TAPPA 4 : FERRARA - RAVENNA

 

 

107,7 km - Dislivello: 185 metri - Gradimento: ***1/2

La cartina è interattiva - The map is interactive

 

I ferraresi vanno quasi tutti in bicicletta, e questo teoricamente è un bene. Sfortunatamente, però, una buona parte di essi trasferisce allo spostamento sulle due ruote la stessa maleducazione che per esempio a Milano è messa in mostra dagli automobilisti. Comunque, schivando manubri impazziti, abbiamo fatto un bel giro per Ferrara conducendo le nostre bici a mano.

Siamo poi usciti per la via Comacchio, una strada di poco più di 50 km quasi ininterrottamente scortata da alberi fronzuti fino alla località omonima. Il che significa che è principalmente all'ombra, un'interpretazione che mi ha indotto incautamente ad abbandonare per la mattinata il mio solito berretto di cotone. La mia audacia mi costerà una scottatura della fronte con conseguente lenta e inesorabile discesa di acqua sotto pelle fino agli zigomi, nel giro di 2-3 giorni. Cosa non bella da vedere, anche se nel mio caso non vi è granché di esteticamente prezioso da rovinare.

A metà percorso s'incontra il paese di San Vito con la sua bellissima chiesetta romanica.

 

 

 

 

 

 

 

Comacchio, che già conoscevo per esservi stato più volte, ha sorpreso il mio compagno di viaggio, che come tutti coloro che la conoscono solo di fama la associava sostanzialmente alle anguille. Peraltro qui tutto è ispirato all'anguilla: pasta con le anguille, grigliata di anguille, gelato all'anguilla, cappottini di anguilla... Nei canali ci sono anche delle anatre, ma sono finte.

Uscire da Comacchio non è cosa comoda, né più né meno come l'amore con Veronica nella canzone di Jannacci, perché il ponte che la collega con l'Argine Agosta ai margini del centro storico non c'è più da anni, e quindi non resta che tornare indietro di quasi tre km per la strada da cui siamo giunti per andare a prendere l'altro ponte (che come ci dicono è a sua volta un po' malcerto sulle gambe).

L'Argine Agosta con traiettoria rettilinea attraversa il più classico scenario delle Valli di Comacchio e ci porta ad Anita, Alfonsine, e infine a Ravenna.

I nostri complimenti ai responsabili della viabilità, che ci fanno piombare in piena superstrada senza alcun preavviso (per fortuna c'è un'uscita dopo poche centinaia di metri), così come era successo quattro anni fa nell'uscire dalla città dalla parte di S. Apollinare in Classe.

Per verificare il nostro apprezzamento del patrimonio artistico ravennate rimando al Ciclogiro del 2004.

 

 


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