In Piemonte, passato il Ticino, comincia a far caldo, tanto che a Galliate sulla piazza del castello hanno approntato una spiaggia per il beach volley. Peccato per il castello, che in questo modo non può essere ammirato in tutta la sua fierezza.
A Novara mi considero solo di passaggio, anche se poi ho la possibilità di gustarne uno scorcio insolito da un ponte ferroviario sulla strada che porta verso la Valsesia, per il resto un tantino noiosa. Faccio un giretto presso il castello di Briona, nel momento più caldo del pomeriggio, ma già da Novara ho cominciato a centellinare le forze e a intensificare le soste all'ombra. La temuta crisi gastrica è solo accennata, e rientra quasi subito. Quest'anno ho portato meco albicocche e soprattutto fichi, di cui sono ghiotto oltre ogni dire, e credo che la scelta sia stata azzeccata.
Transito senza attenzioni turistiche da Fara Novarese e Carpignano Sesia. A Rovasenda, dove c'è un bel castello, piovicchia un po', la classica pioggia calda di queste parti, ma senza fare sul serio. Solo un promemoria di quello che mi aspetterà fra qualche giorno, ma visto che il navigatore mi segnala la presenza di alberghi a Cossato, decido di puntare su questa località, preceduta da un rettilineo abbastanza lungo con pendenze del 4-7%, che le mie gambe ancora in rodaggio faticano un po' a digerire.
Càpito in un albergo, Da Tina, che è il quartier generale di una squadra ciclistica pro. La proprietaria mi mostra con orgoglio le numerose foto con dedica dei plurivincitori appartenenti alla società, e perfino del massaggiatore australiano della Rabobank che va in giro con un canguro, tenendomi sulle spine riguardo all'effettiva disponibilità di una camera per la notte, e ignorando il fatto che da quel triste mattino del 1999 a Madonna di Campiglio, il ciclismo agonistico è completamente scomparso dai miei interessi.