Non ricordavo più quanta soddisfazione desse una tappa di montagna. La fatica si percepisce come particolarmente sana, e la sera ci si sente straordinariamente tonici. La località d'arrivo è collocata ad un'altitudine di circa 1500 metri, e l'ebbrezza di andare a letto col golfino in pieno luglio non ha prezzo (basta che non diventi un'abitudine, anche dopo esser tornati in pianura, perché allora è bene consultare un medico).
La vecchia Salaria, ripresa dopo un giro per il centro di Ascoli in versione mattutina, offre qua e là la visione di paesi abbarbicati sui fianchi della stretta vallata. Quintodecimo invece è a fondo valle, lambita dal Tronto. Si lascia questa strada in prossimità di Arquata, ove comincia la salita vera e propria verso Forca di Presta (1540 m slm). Il percorso è piacevole, e l'ascsa non è durissima fino agli ultimi 5 km, dove le pendenze si stabilizzano sul 10% costante. Presso il paese di Pretare un bambino di 4 o 5 anni vuole sapere vita morte e miracoli del ciclista tipo, e si rammarica del fatto che il papà non gli insegni ad andare in bicicletta. Vuole vedere come faccio a ripartire senza cadere per terra, con tutte quelle borse, e quando mi volgo per salutarlo leggo chiaramente sul suo volto il febbrile rimuginare su come tornerà all'attacco del babbo.