TAPPA 32 : COLMAR - DELÉMONT

 

Colmar

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144,9 km - Dislivello: 891 metri - Gradimento: **1/2

 

 

Grazie a una partenza tempestiva, riesco a fare un bel giro a piedi per Colmar e a lasciare la città a un'ora decente. C'è un bel sole.

La strada secondaria che s'intreccia con la superstrada (o è un'autostrada?) è molto tranquilla. Attraversa alcuni bei paesini, in uno dei quali compro l'ultima baguette del mio viaggio. Non la migliore, purtroppo.

A Mulhouse mi concentro sulla Place de la Réunion.

Esco per una strada che s'impenna subito (fino al 13%) e poi procede per aspri saliscendi dopo aver costeggiato l'ospedale.

A Steinbrunn-le-Bas commetto l'errore di procedere verso Steinbrunn-le-Haut senza controllare la cartina. Avrei dovuto orientarmi verso sinistra per scendere al Reno e passare la frontiera, invece continuo a salire e scendere senza requie in un paesaggio fortunatamente non sgradevole, ma che non valeva il supplemento di fatica e di chilometri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Arrivo alla strada principale per Basilea che è ancora più vallonata della precedente. A causa della catena per legare la bici, che io ho stretto attorno al piantone del manubrio, mi si è anche allentato lo sterzo, e da qui al mio arrivo a Milano, pur spostando la catena sul cannotto del sellino, dovrò continuare ogni tot a stringere con le dita ghiera e controghiera dello sterzo per le quali ci vorrebbe un meccanico ciclista attrezzato.

Attraverso una caotica Basilea senza neanche guardarmi attorno, perché è molto tardi, e scelgo dal mazzo di piste ciclabili che partono dalla stazione ferroviaria, tutte mirabilmente segnalate, quella che conduce a Delémont, prescelta come luogo di tappa.

Il servizio reso dalla Svizzera ai ciclisti è spettacolare: ci sono indicazioni dappertutto (piccoli cartelli magenta). In compenso, i francesi sono per loro abitudine e per senso civico innato molto più rispettosi verso i ciclisti: sono più prudenti e più pazienti. Gli italiani invece si comportano più o meno come gli svizzeri, ma le indicazioni per i ciclisti sono più carenti anche di quelle francesi.

Arrivo a Delémont poco prima delle 21 e mi fermo in un hotel ristorante gestito da cinesi. Il ristorante è piuttosto raffinato e i prezzi si adeguano allo standard, ma d'altro canto ho fatto troppi chilometri per accontentarmi del pezzo di baguette che ho avanzato stamane, ed è troppo tardi per spingermi a piedi fino al centro della cittadina alla ricerca di un'alternativa convincente e più economica.


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