplati,
e nemmeno le esercitazioni di masochismo puro. Ci dormirò sopra
e domattina deciderò.