Stanotte è successa una cosa assurda e ridicola. Ieri sera, prima di spegnere la luce, , mi ero accorto che da qualche parte proveniva della musica da discoteca. Sperando che a una cert'ora smettesse mi sono messo a cuccia. Nel frattempo ho sentito i proprietari chiudere il portone e andarsene in macchina. La musica non smetteva. Per essere più precisi, più che una musica si trattava di un loop di techno della durata di una quarantina di secondi. Sono uscito sul corridoio, e ho scoperto che proveniva da un'altra camera. Ho bussato, senza ricevere risposta. E così ho capito: ero l'unico abitante dell'albergo. Non so se esista una legge che proibisce di lasciare un cliente da solo in albergo, oppure se i proprietari temessero che gli saccheggiassi il bar o la cucina, o ancora che fuggissi all'alba senza pagare il conto, sta di fatto che hanno escogitato quello stupido e fastidioso stratagemma per farmi credere di non essere solo. Se non avessi avuto l'iPod con gli auricolari "in-ear" non avrei potuto chiudere occhio.

Dai primi colpi di pedale il cielo dichiarava la propria incertezza sui programmi di giornata. Verso mezzogiorno ha deciso di scaraventarmi addosso acqua a non finire. Temperatura alle ore 14: idem, cioè 14 gradi.

L'tinerario agreste fino a Javron era stato assai gradevole; da lì in poi, una noiosa strada statale sferzata da una pioggia torrenziale. Avevo pensato di fermarmi ad Alençon, dopo aver visitato la chiesa di Notre-Dame, complice una breve quanto inattesa schiarita, ma il sito non m'ispirava entusiasmo, sicché ho preferito accettare il mio supplemento di diluvio per arrivare a Sées, cittadina tutta raccolta attorno alla sua maestosa cattedrale gotica.

Prosegui il viaggio (tappa 22)

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