Dopo il viaggio poco ciclo e molto turistico dell'anno scorso, ho dichiarato a me stesso l'intenzione di pedalare un po' di più, cercando la difficoltà non tanto, o non solo, in un chilometraggio più nutrito, quanto nel tipo di percorso. Nella mia recente "carriera" cicloturistica resistevano due progetti parzialmente falliti, la Bretagna raggiunta da nord (2003), e non girando al largo come nel 2005 per evitare il vento dell'ovest in faccia, e le grandi città della Castiglia (nel 2007 l'ultimo tentativo).
Essendo reduce da due ciclogiri caldi e asciutti, mi son sentito pronto per affrontare le insidie climatiche del progetto "profondo nord". Qualche giorno prima della partenza, ho visto alcuni servizi dei telegiornali su Rennes, capoluogo della Bretagna, ridotta a una piscina, e ho cercato di dimenticarmene subito, mentre maneggiavo nervosamente le mantelline da infilare nelle borse.
Pur con qualche residua perplessità, ho così deciso per la Francia settentrionale, anche per colmare alcune lacune che ritenevo gravi: non ero mai stato a Lyon, né a Chartres, né a Le Mans. L'itinerario complessivo risultava un po' troppo opulento in termini quantitativi, cioé di distanze e di dislivelli, sapendo anche che questi ultimi in Francia sono difficilmente pronosticabili perché di pianura vera ce n'è pochissima, ma contavo di riuscire a tagliare il dovuto nei momenti giusti.
Due parole sull'equipaggiamento: la bicicletta non è cambiata, sempre la mia Bianchi Spillo Fusion nera con disegni verdi, che rispetto all'originale ha una guarnitura più ragionevolmente cicloturistica (42-32-22) invece del 48-38-28. Sono invece cambiate le borse: ho sostituito le Leadermind degli ultimi 4 viaggi con delle Ortlieb, due laterali posteriori e una centrale posteriore. Si tratta di prodotti di alta qualità: le due laterali sono stabili, si agganciano e si sganciano facilmente, hanno un'aerodinamica eccellente e sono risultate decisamente impermeabili. E sono anche più leggere di quanto non sembri. L'unico problema, ancora non risolto, ma che dipende credo in larga parte dal mio caso molto peculiare, è la stabilità della borsa centrale. Essa si aggancia alle laterali con l'attacco che normalmente garantice la loro propria chiusura, e per essere più sicuro ho aggiunto un moschettone di metallo che lega una maniglia della borsa centrale al portapacchi. Quest'ultimo espediente ha uno scopo limitato ma importante: nel caso in cui mi dimenticassi degli agganci laterali, il moschettone impedisce che io perda la borsa per strada. Accennavo alla peculiarità del mio assetto, perché a causa del peso notevole della borsa fotografica, sistemata al centro della sacca centrale, quest'ultima tende a scivolare a sinistra o a destra, sbilanciando la bicicletta. Non credo che siano in molti a portarsi un corredo fotografico come il mio in bici. Altri hanno risolto il problema assicurando la borsa al portapacchi con i classici elasticoni, soluzione scomoda per me che voglio avere rapido accesso alla fotocamera, addirittura senza nemmeno scendere dalla bici.
E proprio a proposito della fotocamera, quest'anno ne ho una nuova: la Nikon D700, con il suo magico sensore amico dell'oscurità. Ho sostituito il Tokina 12-24 (dedicato al formato DX) con il Nikkor 14-24, e il 50 AFD 1.8 con il 50 AFS 1.4. Affiancano i già collaudati 35 AF e il 70-300 VR.
Altre due novità tecnologiche gremiscono le tasche posteriori della mia maglia rosa, dopo alcuni anni di onorato servizio ormai vagamente color variegato amarena a causa della prolungatissima esposizione ai raggi solari: un iPod Touch che mi consentirà di prendere velocemente appunti e di connettermi a Internet o chattare tramite Skype in presenza di una rete wifi; un Tomtom di ultima generazione con le cartine di diversi paesi europei, fra cui quelli che mi interessano, cioè Italia, Francia e Svizzera.
E ora, se volete seguirmi...